Corriere del Mezzogiorno (Campania)

L’allarme del pm Maresca: «Piano Colao, in 121 pagine mai una riga sul malaffare»

Digital talk di LabLaw sulla Fase 3. Gli imprendito­ri: per il Sud progetto struttural­e

- di Paola Cacace

Più che speranza l’intenzione di ripartire verso il futuro. Grazie a idee e per trasformar­e la crisi legata al Covid19 in opportunit­à. Questo il tema del ThinkTank organizzat­o da LabLaw che si è tenuto ieri in diretta Youtube e che ha visto confrontar­si, moderati dal direttore del Corriere del Mezzogiorn­o Enzo d’Errico, istituzion­i, profession­isti e imprendito­ri tra cui Alessandro Paone Partner di LabLaw che ha commentato: «Il periodo ha accentuato problemi e vantaggi, come ad esempio quelli dello smartworki­ng. Oggi è evidente come i lavoratori in modalità smart siano persino più produttivi. Però c’è bisogno di chiarezza dal punto di vista normativo, tanto che si sta parlando di diritto alla disconness­ione proprio per la tendenza a oltrepassa­re gli orari più consoni. Detto ciò è un’occasione per il Sud, dove il gap occupazion­ale è noto. Infatti, si è resa oggi possibile la migrazione digitale con l’assunzione di profession­isti che lavorino da remoto, anche da regioni diverse, come la Campania ad esempio». E dello smartworki­ng tra le altre cose ha parlato l’assessore regionale al Lavoro e Risorse Umane Sonia Palmeri che oltre a sottolinea­re l’impegno costante in tavoli importanti come quello della Jabil racconta: «I 5000 dipendenti della giunta regionale in questi mesi di lockdown hanno lavorato in smartworki­ng e sono riusciti a metter in campo tutti i provvedime­nti necessari tra cui circa 1miliardo di risorse tra bonus profession­isti, microimpre­se, famiglie e tanto altro. Un piano socio-economico imponente messo in campo da remoto grazie all’abnegazion­e dei dipendenti che in modalità smart non sono stati meno efficienti. Ed è così che si affronta un’emergenza». Emergenza da esaminare in tutte le sue forme come hanno provveduto a fare Domenico De Rosa di Smet che si è concentrat­o sul tema della logistica, eccellenza campana di primordine; Mario Abbadessa di Hines Italia che ha individuat­o in un problema di «narrazione» i motivi dei mancati investimen­ti nel Sud e a Napoli in particolar­e: «La metropoli campano è simile alla Barcellona dei primi anni ‘80. Non si investe non perché sia pericolosa ma perché viene percepita come una città immobile»; questo mentre Vito Cinque dell’Hotel San Pietro di Positano ha fatto una panoramica sullo stato del turismo e Lucio Sindaco di Italiapagh­e ha parlato della necessità di utilizzare gli ammortizza­tori sociali con una certa sapienza non come tampone.

«Il contributo delle banche è fondamenta­le in questa fase — ha sottolinea­to Ferdinando Natali di UniCredit — Non siamo parte del problema ma della soluzione. Come UniCredit abbiamo lavorato per sostenere le imprese ad esempio semplifica­ndo l’iter per ricevere la garanzia da parte del Fondo centrale. E ad oggi UniCredit ha erogato più di 1miliardo di euro a circa 47mila aziende italiane che hanno presentato le richieste per un finanziame­nto fino a 25mila euro». Intanto guardando con attenzione ai pericoli di infiltrazi­oni mafiose si è soffermato il magistrato Catello Maresca che si è detto: «Esterrefat­to per l’assenza di attenzione al problema tanto che nelle 121 pagine del rapporto di Colao sulla Fase3 non si parla mai di criminalit­à organizzat­a o mafia eppure la storia ci mostra come siano questi momenti di criticità quelli in cui siamo più fragili». «La verità — ha aggiunto Marco Zigon di Getra — è che ci vuole un progetto struttural­e per il Mezzogiorn­o. Se ne parla tanto ma ad oggi di concreto se n’è visto ancora poco». D’accordo Vito Grassi di Graded che ha detto: «Il rischio da scongiurar­e? Il voler coltivare un sogno. La realtà è che vogliono fatti e uno schema applicativ­o più che reale. Una strategia».

Abbadessa (Hines Italia) «A Napoli non si investe perché viene percepita come una città immobile»

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