Corriere del Mezzogiorno (Campania)

I GIOCHI DELLA POLITICA

- Di Mario Rusciano

Èuno spettacolo tragicomic­o ma preoccupan­te quello inscenato sul palcosceni­co della politica a Napoli e in Campania. La tragedia sta nel degrado diffuso di Napoli e dei territori campani oltre che nella scomparsa della Politica eticamente vissuta. La commedia è nell’intrecciar­si di trasformis­mi e tatticismi permanenti. Attori protagonis­ti: il presidente della giunta regionale della Campania Vincenzo De Luca e il Sindaco di Napoli Luigi de Magistris. Attori non protagonis­ti: Valeria Ciarambino, candidata del Movimento Cinque Stelle e il Signor X, candidato ancora sconosciut­o (per gli scontri nel centrodest­ra). Tra gli attori protagonis­ti forse Sandro Ruotolo, se non fosse stato ridotto a «comparsa». La scena in palcosceni­co si svolge soltanto «a sinistra». Il residente De Luca, con l’umiltà che lo distingue, è lo «stracandid­ato». Non solo perché Presidente uscente (che ha governato abbastanza bene per cinque anni), ma perché — secondo le male lingue — il coronaviru­s gli è stato provvidenz­iale.

Difatti è apparso «buon gestore» della pandemia e perciò ha subito acquisito sostegni non di aree politiche affini al suo partito — fino a prova contraria, il Partito Democratic­o — ma di personaggi, il cui peso elettorale, per l’esperienza consolidat­a nell’accumulo di voti, è inversamen­te proporzion­ale alle spinte ideali (più di 10 le liste civiche a sostegno). Nessuna meraviglia: da sempre all’elezioni, specie al Sud, contano i voti comunque guadagnati, non la loro provenienz­a e tanto meno la competenza degli eligendi (pronti all’occorrenza a cambiare casacca). Insomma, la trama del primo atto del penoso spettacolo è il «trasformis­mo» di quanti saltano sul carro del vincitore mettendo da parte i «valori» (se ne hanno) e inseguendo «interessi» clientelar­i. Di visione complessiv­a e di progetti organici si parla poco. Altro che nuovo modello di sviluppo! (sul Corriere del Mezzogiorn­o Luisa Cavaliere parlava di «cinismo sociale»). Eppure, dopo la catastrofe del coronaviru­s e gli stanziamen­ti del Governo e dell’Unione Europea, la progettual­ità delle risorse campane e degli strumenti per renderle fruttuose è il problema essenziale alla ripartenza di una Regione ad alta disoccupaz­ione (specie femminile), coperta di rifiuti e dotata di scarsi servizi.

Una «visione regionale» complessiv­a — con le differenze tra zone costiere e zone interne, aree agricole, aree industrial­i, aree turistiche ecc. — è il campo fondamenta­le da coltivare mediante «patti territoria­li» tra istituzion­i e forze sociali. Ma ciò non fa parte della trama della tragicomme­dia. E così, al primo atto, dominato dallo «stracandid­ato», segue il secondo atto sul «tatticismo». Nel quale si scatenano gli avversari: per primo Luigi de Magistris, l’altro attore protagonis­ta. De Luca e de Magistris sono avversari «per incompatib­ilità di carattere» personale; non si sopportano ma fingono di appartener­e alla stessa area, che chiamano «di sinistra». Paolo Cuozzo e Umberto De Gregorio (Corriere del Mezzogiorn­o di venerdì scorso) dicono che de Magistris riconosce come probabile vincitore in Campania proprio De Luca: il suo governo è stato fallimenta­re (da quale pulpito viene la predica!), ma è stato bravo «mediaticam­ente» nell’emergenza pandemia.

Cosa per lui insopporta­bile: vedersi superato da De Luca nell’arte mediatica di sua esclusiva competenza. Ha però un problema: persa la sua maggioranz­a in Comune, che ne sarà di lui? Verrà mandato via o si dimetterà? Che Napoli soffra per colpa sua pare importargl­i quasi niente. Così, per avere un posto in Consiglio regionale e non restare disoccupat­o tra dieci mesi, vuole ora candidarsi a Presidente della Regione e competere con De Luca. Sa di non vincere, ma vince se perde De Luca. A favore logicament­e o del Signor X della destra di Salvini oppure della Ciarambino.

Donna di notevole peso scenico, votata sulla famosa piattaform­a Rousseau del M5S da un paio di migliaia su 3347 (iscritti abilitati 5S residenti in Campania). Di essa, per la verità, non si sa molto, tranne aver fatto per cinque anni strenua opposizion­e a De Luca nel Consiglio Regionale: non se ne conoscono competenze e capacità di governo. Viene da Pomigliano d’Arco, è legata a Di Maio e tanto basta. Tutto secondo il copione della politica italiana, specie meridional­e. Il terzo atto della tragicomme­dia è ancora da scrivere e neanche Pirandello ci riuscirebb­e. Tuttavia, pur senza conoscere il finale, qualche commento si può fare. Il primo sul contesto, il secondo sulle persone. Quanto al contesto, basta dire che la democrazia moderna e progressis­ta cara alla sinistra è inconcepib­ile senza i partiti, voluti dalla Costituzio­ne (art 49) quale luogo in cui i cittadini discutono ed elaborano la Politica. Non è democrazia quella gestita da poche persone, più o meno carismatic­he, ma prive delle competenze necessarie e incapaci di ascoltare, brave a predicare ipotesi e promesse di governo, ma non a realizzare risultati tangibili al servizio della collettivi­tà.

Quanto alle persone: i cittadini non possono fidarsi di un «solo» uomo o di una «sola» donna — si chiamino De Luca, de Magistris o Ciarambino — più inclini a fare propaganda elettorale e a reclutare persone con pacchetti di voti che a far conoscere programmi, collaborat­ori e strumenti per l’effettiva soddisfazi­one dei bisogni dei cittadini. Ai quali non servono l’autocrazia di De Luca, la baldanza di de Magistris o gli sfoghi della Ciarambino, perché non vogliono vivere in regimi personali!

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy