Corriere del Mezzogiorno (Campania)
I GIOCHI DELLA POLITICA
Èuno spettacolo tragicomico ma preoccupante quello inscenato sul palcoscenico della politica a Napoli e in Campania. La tragedia sta nel degrado diffuso di Napoli e dei territori campani oltre che nella scomparsa della Politica eticamente vissuta. La commedia è nell’intrecciarsi di trasformismi e tatticismi permanenti. Attori protagonisti: il presidente della giunta regionale della Campania Vincenzo De Luca e il Sindaco di Napoli Luigi de Magistris. Attori non protagonisti: Valeria Ciarambino, candidata del Movimento Cinque Stelle e il Signor X, candidato ancora sconosciuto (per gli scontri nel centrodestra). Tra gli attori protagonisti forse Sandro Ruotolo, se non fosse stato ridotto a «comparsa». La scena in palcoscenico si svolge soltanto «a sinistra». Il residente De Luca, con l’umiltà che lo distingue, è lo «stracandidato». Non solo perché Presidente uscente (che ha governato abbastanza bene per cinque anni), ma perché — secondo le male lingue — il coronavirus gli è stato provvidenziale.
Difatti è apparso «buon gestore» della pandemia e perciò ha subito acquisito sostegni non di aree politiche affini al suo partito — fino a prova contraria, il Partito Democratico — ma di personaggi, il cui peso elettorale, per l’esperienza consolidata nell’accumulo di voti, è inversamente proporzionale alle spinte ideali (più di 10 le liste civiche a sostegno). Nessuna meraviglia: da sempre all’elezioni, specie al Sud, contano i voti comunque guadagnati, non la loro provenienza e tanto meno la competenza degli eligendi (pronti all’occorrenza a cambiare casacca). Insomma, la trama del primo atto del penoso spettacolo è il «trasformismo» di quanti saltano sul carro del vincitore mettendo da parte i «valori» (se ne hanno) e inseguendo «interessi» clientelari. Di visione complessiva e di progetti organici si parla poco. Altro che nuovo modello di sviluppo! (sul Corriere del Mezzogiorno Luisa Cavaliere parlava di «cinismo sociale»). Eppure, dopo la catastrofe del coronavirus e gli stanziamenti del Governo e dell’Unione Europea, la progettualità delle risorse campane e degli strumenti per renderle fruttuose è il problema essenziale alla ripartenza di una Regione ad alta disoccupazione (specie femminile), coperta di rifiuti e dotata di scarsi servizi.
Una «visione regionale» complessiva — con le differenze tra zone costiere e zone interne, aree agricole, aree industriali, aree turistiche ecc. — è il campo fondamentale da coltivare mediante «patti territoriali» tra istituzioni e forze sociali. Ma ciò non fa parte della trama della tragicommedia. E così, al primo atto, dominato dallo «stracandidato», segue il secondo atto sul «tatticismo». Nel quale si scatenano gli avversari: per primo Luigi de Magistris, l’altro attore protagonista. De Luca e de Magistris sono avversari «per incompatibilità di carattere» personale; non si sopportano ma fingono di appartenere alla stessa area, che chiamano «di sinistra». Paolo Cuozzo e Umberto De Gregorio (Corriere del Mezzogiorno di venerdì scorso) dicono che de Magistris riconosce come probabile vincitore in Campania proprio De Luca: il suo governo è stato fallimentare (da quale pulpito viene la predica!), ma è stato bravo «mediaticamente» nell’emergenza pandemia.
Cosa per lui insopportabile: vedersi superato da De Luca nell’arte mediatica di sua esclusiva competenza. Ha però un problema: persa la sua maggioranza in Comune, che ne sarà di lui? Verrà mandato via o si dimetterà? Che Napoli soffra per colpa sua pare importargli quasi niente. Così, per avere un posto in Consiglio regionale e non restare disoccupato tra dieci mesi, vuole ora candidarsi a Presidente della Regione e competere con De Luca. Sa di non vincere, ma vince se perde De Luca. A favore logicamente o del Signor X della destra di Salvini oppure della Ciarambino.
Donna di notevole peso scenico, votata sulla famosa piattaforma Rousseau del M5S da un paio di migliaia su 3347 (iscritti abilitati 5S residenti in Campania). Di essa, per la verità, non si sa molto, tranne aver fatto per cinque anni strenua opposizione a De Luca nel Consiglio Regionale: non se ne conoscono competenze e capacità di governo. Viene da Pomigliano d’Arco, è legata a Di Maio e tanto basta. Tutto secondo il copione della politica italiana, specie meridionale. Il terzo atto della tragicommedia è ancora da scrivere e neanche Pirandello ci riuscirebbe. Tuttavia, pur senza conoscere il finale, qualche commento si può fare. Il primo sul contesto, il secondo sulle persone. Quanto al contesto, basta dire che la democrazia moderna e progressista cara alla sinistra è inconcepibile senza i partiti, voluti dalla Costituzione (art 49) quale luogo in cui i cittadini discutono ed elaborano la Politica. Non è democrazia quella gestita da poche persone, più o meno carismatiche, ma prive delle competenze necessarie e incapaci di ascoltare, brave a predicare ipotesi e promesse di governo, ma non a realizzare risultati tangibili al servizio della collettività.
Quanto alle persone: i cittadini non possono fidarsi di un «solo» uomo o di una «sola» donna — si chiamino De Luca, de Magistris o Ciarambino — più inclini a fare propaganda elettorale e a reclutare persone con pacchetti di voti che a far conoscere programmi, collaboratori e strumenti per l’effettiva soddisfazione dei bisogni dei cittadini. Ai quali non servono l’autocrazia di De Luca, la baldanza di de Magistris o gli sfoghi della Ciarambino, perché non vogliono vivere in regimi personali!