Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Ancora tensioni in carcere Feriti otto poliziotti, trasferiti tutti i rivoltosi
Il ministro Bonafede telefona ai poliziotti. Salvini e Zinzi (Lega): «Perso il controllo della situazione»
Altra giornata di tensioni nel carcere di Santa Maria Capua Vetere dove, a seguito di alcuni scontri con i reclusi, otto agenti di custodia sono rimasti feriti e tre di essi hanno dovuto ricorrere alle cure dell’ospedale di Aversa. I detenuti coinvolti sono stati trasferiti in altri penitenziari su ordine del capo del Dap Bernardo Petralia. «Prima la rivolta in carcere — ha commentato il leader della Lega Matteo Salvini — senza che un delinquente sia stato punito. Poi 48 poliziotti indagati per tortura, e nella notte altre violenze e altri poliziotti feriti. Basta, il limite è stato superato: ministro Bonafede, sveglia».
Il capo
SANTA MARIA CAPUA VETERE del Dap, Bernardo Petralia, ha disposto il trasferimento fuori regione dei detenuti coinvolti nei disordini ed inviato oltre una settantina di nuove unità di personale negli istituti di pena della Campania. Ma quella di ieri è stata un’altra giornata di tensioni nel carcere sammaritano dove, a seguito di più scontri con i reclusi, otto agenti di custodia sono rimasti feriti e tre di essi hanno dovuto ricorrere alle cure dell’ospedale di Aversa. Il ministro Alfonso Bonafede e il capo del Dap hanno telefonato al personale ferito per manifestare «vicinanza e gratitudine».
Tutto ciò, dopo le rivolte dell’inizio di aprile e le proteste sui tetti della casa circondariale inscenate l’altro giorno dagli stessi poliziotti penitenziari, molti dei quali — oltre una cinquantina — indagati e perquisiti dai carabinieri all’ingresso del penitenziario, e davanti ai parenti dei detenuti in fila per i colloqui, nell’ambito della inchiesta sulle presunte violenze ai danni dei responsabili delle sommosse.
La prima scintilla di tensione è scoccata intorno all’una dell’altra notte quando un detenuto di origini africane, ospite del reparto Danubio (riservato ai più turbolenti e problematici) ha chiesto di essere visitato dal medico per aver inalato del fumo causato dall’incendio di alcune suppellettili nella cella e dal rogo di alcune sterpaglie all’esterno del padiglione. Anche un altro immigrato ha richiesto l’intervento dell’infermeria per essersi procurato alcuni tagli al braccio sinistro. Durante il trasferimento al piano terra, il primo dei due reclusi — secondo quanto hanno poi raccontato gli agenti
— alla vista della pattuglia del personale smontante di turno si è avventato contro i poliziotti, mentre l’altro ha scardinato un’asta in metallo dalla porta tagliafuoco brandendola come un’arma e danneggiando l’ingresso di una stanza nella quale, nel frattempo, avevano trovato riparo alcuni agenti. In seguito, una cinquantina di detenuti ha occupato il reparto Danubio. Per sbloccare la situazione sono intervenuti il vice-capo del Dap Roberto Tartaglia, il provveditore regionale Antonio Fullone e il procuratore aggiunto di Santa Maria Capua Vetere Alessandro Milita. Dopo alcune ore di mediazione, nel primo pomeriggio, la protesta è rientrata, con la decisione di trasferire i responsabili — molti di essi provenienti da Foggia e da Rieti per aver partecipato, a loro volta, alle sommosse in piena emergenza Covid — presso altre case circondariali. «La catena di eventi — ha commentato il consigliere regionale della Lega Gianpiero Zinzi, giunto ieri mattina sul posto dopo un colloquio con il suo leader
Matteo Salvini — dimostra come la situazione sia fuori controllo. Vicende che seguono la notifica dei provvedimenti nei confronti degli agenti e i conseguenti festeggiamenti in cella e fuori dall’istituto di pena». Mentre Salvini ha rincarato: «Prima la rivolta in carcere, senza che un delinquente sia stato punito. Poi 48 poliziotti indagati per tortura, e nella notte altre violenze e altri poliziotti feriti. Basta, il limite è stato superato. Ministro Bonafede, sveglia». Il deputato di FdI Edmondo Cirielli ha chiesto «l’abolizione del reato di tortura così come è configurato». Infine, il garante nazionale dei diritti dei detenuti Mauro Palma ha affermato: «Forse qualche responsabilità di chi ha soffiato sul fuoco c’è».