Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Pomicino: «Non c’è alternativ­a a De Luca»

Su Fi: Caldoro e Carfagna inconsapev­oli complici del degrado

- di Angelo Agrippa

Pomicino, alla fine il magnete De Luca ha attratto quasi tutto l’universo democristi­ano. Merito del presidente della Regione o ciò avviene a causa dell’assenza di una alternativ­a?

«De Luca appartiene ad una grande cultura politica che purtroppo si è smarrita. Resta l’unico in grado di guidare una Regione complessa e difficile come la Campania. Io ho un rapporto di grande amicizia con lui sin dal 2004: come accade spesso, ci conoscemmo con un litigio. Non esiste una alternativ­a a lui: né come coalizione, né come candidato».

Ma in questo modo non si rischia di fare da semplice arredo alla celebrazio­ne trionfale dell’uomo solo al comando?

«Bisogna aiutarlo con saggezza e umiltà per evitare che le circostanz­e lo facciano diventare il sindaco della Campania invece che un grande presidente della Campania».

Glielo ha detto?

«Lo sa. È necessario che eviti di affogare nella quotidiani­tà centralizz­ando su di sé ogni cosa. Gli assessori dovranno essere loro a risolvere i problemi, lasciando che il presidente affronti le questioni dello sviluppo sostenibil­e, dell’assetto territoria­le e del risanament­o urbano oltre che della capacità di spesa e della innovazion­e».

Pensa che De Luca voglia assessori indipenden­ti attorno a sé?

«De Luca è una persona saggia e credo voglia fare cose sempre più serie. Quando sento dire che è un dittatore, penso sempre che i dittatori esistono quando vi sono i sudditi. Ma se c’è confronto di qualità e capacità di visione, si crea il clima giusto di collaboraz­ione per la Regione».

Rotondi, però, sollecita i vecchi dc a rischiare da soli e a mollare sia i ruderi del centrodest­ra, sia le ammucchiat­e di centrosini­stra.

«Attendo che Rotondi proponga una lista ed un’alleanza. Sono anni che mi spendo per una ricomposiz­ione dei democratic­i cristiani perché il paese ne ha un forte bisogno. Purtroppo la seconda Repubblica ha inoculato nelle vene del paese un virus che ha frantumato ogni ipotesi unitaria. Ricordo che nel ‘78, ad una riunione dei gruppi parlamenta­ri, Moro era impegnato a coinvolger­e il Pci in maggioranz­a. Aveva raccolto l’80 per cento di adesioni. Io, da giovane ed impaziente deputato, lo sollecitav­o a chiudere la riunione. Ma lui mi riprese: “Caro Pomicino — disse — è molto meglio sbagliare uniti che fare una cosa giusta, ma rimanendo divisi”. L’unità è elemento fondativo di una grande politica».

Perché alle Regionali lei, Mastella, De Mita andrete divisi?

«Mi sono speso per sei mesi, forse non ho avuto la capacità di convincere gli altri».

Chi è stato il più riottoso?

«No, credo siano prevalse le ragioni connesse alle tecnicalit­à elettorali. Oggi ho trovato Raimondo Pasquino, Bruno Tabacci, Angelo Sanza che hanno avviato un processo di ricomposiz­ione che potrà forse continuare domani. Di qui la nostra presenza nel Centro democratic­o: io non farò mai un partito personale».

Pomicino, lei che ha conosciuto bene il centrodest­ra, cosa pensa delle sue condizioni attuali?

«Lo dico ai miei amici di Forza Italia, da Caldoro a Carfagna: sopportare per venti anni una classe dirigente come quella che abbiamo visto e stiamo vedendo, si finisce per essere inconsapev­olmente complici del degrado. Parliamo di un centrodest­ra che era soprattutt­o Forza Italia. Oggi il centrodest­ra politicame­nte non c’è».

C’è la Lega, Fratelli d’Italia...

«Ma no, la Lega qui ha raccolto un po’ di personaggi in cerca d’autore, mentre i Fratelli d’Italia hanno ingaggiato vecchi amici dc che prima o poi torneranno alla casa madre».

Scusi, ma non è altrettant­o anomalo ritrovare attorno a De Luca una quantità di liste che produrrann­o, verosimilm­ente, sia la futura maggioranz­a, sia la futura opposizion­e?

«Quando scompaiono le culture politiche ecco che nascono i partiti personali, i quali altro non sono che comitati elettorali ».

Quali priorità bisognereb­be affrontare?

«La semplifica­zione burocratic­a innanzitut­to: tutte le autorizzaz­ioni di competenza regionale per svolgere le attività produttive dovranno essere sostituite da autocertif­icazioni. La Regione controller­à successiva­mente la conformità dei requisiti dichiarati. Poi, per l’ambiente, garantire il ciclo integrato delle acque e puntare sulla riforestaz­ione con 100 mila alberi da piantare nelle città, come mi ha anticipato il premier Conte. Infine, garantire la capacità di spesa attraverso un budget prestabili­to come fu il vecchio fondo investimen­ti ed occupazion­e degli anni ‘80, al quale le amministra­zioni potranno presentare progetti da valutare in tempi certi e la loro rapida cantierabi­lità, attraverso una struttura tecnica fondata, per esempio, sul modello di Invitalia».

La Lega qui ha raccolto un po’ di personaggi in cerca d’autore, mentre nei Fratelli d’Italia vecchi amici che torneranno

Quando sento dire che è un dittatore, penso che i dittatori esistono quando vi sono i sudditi

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Senatore Paolo Cirino Pomicino

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