Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Un’immobiliare «mista» per ripopolare (subito) i piccoli borghi del Sud
In questo mondo in dissesto causa virus, tutti annunciano da più parti che nulla sarà come prima e che il quadro sociale dopo la ricomposizione apparirà diverso dal preCovid-19 . Ne sono convinto. Ma credo sia utile iniziare a ragionare sulle possibili diversità, e provare a capire come si possa pensare ed agire per fare cose buone ed utili.
Scopo di questo intervento è ragionare sul recupero dei borghi abbandonati, in via di spopolamento; e come si possa immaginare di ripopolarli. Indicazioni sulla opportunità di decentrare la presenza umana sul territorio nazionale arrivano da più parti. Ad esempio, l’architetto Stefano Boeri si è espresso più volte pubblicamente in tal senso. Inoltre l’obbligo di quarantena ha fatto capire a molti di noi che forse non è necessario correre sempre e dovunque, ma magari è possibile organizzare il lavoro da casa, collegandosi in webinar, e operando in smartworking.
Allora, se stiamo bene in casa, perché non provare a risiedere in un paesino, beneficiando di tranquillità, circondati da atmosfera a dimensione umana? L’idea è carina. Ma gli ostacoli sono notevoli.
Abbiamo assistito già ad alcune esperienze. Daniele Kihlgren, imprenditore italosvedese nato a Milano, aveva acquistato già venti anni fa un borgo a Santo Stefano di Sassano, in Abruzzo, ricavandone appartamenti che poi ha venduto, ed un hotel di lusso, che tuttora gestisce. Adesso sta per inaugurare a Matera una iniziativa analoga. Vittorio Sgarbi aveva offerto in vendita, al valore simbolico di un euro, appartamenti nel centro storico di Salemi, in Sicilia, quando lui era sindaco di quel paese. Nel settembre 2019 il professor Marco Salvatore, presidente della fondazione Salvatore, aveva promosso il Manifesto di Accadia , firmato da venti sindaci di piccoli comuni appartenenti alla Daunia (Accadia è in Daunia ) e all’Alta Irpinia, attraverso il quale si chiedeva al
governo centrale sostegno a favore del territorio per infrastrutture, cablaggio, azione socio-culturale. A Conca della Campania, un abitante del Borgo Patierno, Alessandro Calce, ha costruito un agriturismo nel borgo completamente spopolato, e sta lavorando ad altre iniziative sociali per provare a far rientrare un po’ di espatriati. Ma esistono anche tante altre iniziative.
Appare evidente che manca una visione ampia, che possa curare la regia di un processo allargato, nel quale inserire anche iniziative singole, come quelle appena descritte. L’ottimo Luca Spada, presidente di Eolo Spa sta lavorando ad un progetto teso a portare Internet dovunque in Italia. Perché è, ovviamente, indispensabile che chi vive isolato per propria scelta, debba avere il mondo a portata di mano. Allora, perché non pensare ad una grande immobiliare — pubblica, privata, o a capitale misto — che faccia sue tutte le esigenze, ed acquisisca al valore simbolico di un euro (modello Sgarbi) unità
immobiliari sul territorio, dai sindaci disponibili a partecipare a questo grande programma. I sindaci avrebbero come ritorno, oltre al recupero urbanistico, una iniezione di nuova vita sociale e culturale; oltre che presenza turistica.
I borghi si potrebbero così recuperare, mettendoli sul mercato internazionale attraverso l’immensa rete degli italiani all’estero. Lo Stato dovrebbe fare la sua parte. Come? Provvedendo alle opere infrastrutturali, tecnologiche e urbanistiche, secondo un programma concordato con la immobiliare. E, attraverso il ministero per gli Affari esteri, rendere disponibile l’interlocuzione con le decine di milioni di italiani all’estero. Insomma, un grande progetto sociale, che stia ben attento a conservare le identità territoriali, autentico patrimonio, subito disponibile per tanti cittadini del mondo, stanchi di correre in giro per il pianeta ma desiderosi di radici. Di umanità autentica e sincera.