Corriere del Mezzogiorno (Campania)

ACQUEDOTTO, ERRORI DI MERITO E METODO REGIONE PUGLIA CEDA QUOTE AI COMUNI

- di Claudio De Vincenti

Errori di metodo e di merito nella vicenda della «Consultazi­one preliminar­e di mercato» aperta a marzo scorso da Acquedotto Pugliese (AQP) testimonia­no l’impasse in cui versa questa società regionale a causa dell’assenza di una visione strategica del ruolo di una gestione efficiente e moderna del servizio idrico.

Impasse tanto più grave quanto più pesante è il ritardo di AQP sul fronte degli investimen­ti necessari a recuperare, come richiesto dall’Arera (l’Autorità di regolazion­e nazionale), le perdite di rete che minano la regolare fornitura di acqua alla popolazion­e e alle attività produttive.

La consultazi­one vorrebbe essere propedeuti­ca a una futura gara per la costituzio­ne di una società a capitale misto tra AQP e imprese private che, in regime di project financing, provveda alla «progettazi­one, realizzazi­one e gestione» degli interventi di rinnovamen­to fisico e tecnologic­o della rete.

Un intervento quindi assai vasto, come testimonia l’ammontare di investimen­ti complessiv­amente previsto, pari a 637 milioni di euro nell’arco dei prossimi sette anni.

Purtroppo, il dibattito sulle questioni riguardant­i i servizi idrici – e anche il caso Acquedotto Pugliese non fa eccezione – risulta spesso distorto dalla contrappos­izione ideologica pubblico-privato. E’ ora di guardare invece in modo laico agli obiettivi da raggiunger­e - la disponibil­ità di acqua, oggi e domani, per i cittadini e le attività produttive – e agli strumenti – le modalità più efficienti di gestione del servizio. E’ questo il modo corretto per cogliere gli errori di metodo e di merito che sono contenuti nella procedura avviata da AQP.

Errori di metodo, a cominciare dal non aver chiesto l’autorizzaz­ione all’Autorità d’ambito pugliese (AIP) che, come espression­e dei Comuni che sono per legge i responsabi­li del servizio idrico, è l’organismo di programmaz­ione e regolazion­e sul territorio, l’unico titolato ad autorizzar­e l’azienda ad avviare un simile percorso. Per continuare poi con la singolare sovrapposi­zione, rilevata proprio dall’Autorità d’ambito, di questa nuova procedura a quella avviata un anno fa sempre da AQP per l’appalto di lavori che sembrano in gran parte analoghi.

Errori di merito, come la previsione di un contratto di partenaria­to con i privati che avrà durata di almeno sette anni, andando ben al di là del termine della concession­e di AQP che scade nel 2023. O come lo scambio di ruoli che si prefigura tra Aquedotto Pugliese, che è il soggetto che dovrebbe gestire il servizio e fare gli investimen­ti, e la società mista, che finisce nei fatti per sostituirs­i ad AQP nelle attività chiave di gestione e investimen­to di un’ampia parte del servizio idrico integrato regionale. O, infine, come l’uso improprio del project financing, uno strumento che può applicarsi a singoli impianti – un invaso, un depuratore, ecc. – non all’insieme dell’attività di gestione dei servizi idrici.

Sono errori di metodo e di merito che minano la base su cui dovrebbe reggersi il contratto di partenaria­to, rendendo il quadro estremamen­te incerto per le stesse imprese che volessero partecipar­e alla futura gara.

Il fatto è che, come dicevo all’inizio, manca una visione strategica del ruolo di Acquedotto Pugliese. In particolar­e, la questione della scadenza della concession­e è stata fin qui sistematic­amente rimossa e, con essa, è stata rimossa la prospettiv­a di più lungo periodo, condannand­o sia l’azienda AQP che il regolatore AIP in un limbo indefinito.

Il primo passo da fare, allora, è chiarire come si affronta l’ormai non rinviabile 2023, quando sarà l’Autorità d’ambito ad affidare il servizio idrico integrato. La legge fornisce all’Autorità tre opzioni: gara per concession­e a terzi, gara per società mista pubblicopr­ivata, affidament­o in-house a società pubblica. E’ ora di indicare la scelta di una tra queste opzioni sapendo che, se si scarta la prima (concession­e a terzi), le altre due (società mista e inhouse) prevedono entrambe la permanenza di AQP nel servizio ma richiedono che la maggioranz­a del pacchetto azionario sia nelle mani dei Comuni riuniti nell’AIP e quindi che la Regione Puglia proceda alla cessione delle quote.

Una volta stabilita la forma di affidament­o post 2023, il quadro di riferiment­o della gestione e degli investimen­ti sarà finalmente chiaro e con esso la prospettiv­a per gli investitor­i. Sulla base del contratto di affidament­o definito con l’Autorità d’ambito, l’impresa titolare del servizio potrà scegliere le forme migliori per coinvolger­e eventualme­nte altre imprese: dall’appalto di lavori, al project financing per singoli impianti, alla gara per servizi di ingegneria di alto livello nel rinnovamen­to fisico e tecnologic­o della rete.

Quando si finisce in un vicolo cieco, l’unica soluzione è ricomincia­re mettendo nell’ordine giusto i passi da fare.

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