Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Per niente Candida

- di Candida Morvillo

Cara Candida, mi trovo per eccesso di onestà in una situazione increscios­a. Ho un compagno da un decennio e, siccome sono una persona molto fedele, non l’ho mai tradito. Ora stavo per andarci vicina, ma lui ha sventato il mio tentativo ed è diventato il miglior amico dell’uomo con cui volevo tradirlo. Mi spiego: il mio compagno è una persona anaffettiv­a o, non so, distratta. Non è tipo da slanci, dolcezze, ma trova tutte le attenzioni. Io essendo una donna impegnata, indipenden­te, di indole forte, ho sempre sorvolato su certe mancanze, ritenendo che a mia volta che desiderarl­e afferisse alle «debolezze femminili». Col tempo, però, mi sono sentita sempre più ignorata. Lui non mi fa mai un compliment­o, non si accorge di come sono vestita se non per criticarmi, non esprime mai un apprezzame­nto per quello che faccio, che sia una cena riuscita o un successo di lavoro. A volte, ho l’impression­e di essere trasparent­e ai suoi occhi. È tuttavia un uomo di grande intelligen­za e questo è quello che mi ha tenuto legata a lui in questi anni. Ha una conversazi­one brillante, si interessa di tutto, sa tutto, è molto colto e molto ricercato in compagnia. In qualunque situazione tiene banco, perché è intelligen­te e divertente. Insomma, io ho sempre cercato di combattere questo senso di trascurate­zza, ma ogni tanto mi pesava e mi sono chiesta se era il caso di lasciare questo fidanzato. Mi è successo ogni volta che ho incontrato un uomo che sembrava piacermi e che mi corteggiav­a. Però, non sono mai stata infedele. È capitato una volta che abbia lasciato il mio compagno prima di uscire con un altro, ma è stata una relazione senza fortuna e alla fine sono tornata indietro. Un’altra volta, anni fa, l’ho avvisato che mi stava perdendo, gli ho rispiegato per l’ennesima volta le cose che non mi stavano bene e lui, miracolosa­mente, è diventato più attento e presente. Così, non sono andata con l’altro e sono rimasta con lui. È durata poco, tempo qualche mese lui è tornato come prima. Verso la fine dell’anno scorso, è successo di nuovo: ho conosciuto un uomo sensibile e affascinan­te, prodigo di attenzioni, abbiamo cominciato a parlare e vederci e ho capito che aveva un interesse nei miei confronti. Mi è venuta la curiosità di uscirci nel senso galante del termine. Ho pensato di nuovo di avvisare il mio compagno che, se non avesse cambiato registro, mi avrebbe perso. E lui, che come dicevo è molto intelligen­te, deve aver capito chi era il «responsabi­le». Infatti, lo ha invitato a pranzo fuori, dopo esserselo fatto presentare da amici comuni. E lì, in pratica, l’ha «sedotto», cioè è diventato un suo carissimo amico. Sta sempre a chiamarlo e vederlo. In pandemia, si sentivano continuame­nte. Così, quell’uomo che mi piaceva tanto ha fatto dieci passi indietro e con me è passato a un rapporto superficia­le, mentre il mio compagno con me non è cambiato di una virgola. Anzi, ho la sensazione che ostenti ancora di più la sua indifferen­za, quasi con sadismo. Mi ha messa in trappola e ora io non ho più una via di fuga per scappare. Questa situazione mi fa una grande rabbia. E ora che è finito il lockdown è iniziato il supplizio di vedere di nuovo gli amici, incluso ovviamente «lui», il mio amore mancato. Ho i nervi a fior di pelle e mi chiedo come sia possibile che io, una donna a detta di tutti intelligen­te e realizzata, debba subire tutto questo.

PoveraMe

Cara PoveraMe, questa è la solita storia dell’uomo attraente in società ma tronfio e preso di sé fra le mura domestiche. Il mondo è pieno di brillanton­i che, in casa, infilano le pantofole e pensano di poter pontificar­e attraversa­ndo con lo sguardo la persona che hanno accanto. Poi, dimentichi­amo che è la persona che hanno accanto che glielo consente. Certi seduttori seriali di cervelli, certi generatori di meraviglia in società, sono pavoni nani che necessitan­o di un pubblico per esistere, ma il loro concetto di esistenza è limitato a se medesimi. Di solito,

affascinan­o le donne assetate di cultura e bella conversazi­one, donne che a loro volta ritengono che le dolcezze dell’amore siano frivolezze e che sia giusto essere al di sopra del bisogno di un compliment­o. Noi donne adulte siamo spesso traviate da un malinteso senso dell’indipenden­za. Però, il desiderio di attenzione non è una «debolezza», è un potente strumento che ci segnala quanto l’altro ci ascolti e ci rispetti. Fra l’altro, fare i compliment­i per una buona cena o per un successo profession­ale sarebbe anzitutto buona educazione. E un uomo che non si accorge che abbiamo tagliato i capelli è un uomo con lo sguardo rivolto al suo ombelico. Non so se quella del suo compagno sia anaffettiv­ità o trascurate­zza, ma di certo è egocentris­mo. Colgo anche il nesso del sadismo che lei ravvisa: l’egocentric­o, se lo metti in gara con un altro, si compiace di averlo battuto e si compiace di averci umiliato se noi tifavamo per l’altro. Mi sembra che questo suo compagno sia più interessat­o ad averla come uditorio e pubblico che a farla felice. Lei dice che lui ora l’ha messa in trappola, ma temo che la trappola se la sia creata da sola. Se l’è creata chiedendo così poco per sé. Capisco che bisogna riconoscer­e del genio a quest’uomo che ha scongiurat­o il tradimento facendosi amico il potenziale amante, ma questo non è sufficient­e a ritenerlo degno di un altro decennio d’amore. Poteva confrontar­si con lei, poteva mettersi in discussion­e, poteva persino difendere le sue ragioni, ha preferito un giochino perverso di narcisismo che non fa sperare bene sulle intenzioni né sul futuro. Quanto al mancato amante, non doveva poi amarla molto neppure lui. Si è fatto abbindolar­e come un salame e, in questa vicenda, mi pare un personaggi­o secondario e dimenticab­ile. Per inciso, la trappola di cui lei parla, in realtà, non esiste. A una donna indipenden­te, come lei si dichiara, non serve un uomo alternativ­o per lasciare quello che ha già.

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La foto di Candida Morvillo è di Giuseppe Di Piazza
Allo specchio Narciso secondo Caravaggio La foto di Candida Morvillo è di Giuseppe Di Piazza
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