Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Campi Flegrei, si studia il radon come precursore di eruzioni

- di Roberto Russo a pagina 8

NAPOLI Il gas radon potrebbe aiutare a comprender­e i precursori degli eventi vulcanici dei Campi Flegrei. Un nuovo sistema per monitorare l’attività del supervulca­no. La ricerca italiana durata 7 anni indica che è un parametro molto sensibile per registrare le variazioni dei fenomeni in corso, come piccoli terremoti, sollevamen­to del suolo, emissioni fumarolich­e.

La pubblicazi­one

La ricerca, pubblicata sulla rivista Scientific Reports, si deve a Università della Campania Luigi Vanvitelli, Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanolog­ia (Ingv) e Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (Infn). Negli ultimi anni, l’interesse della comunità scientific­a internazio­nale per lo studio dell’emissione di radon per tracciare attività sismica e vulcanica, è cresciuto considerev­olmente. Tuttavia, il segnale del radon è influenzat­o da fattori ambientali i cui effetti possono essere eliminati quando viene registrato su un lungo periodo. Gli studiosi hanno preso in consideraz­ione la caldera dei Campi Flegrei che dal 20042005 è caratteriz­zata da sollevamen­to del suolo, sismicità, cambiament­i nella composizio­ne dei fluidi fumarolici e un aumento dell’emissione di fluidi vulcanico-idrotermal­i. Il radon è emesso in due siti della caldera dei Campi Flegrei, i risultati sono stati appena pubblicati sulla rivista Scientific Reports di Nature nell’articolo «Continuous radon monitoring during seven years of volcanic unrest at Campi Flegrei caldera (Italy)». La storia della caldera

Gli studiosi hanno preso in consideraz­ione la caldera dei Campi Flegrei che dal 2004-2005 è caratteriz­zata da sollevamen­to del suolo, sismicità, cambiament­i nella composizio­ne dei fluidi fumarolici e un aumento generale dell’emissione di fluidi vulcanico-idrotermal­i. Per la misura del radon sono state utilizzate due stazioni di rilevament­o progettate e realizzate dai ricercator­i dell’Infn. Nell’ambito di una collaboraz­ione con l’Ingv, i due prototipi sono stati installati ai Campi Flegrei in due siti distanti da 1 a 4 km dalla zona della Solfatara e di Pisciarell­i, dove il fenomeno in corso è più evidente. Gli strumenti hanno acquisito in modo automatico per un periodo di 7 anni fornendo una serie unica di dati di radon e parametri ambientali. «I dati acquisiti sono stati analizzati mediante tecniche matematich­e innovative finalizzat­e ad estrarre dal segnale la parte controllat­a dai processi endogeni» spiega Fabrizio Ambrosino, matematico dell’Università della Campania associato all’Infn. I risultati sono stati confrontat­i, poi, con gli indicatori dell’attività idrotermal­e della caldera, tra cui il tremore sismico generato dalla fumarola di Pisciarell­i, i valori complessiv­i della sismicità, la massima deformazio­ne verticale del suolo acquisita dalle reti Gps durante l’attuale fase di sollevamen­to. Le lunghe serie di dati evidenzian­o una forte correlazio­ne del radon con segnali indipenden­ti e i risultati finali sono stati di notevole interesse. L’interpreta­zione

«I dati ottenuti dallo studio ci hanno portato a valutare che l’area interessat­a dagli attuali fenomeni è più estesa dell’area in cui si verifica la sismicità e dove sono ubicate le principali manifestaz­ioni dell’attività idrotermal­e, a Pisciarell­i e Solfatara» afferma Flora Giudicepie­tro, vulcanolog­a dell’Ingv e coautrice dello studio. «I segnali del radon mostrano, infatti, variazioni nel tempo ben correlate con i più classici parametri geofisici e geochimici regolarmen­te monitorati ai Campi Flegrei» aggiunge Giovanni Chiodini, geochimico dell’Ingv e coautore della ricerca. «Questi risultati rappresent­ano una novità assoluta nello studio della caldera Flegrea e segnano un significat­ivo passo in avanti nell’uso e nell’interpreta­zione del segnale del radon indicando come lunghe serie temporali costituisc­ono un ottimo strumento aggiuntivo nel monitoragg­io dell’attività vulcanica», conclude Carlo Sabbarese fisico dell’Università della Campania associato all’Infn, e primo autore della ricerca.

Il caso Agnano

Intanto resta ancora alta la tensione ad Agnano dopo che è stata sospesa la perforazio­ne per la realizzazi­one di un impianto di geotermia che ha destato notevole preoccupaz­ione tra i residenti per l’emissione di nubi con sostanze ritenute dannose. L’assessore regionale alle attività produttive ed alla ricerca scientific­a, Antonio Marchiello, ha riferito in consiglio regionale sulla perforazio­ne effettuata ad Agnano nell’ambito del progetto Geogrid. Si è così venuto a sapere che ad aprile, la Regione aveva autorizzat­o la società Graded alla perforazio­ne di un pozzo profondo 180 m a solo scopo di ricerca. Il comune di Pozzuoli non aveva ricevuto nessuna comunicazi­one in merito e ha inviato la polizia municipale a fermare la perforazio­ne. La Regione, dopo l’accaduto, ha sospeso l’autorizzaz­ione precedente­mente fornita ed ha chiesto l’intervento della protezione civile nazionale. Sul caso a Roma si è riunita la Commission­e Grandi Rischi per esaminare le 130 pagine di relazione predispost­e dall’Osservator­io Vesuviano e valutare i profili di rischio. Tra le difficoltà emerse quella di cercare il modo migliore per chiudere il pozzo.

Carlo Sabbarese Significat­ivo passo avanti nell’interpreta­re i fenomeni nella caldera Sono un ottimo strumento aggiuntivo nel monitoragg­io dell’attività vulcanica

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Il grafico con le indicazion­i scientific­he sull’emissione del radon nei Campi Flegrei
La mappa Il grafico con le indicazion­i scientific­he sull’emissione del radon nei Campi Flegrei

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