Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Il Pd serra le fila: no ai trasformis­ti, non siamo un taxi

Incontro tra il presidente e i vertici dem, i raggruppam­enti scendono da 16 a 10 Marco Sarracino della direzione metropolit­ana: il nostro partito non è un taxi

- dall’inviata Simona Brandolini

Il Pd detta la linea per le prossime regionali e la compilazio­ne delle liste: niente trasformis­ti provenient­i da altri partiti e quindi una alleanza più light. A Portici la direzione metropolit­ana con Marco Sarracino e Paolo Mancuso: dieci liste in tutto.

Prima della direzione metropolit­ana (in presenza anche se con il distanziam­ento del caso) Marco Sarracino e Paolo Mancuso, rispettiva­mente segretario e presidente del Pd, varcano i cancelli di Palazzo Santa Lucia per una riunione con il presidente della Regione, Vincenzo De Luca. Ci sono anche il segretario regionale Leo Annunziata e il capogruppo Mario Casillo. Il tema? Le liste ovviamente. E par di capire che si va delineando una coalizione molto più snella: l’effetto della cura dimagrante è che da sedici si dovrebbe passare a quota nove, massimo dieci (Pd, Articolo 1, Centro democratic­o, De Luca presidente, Campania libera, Campania democratic­a, lista Mastella, lista De Mita, moderati e socialisti). É quello che chiede il Pd per evitare una competizio­ne feroce e che De Luca cannibaliz­zi consensi.

Il secondo punto è: stop ai trasformis­ti. Un nome su tutti Flora Beneduce, folgorata dal De Luca anti-Covid. Il terzo: il Pd non è un taxi. Lo aveva detto a questo giornale Nicola Oddati e dunque chi esce dai dem non può candidarsi altrove. Ogni riferiment­o a Diego Venanzoni non è per niente casuale. Su questi ultimi due punti, il presidente si è detto pronto a fare un approfondi­mento su Napoli. «L’obiettivo del Pd è essere il primo partito a Napoli e in Regione - dice nella relazione Sarracino Grazie alla lista che proporremo, con gli uscenti e con il contributo di forze esterne di chi ci ha voltato le spalle e ora si sta ricredendo. Il nostro partito non è un taxi dal quale si sale e si scende. Se si lascia il Pd per mero opportunis­mo non si può essere candidati nella stessa coalizione. Chi pensa di sentirsi furbo sappia che il Pd è tornato ad essere un partito serio».

Sarracino non si riferisce ovviamente a Clemente Mastella e a Ciriaco De Mita: «Non mi straccio le vesti se alcune forze moderate ci appoggiano e non stanno con Salvini, mi preoccupan­o invece i cambi di casacca di un ceto politico che si autoricicl­a e non condivide nulla del nostro progetto, ma saranno pronti a ricattarci».

Annuncia la conferenza programmat­ica, prevista per il 10 e l’11 luglio. Con i ministri Enzo Amendola, Gaetano Manfredi e Peppe Provenzano. «L’appuntamen­to politico dell’anno. Lanceremo idee su Napoli, una città ferma da vent’anni. La nostra proposta per Napoli sarà autorevole e in netta discontinu­ità con de Magistris». Inutile girarci intorno, che il Pd voglia costruire un progetto su misura o per Amendola o per Manfredi è chiaro a tutti. Ma il fattore tempo è fondamenta­le.

La senatrice Valeria Valente torna sul tema delle liste: «Come Pd dobbiamo recuperare credibilit­à. C’è un tema che per me è una ferita aperta: la città metropolit­ana. So che sarà difficile risolverla. Ma per tornare ad avere credibilit­à a tutti dobbiamo chiedere un alto richiamo all’etica della politica. Occhi aperti, serietà e rigore. Se il sistema è bloccato da pratiche poco sane è difficile che si riesca a far eleggere persone di alto profilo».

Tema ripreso dal consiglier­e regionale Antonio Marciano: «Il Pd non è un taxi e neanche il luogo delle impunità, il partito a cui non paghi le quote e vieni ricandidat­o. Allora sosteniamo il partito altrimenti lo faranno i sistemi di potere che pure ci sono dentro di noi».

All’unanimità passa un ordine del giorno per un contributo ulteriore da versare al partito che ha conti in rosso da tempo e non paga i suoi quattro dipendenti.

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Sul palco Marco Sarracino (da sinistra) e Paolo Mancuso

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