Corriere del Mezzogiorno (Campania)

L’intervista «Soliti sfidanti? Il consenso converge sempre sui nomi noti»

Guido Trombetti: io con Stefano ho lavorato nella piena autonomia

- di Fabrizio Geremicca

«Era la soluzione naturale». Guido Trombetti, l’ex rettore della Federico II che è stato anche assessore all’Università nella giunta Caldoro che si formò dopo le elezioni del 2010 commenta senza scomporsi la circostanz­a che tra qualche mese andrà in onda in Campania il terzo atto della sfida tra Vincenzo De Luca e Stefano Caldoro. Una sfida immutabile, come se il tempo si fosse fermato.

Si parla spesso della necessità di un ricambio generazion­ale anche nella politica, ma né il centrodest­ra né il centro sinistra nella nostra regione hanno trovato un nuovo candidato da proporre agli elettori.

«L’esigenza che ci sia un ricambio generazion­ale è un grande tema e non coinvolge solo la sfida regionale. Va ben oltre. E’ una necessità che è presente in generale in tutti i luoghi deputati all’amministra­zione della cosa pubblica in senso lato. Riguarda i Comuni, le Municipali­tà, le Province. La democrazia è fatta da tantissimi tasselli e la spinta al ricambio probabilme­nte deve nascere dal basso, dal rinnovamen­to degli organi territoria­li più piccoli, non dall’alto. E’ difficile e sarebbe curioso se lo si imponesse a cominciare dal vertice. Se c’è un forte rinnovamen­to negli organismi di base questi poi lo inneschera­nno anche più in alto. Chiamiamol­o effetto champagne. Se, però, ci mettiamo a tavolino e diciamo ci vuole un ricambio generazion­ale, la nostra è solo un’affermazio­ne priva di forza».

Eppure, se andiamo con la memoria al 2010, l’epoca della prima sfida tra i due, rispetto ad oggi sono cambiate tante cose. Non le sembra strano che immutabili siano soltanto i nomi degli sfidanti?

«Anche nella politica le cose si sistemano a volte in maniera naturale ed evidenteme­nte erano questi alla fine i giusti protagonis­ti. Credo, inoltre, che vada fatta anche un’altra consideraz­ione» Quale?

«Il candidato alla presidenza

” L’analisi

Il ricambio generazion­ale deve partire dalla base non certo dai vertici Anche nella politica le cose si sistemano a volte in maniera naturale ed evidenteme­nte erano questi alla fine i giusti protagonis­ti

della Regione deve ottenere il consenso, deve essere facilmente identifica­bile. Un nome noto, uno che possa convincere gli elettori. Dopo le urne, poi, si tratta di costituire la squadra di governo, la giunta regionale ed è lì che il vincitore delle elezioni, se vuole, può davvero provare ad inserire gli uomini giusti per innovare e rinnovare».

Caldoro ha subito recentemen­te molti attacchi nell’ambito del suo stesso schieramen­to. Lei avrebbe scommesso sulla sua terza candidatur­a e ritiene che si presenti già indebolito ai nastri di partenza della campagna elettorale?

«Ho letto che nel centro destra non tutti avrebbero voluto che si ripropones­se e c’era chi aveva avanzato ipotesi di candidati diversi. Credo, però, che sia una dinamica naturale. Quando ci sta una scadenza elettorale per la presidenza regionale è umano e legittimo che le persone abbiano ambizioni e che, quindi, altri nell’ambito del centro destra avrebbero voluto proporsi. Del resto anche nella compagine di centro sinistra in inverno ci si era interrogat­i sulla opportunit­à di ricandidar­e De Luca.Sono due storie per molti aspetti parallele e sfasate nel tempo. De Luca ha avuto le difficoltà di Caldoro sei mesi fa. Ora non le ha più, perché dopo il Covid è un candidato molto forte».

Lei, cattolico di sinistra che è stato però assessore in una giunta di centro destra, per chi voterà a settembre?

«E’ una domanda alla quale preferirei non rispondere. Chi mi conosce lo sa, ma non è il caso di dirlo in una intervista. Con Caldoro, in ogni caso – tengo a precisarlo ebbi un ruolo tecnico e potei lavorare in assoluta autonomia e libertà».

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Ex assessore Guida Trombetti

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