Corriere del Mezzogiorno (Campania)
COSÌ IL SUD È TORNATO IN AGENDA
Al termine degli Stati Generali dell’Economia, emerge con prepotenza un dato che fa riflettere: il Sud, che era del tutto fuori dall’agenda, è balzato prepotentemente alla ribalta, grazie all’intervento del presidente del Fondo Monetario, che ha individuato nelle disparità regionali una delle maggiori strozzature allo sviluppo, e, soprattutto, alla requisitoria del governatore di Bankitalia, che ha messo lo stesso premier e gran parte del governo e degli esperti nell’angolo.
Ignazio Visco ribalta il tavolo, parla, come sempre, da tecnico, cita dati e statistiche inoppugnabili, ma dal suo ragionamento emerge con assoluta limpidezza che senza il Mezzogiorno il Sistema Paese non uscirà dalla crisi del dopo Covid-19. Innanzitutto, il timoniere di via Nazionale è molto chiaro su un punto di estrema importanza: la questione meridionale non può continuare a essere la solita, rituale cartellina di un programma più complessivo di rilancio, lo stantio contentino a una parte d’Italia, come finora quasi sempre è avvenuto. Tanto poi quello che si scrive nei mega progetti resta quasi sempre lettera morta.
No, per Visco, il Sud non è un capitolo del Piano di sviluppo dell’Italia di oggi, ma il vincolo, la discriminante attraverso la quale debbono passare tutte le scelte di politica economica nazionale. Si tratta di una rivoluzione copernicana, un cambio di rotta a 180 gradi. Perché significa una cosa precisa: se si fa, come è indispensabile, una politica industriale nazionale, che manca da troppo tempo, è dalle regioni meridionali che si comincia, è in quelle che si sperimenta, è a queste latitudini che si realizza per prima, e soprattutto con maggiore intensità che nel resto del Paese. Sia chiaro, quella del governatore di Bankitalia è ben altro che una scelta assistenziale, è la condizione adempiendo la quale l’intero Paese può svilupparsi adeguatamente. Nasce qui la svolta vera, di cui, c’è da augurarsi, anche al Nord si rendano conto. Le cifre sono lì a testimoniarlo, se l’Italia dal 2021 vuole aumentare il Pil più di un misero 1,5% annuo e la produttività del lavoro di almeno l’1%, allora la strada maestra è quella di rimuovere i vincoli strutturali che lo impediscono.
I lacci e i lacciuoli li definiva
Guido Carli. E i limiti strutturali al basso potenziale di crescita dell’intera nazione sono qui, al Sud. Ci si è provato un’infinità di volte in passato, ricorda Visco, con diversi approcci di intervento, ma sono tutti miseramente naufragati. Perché, c’è da chiedersi? Proprio per il fatto che si è agito con metodi e risorse diverse sopra e sotto il Garigliano. Quasi che l’Italia fosse duplice e non unica. Obiettivo dell’intero Paese deve essere adeguare l’habitat meridionale, affinchè sia consono ad attrarre investimenti. E qui torna in campo il disegno della filiale italiana della Bce: cominciare dal Mezzogiorno a realizzare una scuola più moderna, una Pubblica Amministrazione più efficiente, un’armatura infrastrutturale, fisica e digitale, maggiormente idonea allo sviluppo di un territorio.
E sulle opere pubbliche il banchiere centrale va oltre, perché fornisce un dato seriamente preoccupante: nell’area meridionale c’è solo il 30% dei lavori infrastrutturali, di cui ben tre quarti risultano incompiuti. Solo in questo modo il Mezzogiorno non continuerà a pagare i prezzi più elevati dell’impoverimento del capitale umano giovane e qualificato e i costi sociali conseguenti al mancato godimento dei diritti di cittadinanza. Aiuti monetari, sussidi, in una parola assistenza, fa capire Visco, sono stati necessari in questa fase emergenziale, ma ora guai a pensare che il Mezzogiorno possa vivere solo di prebende, mentre l’occupazione femminile al Sud precipita a livelli da Terzo Mondo. All’udire queste parole solo il ministro della Coesione Provenzano gongola, il resto del governo appare basito di fronte alla virulenza delle critiche di Visco.
Il premier rilancia l’inclusione territoriale tra le linee direttrici del piano di sviluppo, la ministra delle Infrastrutture De Michele garantisce che entro l’estate partiranno i primi cantieri di opere pubbliche cominciando dal Mezzogiorno e annunzia l’Alta Velocità anche al Sud, il ministro dell’Economia Gualtieri ripropone la Fiscalità di Vantaggio, pur se temporanea, nei territori meridionali. L’auspicio è che queste promesse non siano solo di circostanza e non si sciolgano come neve al sole ai primi caldi di un’estate che si annuncia rovente per il Sud.