Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Accordo Pd-5S nel «laboratorio» Pomigliano
«Sarebbe stravagante essere uniti per Conte e farci la guerra localmente». Il vicesegretario nazionale del Pd, Andrea Orlando, è il regista dell’accordo ligure tra dem e pentastellati. Le cronache raccontano anche dell’ira funesta di Nicola Zingaretti che vede nelle regionali un pericolo per la tenuta del governo. Il tentativo, non riuscito in Campania, causa esuberanza dei contraenti in campo, uno in particolare, De Luca, si sta facendo in alcuni comuni al voto. In uno in particolare (l’accordo è agli sgoccioli), nella dimaiana ed ex roccaforte operaista Pomigliano d’Arco. Dove i due simboli saranno l’uno accanto all’altro. Ché è caduta anche l’ultima pregiudiziale su liste e vessilli.
Espugnata dieci anni fa dal socialista, in quota berlusconiana, Lello Russo, ora si lavora, a tutti i livelli, al patto. Venerdì scorso c’è stato un vertice locale e sabato mattina sui muri di Pomigliano è spuntato un manifesto appello del Movimento 5 Stelle che si dice «aperto al confronto con tutte le persone, le categorie, le realtà civiche e le forze politiche sane, per costruire un programma e una squadra di governo all’altezza degli obbiettivi che la nostra città deve porsi e realizzare».
E giù con i punti programmatici: rilancio delle aziende comunali, nuove infrastrutture sportive, fieristiche e virtuali, servizi all’infanzia e alla terza età, e poi ambiente, ristrutturazione sismica delle scuole per la sicurezza dei nostri giovani. «È arrivato il momento di avere un governo cittadino in cui siano bandite
l’arroganza e la prepotenza di chi occupa posizioni di potere che minacciano il bene comune. Un vero cambiamento potrà partire dall’impegno e dalla generosità nel lavorare insieme di tante sensibilità diverse».
Il segretario del Pd Eduardo Riccio non si sbilancia troppo, ma dice: «Abbiamo bisogno di un endovena di idee. Ma quella del Movimento 5
Stelle è una sfida che accogliamo con favore. Non ci sottraiamo ai laboratori. Non è impercorribile, molti spingono su questo versante». È ancor più chiaro Salvatore Cioffi, capogruppo 5Stelle e papabile candidato a sindaco (insieme al fedelissimo dimaiano Dario De Falco, consigliere del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Fraccaro): «Siamo a disposizione per il bene della città e ci apriamo a tutte le forze, non solo civiche. Parlando con i cittadini vogliamo raccogliere le migliori esperienze. Ma mettendo al centro la città e i temi». E sui simboli di partito spiega: «La preclusione al simbolo l’abbiamo superata. Siamo dei contenitori, sia noi, sia i partiti tradizionali che esprimono forze.
Abbiamo capito che è importante fare aperture senza esasperare alcuni concetti. Il simbolo è accettabile se c’è un progetto comune e condiviso». L’alleanza si fa a un patto: «Il laboratorio deve essere in discontinuità rispetto al passato. Pomigliano è immobile. Per noi ambiente, periferie, inclusione sociale, imprese. Siamo a buon punto con tutta la coalizione». Se gli si chiede perché il matrimonio s’a da fare a Pomigliano e altrove no dice: «Perché l’impulso viene dal territorio. Non c’entra il fatto che sia la città di Di Maio anzi potrebbe essere strumentalizzata. È la cittadinanza che vuole cambiare. La
Il Movimento si dice aperto al confronto con tutte le persone, le categorie, le realtà sane
Giugliano
Qui accordo difficile per una guerra locale che si gioca anche con cambi di casacca
spinta è dal basso non dall’alto. C’è voglia di riscatto».
Ben più complessa e più in salita è invece la vicenda di Giugliano, dove c’è un altro tentativo di accordo in corso ma minato da una guerra locale che si sta combattendo a suon di salti del carro e cambi di casacca.
Nicola Pirozzi è il segretario Pd di Giugliano e dice: «Stiamo lavorando a un campo largo progressista e ambientalista. Siamo aperti a tutte le forze». Ma, pare, che i 5 Stelle stiano guardando anche al centrodestra e che quindi il possibile patto possa saltare. La questione si scioglierà nelle prossime ore, visto che venerdì Pirozzi è intenzionato a presentarsi come candidato con una coalizione di sette liste.
C’è poi il caso Pompei. Dove va in scena, invece, un classico dem: lo strappo. La segreteria metropolitana non darà il simbolo al segretario Carmine Lo Sapio, pronto a candidarsi.