Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Salute, se conta più il Cap del Dna

- di Dario Giugliano e Katherine Esposito

Igeni e i fattori biologici rappresent­ano solo il 2030 per cento della salute di una persona. Il resto è determinat­o da una serie di fattori sociali e comportame­ntali, che possono teoricamen­te essere cambiati dagli individui e dalle istituzion­i che li servono. In altri termini, il codice postale (cap) di una persona è più importante del suo codice genetico (dna) quando si tratta di salute e longevità. Secondo quanto elaborato dall’Istituto per la Salute della Popolazion­e dell’Università del Wisconsin (Usa), l’aspettativ­a di vita degli americani sarebbe condiziona­ta per un 10 per cento dall’ambiente (qualità dell’aria, dell’acqua e dell’abitazione), per un 20 per cento dal sistema sanitario (accesso e qualità delle cure mediche), per un 30 per cento dai comportame­nti individual­i (usi di alcol, droghe, dieta, esercizio, attività sessuale) e per un 40 per cento da fattori sociali ed economici (educazione, lavoro, reddito, supporto sociale e familiare, sicurezza nella comunità).

Il potere di questi fattori sociali e comportame­ntali è enorme rispetto al potere dell’assistenza sanitaria di contrastar­li. La «mappa della metropolit­ana» dell’aspettativ­a di vita è una metafora calzante e immediata per la durata prevista della vita delle persone che risiedono nelle vicinanze di una fermata della metro. A New York City, dal centro di Manhattan al South Bronx, in tutto venti minuti di percorso, l’aspettativ­a di vita diminuisce di 10 anni: 6 mesi per ogni minuto in metropolit­ana. Tra il

Chicago Loop (centro storico della zona finanziari­a) e il lato ovest della città, la differenza di aspettativ­a di vita è di 16 anni. Chicago detiene il più grande divario di aspettativ­a di vita, secondo una nuova analisi delle più grandi 500 città degli Stati Uniti elaborata dalla Scuola di Medicina dell’Università di New York: i residenti nella comunità di Streetervi­ll, per esempio, vivono per 90 anni, ma a soli 9 miglia di distanza a Englewood, i residenti vivono solo per 60 anni. Queste enormi differenze di aspettativ­a di vita si verificano più frequentem­ente nelle città che hanno livelli più elevati di segregazio­ne razziale ed etnica. Gli Stati Uniti rappresent­ano il paese dei contrasti esagerati: a fronte di un’élite plurimilio­naria, si contano 40 milioni di persone che hanno fame, quasi 600000 senzatetto, 2,3 milioni in carceri e prigioni con servizi sanitari minimi (il 70 per cento dei quali soffre di malattie mentali o abuso di sostanze), 40 milioni in condizioni di povertà e anziani (40 per cento) in solitudine.

La metafora della metropolit­ana è operativa anche al di qua dell’oceano atlantico. A Londra, nella zona di Oxford Circus si registra la più alta aspettativ­a di vita tra i residenti (96 anni), per scendere intorno ai 79 anni in quartieri meno agiati. Le tendenze sono correlate principalm­ente con la ricchezza.

A un alieno apparirebb­e illogico il modo di comportars­i dell’uomo per la salvaguard­ia della propria vitalità e longevità. Nelle nazioni benestanti, tra cui l’Italia (speriamo sia ancora così), la scienza individua le cause sociali come maggiori determinan­ti per la salute, ma la maggior parte delle risorse messe in campo trascurano queste cause. A fronte di vaste e costose officine di riparazion­e (centri medici e servizi di emergenza) sono disponibil­i strutture minime per la prevenzion­e. Alcuni sostengono che il lavoro dei medici dovrebbe rimanere concentrat­o sul tradiziona­le: prendersi cura delle malattie. Altri (noi tra loro) ritengono che sia importante e appropriat­o espandere il ruolo dei medici e delle organizzaz­ioni sanitarie nel propaganda­re la cause sociali e comportame­ntali della salute, sostenendo una riforma della società in tal senso. Essendo i fattori sociali ed economici così importanti per la longevità, dovrebbero essere ormai considerat­i determinan­ti morali della salute, che includono un forte senso di solidariet­à sociale. Anche Papa Francesco parla di solidariet­à sociale, specialmen­te in questi giorni del contagio che stanno mettendo in ginocchio economico interi paesi, ma soprattutt­o la popolazion­e più vulnerabil­e.

Parafrasan­do quanto detto da Santa Teresa di Calcutta nell’atto di ricevere il Nobel per la Pace (1979), l’Organizzaz­ione Mondiale della Sanità ha decretato che la povertà, in tutti i suoi aspetti, è di per sé una malattia. A questo punto, la nota locuzione latina «senectus ipsa est morbus» (la vecchiaia è per sé una malattia) dello scrittore latino P. Terenzio Afro nella commedia Phormio (160 a. C.), potrebbe essere cambiata nella più attuale locuzione «paupertas ipsa est morbus» (la povertà è di per sé una malattia), anche consideran­do la quantità di persone che raggiungon­o oggi in Italia un invecchiam­ento di successo.

Metropolit­ana

La durata prevista della vita varia in base alla vicinanza a una delle fermate

 ??  ??
 ??  ?? La metro di New York
La metro di New York

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy