Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Tribunale, si rientra a luglio Gli avvocati: raffica di rinvii Tafuri: «Napoli ha una struttura poco ospitale»
NAPOLI L’attività giudiziaria dovrebbe ritornare alla normalità il primo luglio, tra una manciata di giorni: ma le condizioni non ci sono, denunciano gli avvocati, e «se non si prorogano le modalità da remoto e per iscritto vedremo rinviate tutte le cause di luglio. Un paradosso». L’allarme è stato lanciato ieri a Palazzo di giustizia nel corso di una conferenza stampa organizzata da Ordine degli avvocati, Organismo congressuale forense e Consiglio nazionale forense; erano presenti rappresentanti dei Fori dei distretti di Napoli e Salerno.
Le evidenti difficoltà nel rimettere in moto la macchina giudiziaria sono state sottolineate da Antonio Tafuri, presidente del Foro di Napoli: «Abbiamo avuto numerosi incontri con i capi del nostro distretto, ma poco è cambiato rispetto a qualche mese fa; continuiamo a non vedere provvedimenti idonei affinché la giustizia possa ripartire a luglio, come promesso. In più occasioni abbiamo chiesto di riattivare i processi e garantire maggiore sicurezza, anche se questo tipo di difficoltà è diffuso in tutta Italia. Purtroppo a Napoli tutta l’attività si svolge all’interno di un Tribunale che definire poco ospitale è fin troppo gentile». Armando Rossi dell’Ocf ha spiegato che «la giustizia è ferma, i diritti dei cittadini sono sospesi. Non esiste una seria volontà politica nel rimettere in moto la giustizia». Quindi ha aggiunto: «Gli avvocati sono stati allontanati dai Palazzi di giustizia quasi come untori. Nulla è stato fatto per mettere in sicurezza gli edifici. Se non ci sono stati interventi non si capisce come si ripartirà dal primo luglio. In studio già arrivati i rinvii, ma i cittadini non lo sanno e pensano che l’avvocato non sia stato in grado di difendere i loro diritti. I giudici di pace soprattutto non conoscono il processo telematico, eppure sono loro che garantiscono la giustizia di prossimità ai cittadini meno abbienti».
L’allarme di Rossi è stato ripreso con toni forti da Francesco Caia, consigliere del Cnf: «Il Tribunale non è ripartito, registriamo precise responsabilità a livello governativo. Soprattutto i giudici di pace soffrono di mancanza di informatizzazione, a livello amministrativo abbiamo gli uffici bloccati non per la pandemia, bensì per la mancanza di personale nonostante fossero state promesse assunzioni di massa che non sono arrivate. L’avvocatura vuol essere il motore della ripresa giudiziaria, ma siamo preoccupati per le modalità e i tempi dell’emendamento sulla ripartenza che deve essere convertito in legge».