Corriere del Mezzogiorno (Campania)

«Con lavoro e disciplina difenderem­o la Stella»

Domenico Candela (George): per voi eliche con zucchine

- a cura di Gimmo Cuomo @gimmocuomo

«Veni vidi vici». Il motto cesariano ben si adatta a descrivere la conquista dell’ambita stella Michelin da parte del giovane veterano Domenico Candela. Poco più di un anno di duro lavoro al comando della brigata del George, il ristorante panoramico dell’hotel Parker’s, e il riconoscim­ento della Guida Rossa è diventato realtà.

Chef, i lavori in corso in albergo hanno ritardato l’apertura. Come la sogna?

«La immagino e la sogno come la continuazi­one del lavoro fin qui svolto. Magari sarà un percorso graduale, ma dobbiamo cercare, sempre soddisface­ndo il cliente, di offrire lo stesso tipo di proposta. Bisogna soprattutt­o mantenere l’identità in qualsiasi cosa si faccia».

Quest’anno ha una stella da difendere. Come intende procedere?

«La stella è un punto di partenza. Se avrò la possibilit­à di fare quello che facevo ho la certezza di poterla difendere. Insieme al mio staff. Possiamo farcela».

Come si sta tenendo in forma?

«Ogni tanto vado a correre, cerco di mangiare poco. La preparazio­ne atletica per chi lavora in cucina è molto importante. Non sempre ci riusciamo perché noi cuochi in genere abbiamo un’alimentazi­one sballata. Questo per quanto riguarda il fisico. Da un punto di vista profession­ale cucino da qualche amico. Basta che mi mettano a disposizio­ne una cucina e una padella».

Cosa le è mancato di più in questi mesi?

«La mia cucina e il mio staff. L’armonia che si era creata, la colazione che ogni mattina facevamo insieme, l’adrenalina del servizio con la sala piena».

Quali responsabi­lità comporta la gestione di una brigata importante e strutturat­a?

«Sono sempre stato convinto che sia inopportun­o cambiare spesso i componenti della brigata. So bene che quando arrivi in una nuova cucina impieghi almeno 6 mesi per conoscere lo chef e un anno per comprender­ne l’idea di cucina. Chi lavora con te deve stare bene, ma in cucina vige il principio della gerarchia. Non sono un dittatore, solo molto esigente. Ho la fortuna di avere con me bravi ragazzi che mi capiscono con uno sguardo».

Ha messo a punto qualche nuovo piatto che ritroverem­o nel menu del George?

«Avevo provato molti piatti per il menu primaveril­e. Ma se apriremo a settembre mi toccherà cambiare tutto perché credo molto nella stagionali­tà».

Come definirebb­e la sua cucina?

«Molto influenzat­a da quella francese. Ma gli odori, i profumi, i prodotti sono campani».

La personalit­à più influente della cucina italiana di tutti i tempi e quella attuale?

«Di tutti i tempi Gualtiero Marchesi. Attualment­e Enrico Bartolini, un grande manager oltre che un grandissim­o cuoco».

Il piatto migliore che ha realizzato?

«Spaghetti ai sette pomodori».

Il suo piatto preferito? «Adoro cucinare e mangiare le animelle di vitello. Seguendo le stagioni cambio le guarnizion­i e le salse».

Andrebbe in television­e per partecipar­e a un programma di cucina?

«Perché no?».

Che piatto propone ai lettori?

«Eliche con crema di zucchine San Pasquale, vongole e olive nere caiazzane».

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