Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Il boom delle barche prese a nolo tra marinai improvvisati e sirene
Nell’estate del post Covid ci siamo tutti trasformati in diportisti nautici Ma oltre alla competenza c’è anche il galateo ad imporre una serie di regole
Provate a cercare una barca disponibile di questi tempi. Fate una telefonata, un giro sui moli, una ricognizione attraverso qualche amico «marinaio» e capirete che in questa estate post Covid si sono tutti trasformati in diportisti nautici. Con una serie di conseguenze imbarazzanti.
É vero, trovare un posto libero su una spiaggia è diventato un affare serio. E, diciamolo senza troppi giri di parole, i prezzi sono lievitati oltre ogni decenza. Va bene che i titolari degli stabilimenti balneari hanno dovuto ridurre il numero di ombrelloni e lettini, ma questo non giustifica richieste esose e incomprensibili. Nei lidi — dove prima i lettini erano addossati l’uno sull’altro — ora si respira appena. Eppure i prezzi praticati sono quelli di stabilimenti a cinque stelle, cui si somma il costo della cabina imposta da tantissimi.
Ma torniamo alle nostre barche. Gommoni, gozzi, motoscafi... Al largo è tutto un fiorire di improvvisati marinai che se ne vanno in giro con natanti che hanno sulla murata le indicazioni del noleggiatore con tanto di cellulare. In tanti, nomen omen, hanno epiteti pittoreschi: Il Chiattone, Mano Mozza, il Pacioccone, Calimero... Facile immaginare che, se si decide di prendere a noleggio un gozzetto per il weekend, ci si troverà a trattare con novelli Capitan Uncino o con omaccioni dediti alla buona cucina, abbronzati come pulcini neri .... Siete avvertiti: non sperate di ottenere sconti. Tirare sul prezzo sarebbe più facile in un mercato levantino che su un molo del litorale campano.
Ed eccoli i nostri prodi. Timone, ancore, cime .... Molti non sanno neanche che il mare è salato, ma sorprendentemente si avventurano, si spingono, osano. Difficile stabilire se sono peggiori quelli che escono in compagnia degli amici o quelli che si avventurano con moglie e figli. Pare che nessuno sappia che, prima di salpare le ancore, bisogna accendere il motore per evitare che la barca se ne vada alla deriva. E così la Capitaneria si affanna a operare piccoli salvataggi per tirare via dagli scogli motoscafi sovraffollati, che non ne vogliono sapere di andare in moto.
Basta fara una «passeggiata» on line per capire che una delle domande lanciate con una frequenza preoccupante al popolo degli internauti riguarda l’ormeggio in rada. «Come si cala l’ancora?» chiedono cinguettanti signorine e inesperti giovanotti. Il risultato di queste incerte teorie, rilanciate da un blog all’altro, è sotto gli occhi di tutti. Nelle calette intorno alle isole, nelle insenature della Costiera, lungo la linea di mare di Posillipo è tutto un armeggiare intorno alle ancore, è tutto uno scarrocciare, è tutto un finire gli uni sugli altri. Anche se bisogna riconoscere che in tanti amano stare vicini, con l’ormeggio a murata che tiene insieme da due a sei barche in un fiorire di cime e di artifici marinareschi e spesso con una sola ancora.
Infine, non è mai troppo ricordare che in navigazione non si sta in costume. Una maglietta indossata sui pantaloncini o un abitino leggero tenuto sul bikini racconteranno di voi una storia di stile ed eleganza, ben diversa da quella narrata da chi affronta il canale di Procida in slip elasticizzati, magari con la pancia a sbluso tenendosi vicino una robusta sirena con un triangolino leopardato abbinato ad una miniculotte zebrata.
Occhio anche agli oli solari. Ci si può proteggere senza ungere tutta la barca: in commercio ci sono prodotti che proteggono e non sporcano.
Infine la cambusa, che può essere allestita secondo le proprie preferenze. Certo sarebbe bene prediligere cibi light e, in ogni caso, bisogna prevedere acqua e frutta in ghiacciaia e, per chi vuole dare un tono frizzante alla giornata, del vino. Occhio ai rifiuti, che vanno tenuti da parte e differenziati una volta rientrati in porto. Il mare non è una pattumiera.