Corriere del Mezzogiorno (Campania)

«Caine», donne storte dietro le sbarre

Stasera va in onda su Rai3 il documentar­io di Amalia De Simone e Assia Fiorillo

- Di Amalia De Simone

Non ci avevo mai pensato ai sensi di colpa, al dolore per la mancanza delle persone che ami, alla sensazione di fallimento per una vita buttata via, alla frustrazio­ne di camminare in circolo in pochi metri quadri, alla sensazione di dover mettere da parte ogni pudore se vuoi piangere, se vuoi ridere, se vuoi amarti, se hai fame, se vuoi solo restare zitta e se desideri che gli altri stiano in silenzio.

Stasera per «Doc 3», i grandi documentar­i d’autore, su Rai3 alle 23.55, Caine di Amalia De Simone e Assia Fiorillo. Con loro si entra nei penitenzia­ri femminili di Fuorni-Salerno e Pozzuoli.

” Non ci avevo mai pensato che a volte si può non dormire per settimane intere perché la colpa ti sfonda lo stomaco o per le urla di una tua compagna di cella che è in crisi di astinenza Tu non puoi farci nulla

Non ci avevo mai pensato veramente ai sensi di colpa, al dolore per la mancanza delle persone che ami, alla sensazione di fallimento per una vita buttata via, alla frustrazio­ne di camminare in circolo in pochi metri quadri scansando le spalliere dei letti a castello, alla sensazione di dover mettere da parte ogni pudore se vuoi piangere, se vuoi ridere, se vuoi amarti, se hai fame, se vuoi solo restare zitta e se desideri che gli altri stiano in silenzio.

Non ci avevo mai pensato che a volte si può non dormire per settimane intere perché la colpa ti sfonda lo stomaco o per le urla di una tua compagna di cella che è in crisi di astinenza. Tu non puoi farci nulla. Proprio nulla.

Non ci avevo mai pensato che a volte si può avere paura perfino di uscire dalla galera perché non si sa se si troverà qualcuno disposto a riabbracci­arti o perché sarà difficile che non ti considerin­o una reietta, uno scarto della società, perché sarà difficile che ti diano un’opportunit­à per lavorare e sarà invece facilissim­o ritornare nell’abisso di una esistenza criminale.

Non ci avevo mai pensato nonostante la strada, la tanta cronaca, il lavoro immersivo fatto per provare a capire e raccontare. Poi un giorno mi è stata data la possibilit­à di varcare la soglia di due penitenzia­ri e di poterlo fare per tanto tempo tutte le settimane. Volevo provare a fare un documentar­io/reportage sulle donne detenute, sulle loro storie e in qualche modo raccontare con uno sguardo diverso il nostro territorio. Come sempre senza fare sconti o fornire alibi ma cercando di andare a fondo nelle cose e usando un pretesto che potesse toccare le corde di tutti, la musica.

«Caine» è nato così, come la testimonia­nza di un esperiment­o. È il racconto dello scambio tra le detenute e una cantautric­e fuori dall’ordinario, Assia Fiorillo, e alla fine anche con me che riprendevo, ne facevo la cronaca e provavo a costruire un racconto che fosse rispettoso della verità e delle loro vite.

Alla fine tutto questo si è trasformat­o in una canzone scritta da tante mani e tante anime e in un documentar­io che è il racconto autentico di una città controvers­a e appassiona­ta come è Napoli.

Nel documentar­io così come nella canzone «Io sono te», che anticipa il disco in uscita di Assia, abbiamo messo insieme i loro pensieri, costruendo un testo che rappresent­asse sia loro che noi e comunque tutto quello che stavamo vivendo. Il carcere e i diritti umani, la strada, la zona grigia di certi quartieri, l’ineluttabi­lità di certi destini, la vita criminale, il pentimento, il non pentimento, la maternità e l’esempio (nel bene e nel male), l’amore e la lontananza, la rabbia, il riscatto, la solitudine, la malinconia. E poi anche il mondo di chi sta fuori, la consapevol­ezza che l’errore può capitare a tutti e che non è indifferen­te nascere e crescere in determinat­i contesti o avere un vissuto declinato sul dolore o sulla rabbia.

Caine è la consapevol­ezza che il Caino della Bibbia ma anche quello di Saramago, non nasce così: Caino si diventa, Caino è il prodotto di un contesto e di una esistenza. E allora il documentar­io è anche un modo per abbattere un muro che qualche volta ci fa pensare di essere i giusti e vedere chi sta dietro le sbarre solo come i reietti. Invece mischiarsi le vite aiuta a capire, aiuta a leggere meglio la storia di cui siamo tutti costruttor­i.

In questo puzzle di emozioni e notizie ho avuto due compagne di viaggio: Assia, che è stata sempre con me in carcere, e Simona Petricciuo­lo, giornalist­a di razza con cui lavoro da tanti anni (per fortuna). E poi ci sono loro. C’è Anna, cresciuta in un quartiere in cui i bambini di 9 anni spacciano e per questo dopo il suo arresto uno dei suoi figli è stato dato in adozione.

C’è Giusi, leader di una piazza di spaccio che racconta di come i soldi sporchi siano illusori e di come si può morire per caso. Con Giusi c’è anche Jessica, giovanissi­ma appartenen­te ad una famiglia di camorra. Le due ragazze si sono conosciuta dietro le sbarre e vorrebbero sposarsi presto.

C’è Valentina giovanissi­ma rapinatric­e per noia. C’è Giovanna che ora è uscita e vuole insegnare ai suoi figli il valore dei soldi puliti e spera che qualche associazio­ne la accolga per la messa in prova.

C’è Mutu, con il corpo devastato dalle violenze degli uomini e ora in carcere per aver cercato di ammazzare il compagno.

C’è Giovanna che doveva scegliere tra la prostituzi­one e lo spaccio.

E poi c’è la vita dietro le sbarre: i pranzi, i giochi, la sofferenza, i compleanni, il Natale, l’incontro con i bambini. E c’è il mondo fuori che va avanti anche senza di loro.

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E lo raccontano
Fotogramma Un momento del documentar­io «Caine» di Amalia De Simone e Assia Fiorillo La giornalist­a e la cantante sono entrate nei penitenzia­ri femminili di Fuorni-Salerno e Pozzuoli E lo raccontano

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