Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Tavolini a Chiaia Sì del Tar, respinto il ricorso dei cittadini
In questo periodo sarebbe stata affollata di turisti stranieri Gli hotel riaprono, poche le prenotazioni
La marcia di avvicinamento alla “città dolente” non rassomiglia affatto al faticoso attraversamento di una selva oscura. Anzi. Dal tracciato tutto curve della Statale 145 che attraversa punta Scutolo, appena fuori da Vico Equense, si scivola agilmente verso Meta. Niente pullman, poche auto, qualche moto. Un anno fa sarebbe stato un tragitto infernale: a passo d’uomo, costretti in un serpentone di acciaio senza soluzione di continuità.
Una volta raggiunta piazza Santa Maria del Lauro proseguire verso Sorrento è una vera e propria passeggiata, sia che si scelga di procedere per corso Italia sia che si preferisca la strada più esterna che lambisce la costa. Entrambe le vie conducono in piazza Tasso, l’epicentro della crisi. È qui che l’horror vacui ti assale all’improvviso. Puoi contare la gente per strada sulla punta delle dita. E non devi concentrarti per comprendere che si tratta in prevalenza di gente del posto. Un capannello di tassisti in attesa infinita, due carrozzelle ferme al palo per mancanza di utenti. È passato da poco mezzogiorno. Se non tutto fosse andato storto a quest’ora la piazza sarebbe il teatro del colorato andirivieni di stranieri di ogni etnia. E nei bar sarebbe già iniziato il lunch rituale composto da pizzette al piatto riscaldate nel microonde, spaghetti “bolognese style”, birra alla spina e immancabili cappuccini.
È vero, gli alberghi stanno iniziando ad aprire. Ma si tocca con mano che il problema non è riaprirli, ma riempirli. E in tempi normali a Sorrento si riempivano eccome, grazie anza che a un contratto semplice semplice conosciuto dagli operatori turistici come allotment con garanzia o «vuoto per pieno». E cioè: un tour operator internazionale compra la disponibilità di alcune camere per un determinato periodo di tempo e paga un corrispettivo, riservandosi poi di rivenderle, magari in un pacchetto completo con il volo. Guadagno certo per l’albergatore e possibilità di ampi margini per l’operatore, salvo l’annullamento per causa di forza maggiore. Per anni il gioco ha funzionato. E Sorrento si riempiva come un uovo, anche perché ai tradizionali ospiti alberghieri si sono aggiunti i clienti delle case-vacanza e dei B&B che hanno saturato il mercato immobiliare locale, alterando addirittura gli equilibri sociali. Qualsiasi appartamento, qualsiasi buco abitabile, è stato sacrificato all’accoglienza, al punto che trovare casa in affitto per uso privato è diventata un’impresa impossibile più che disperata. Raccontava qualche sera fa un cameriere del bar Fauno che nel suo condominio erano rimaste solo 4 abitazioni private su un totale di 50 appartamenti. In molti hanno stipulato contratti di affitto molto onerosi con più proprietari in modo da poter disporre di un pacchetto cospicuo di case vacanze dal quale ricavare, senza colpo ferire, plusvalenze inimmaginabili. Certamente se non fosse arrivato il Covid a rompere le uova nel paniere, la giostra sarebbe andata avanti. Ma si trattava comunque di un business dopato, come quello dei cosidetti derivati, che prima o poi sarebbe ugualmente andato in tilt. Per anni Sorrento è stata una Ferrari con le ruote e i freni di una Cinquecento lanciata a tutta velocità. E una volta costretta a fermarsi stenta più di altri centri turistici a ripartire.
È vero, gli alberghi stanno riaprendo. Ma con numeri di arrivi e presenze irrisori rischiano di ingaggiare una pericolosa guerra al ribasso dei prezzi che potrebbe far compiere un balzo all’indietro di decenni. «Ma perché — scherun imprenditore — dite che Sorrento non si riprenderà? In 4, 5 anni tutto tornerà come prima».
Continua il minitour nel nulla. Corso Italia pedonalizzato, dove si affacciano i negozi più esclusivi, rassomiglia alla main street di un villaggio minerario del Far West a mezzogiorno. E pure la parallela, il vico San Cesareo, che a quest’ora dovrebbe brulicare di gente più di San Gregorio Armeno nel periodo prenatalizio è sprofondato nella desolazione. Sì, anche le bottegucce che vendono parei, sandali, havaianas di tutti i colori, le bottigliette di limoncello, altri souvenir made in Sorrento (leggi China), la frutta a prezzi da gioielleria sono aperti solo per onor di firma: e i gestori o ciondolano seduti fuori dall’uscio o si esercitano a rimettere a posto merce che nessuno ha provato.
Un palcoscenico vuoto, una scena senza attori. Del resto i principali tour operator d’Oltremanica hanno già annunciato che nessuno arriverà prima del 24 agosto, quando inizieranno a partire i primi voli, comunque contingentati. Americani, russi, indiani sono stati bloccati dall’Europa e dalla prospettiva della quarantena che li attenderebbe al ritorno nei Paesi di origine.
Vuota la piazza, vuoti i ristoranti, vuota la villa comunale, semivuoti perfino gli stabilimenti balneari sulle palafitte tra le due Marine che ospitano quasi esclusivamente clientela locale.
Gli imprenditori meno seduti sugli allori del recente passato cercano soluzioni innovative. Federalberghi e la Fondazione Sorrento stanno pensando di acquistare voli dalla compagnie low cost (che restano per il momento alla finestra) da mettere a disposizione della clientela maggiormente fidelizzata, come quella inglese appunto. La stessa Fondazione ha fatto ristampare in migliaia di copie un libricino in lingua inglese che un poeta locale, noto con lo pseudonimo di Saltovar, nel 1944 fece distribuire, col placet del governatore militare alleato, per invogliare i liberatori inglesi a tornare a Sorrento. Saranno inviati in Gran Bretagna come tanti messaggi in bottiglia. Non resta che intonare l’immortale Torna a Surriento. Che però, come è noto, era dedicata a un politico, Zanardelli, e non ai turisti.
Oltremanica
I tour operator inglesi hanno già annunciato che nessuno arriverà prima del 24 agosto