Corriere del Mezzogiorno (Campania)

«Insulti del giudice a Berlusconi» L’inchiesta verso la prescrizio­ne

Polemiche dopo le testimonia­nze rese alla difesa di tre dipendenti di De Siano a Ischia

- Titti Beneduce

Se la prescrizio­ne non è ancora scattata certamente è dietro l’angolo: il fascicolo aperto in Procura nei confronti di tre dipendenti di Domenico De Siano, coordinato­re regionale di Forza Italia, dopo l’esposto del giudice in pensione Antonio Esposito si avvia verso l’archiviazi­one. Esposito è il magistrato che nel 2013 presiedeva la sezione feriale della Cassazione che condannò in via definitiva Silvio Berlusconi per frode fiscale. Come ha riportato ieri il Fatto

quotidiano, giornale con il quale l’ex magistrato collabora, Esposito ritiene false le dichiarazi­oni di tre dipendenti dell’hotel «Villa Svizzera» di Lacco Ameno rese all’avvocato Bruno Larosa — che assiste Silvio Berlusconi — nell’ambito di indagini difensive da inviare alla Corte europea dei diritti dell’uomo, davanti alla quale pende un procedimen­to. I tre hanno riferito di pesanti insulti rivolti da Esposito nei confronti di Berlusconi oltre che dello stesso De Siano. È evidente che, se questo corrispond­esse al vero, si porrebbe un enorme problema. Antonio Esposito, infatti, sostiene che è tutto falso e ha presentato un esposto in Procura. Dove, di fronte alla notitia criminis, non hanno potuto che aprire un fascicolo, oggi sulla scrivania del pm Mariella Di Mauro. Al momento non è ipotizzato alcun reato a carico dei tre, Domenico Morgera, Michele D’Ambrosio e Giovanni Fiorentino. In astratto si potrebbe ipotizzare quello di false dino chiarazion­i a un avvocato, che per le indagini difensive è l’equivalent­e delle false dichiarazi­oni a un pm. La pena massima per questo reato è quattro anni; il codice prevede che un reato si prescriva appunto quando sono trascorsi gli anni previsti dalla pena massima, tuttavia, trattandos­i di un delitto e non di una contravven­zione, devono trascorrer­ne almeno sei: che sono trascorsi ad aprile, dal momento che i verbali contro cui Esposito punta il dito sono di aprile 2014. Sempre in astratto, si potrebbe aggiungere un quarto di tempo ulteriore per motivi di sospension­e o interruzio­ne: si arriverebb­e dunque a sette anni e mezzo, cioè ad ottobre 2021. Un dato certo intanto c’è: l’8 giugno scorso il consiglio distrettua­le di disciplina forense, che ha esaminato l’esposto fatto dall’ex magistrato contro Larosa al Consiglio dell’Ordine, ha deliberato all’unanimità l’archiviazi­one dell’esposto stesso. Esposito sosteneva che il penalista non potesse raccoglier­e le dichiarazi­oni dei tre testimoni poiché non era in corso un procedimen­to penale. Il consiglier­e delegato Maurizio Ricigliano aveva sollecitat­o l’archiviazi­one sottolinea­ndo che «le risultanze documental­i depongoper l’insussiste­nza di ogni profilo di responsabi­lità disciplina­re»; «la notizia di illecito disciplina­re è manifestam­ente infondata».

In una nota Larosa parla di «tentativo finalizzat­o a vanificare l’attività difensiva in vista del prossimo giudizio dinnanzi alla Corte sovranazio­nale. Il provvedime­nto (del consiglio di disciplina, ndr) riporta che il ricorso alla Corte europea è “un vero e proprio rimedio straordina­rio, seppur atipico, di impugnazio­ne” finalizzat­o alla revisione della sentenza di condanna”».

Il caso

Esposito è il magistrato che nel 2013 presiedeva la sezione feriale della Cassazione che condannò il Cavaliere

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De Siano e Berlusconi durante un riceviment­o a Ischia
Insieme De Siano e Berlusconi durante un riceviment­o a Ischia

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