Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Vacanze misurate
Non è facile convivere con le regole dettate dalla pandemia soprattutto nei mesi più caldi Come fare di necessità virtù
Ela chiamano estate. Tutti ancora distanziati, privi di abbracci e baci, con le mascherine calate sul volto, come banditi in assetto di rapina, e le mani continuamente irrogate di gel igienizzante. Se qualcuno ci avesse preannunciato un mese di luglio così, come tanti protagonisti allucinati di un romanzo di fantascienza, a metà tra Asimov e Bradbury, probabilmente l’avremmo preso per pazzo. E invece ci tocca. Perché, lo dice una parte della vivace comunità di virologi, il coronavirus è ancora vivo e lotta contro di noi. Vero è che c’è pure un’altra parte della suddetta comunità che dice l’esatto contrario, e cioè che la forza del contagio si è notevolmente ridotta e che il peggio è passato. A chi dare retta? Nell’incertezza meglio non abbassare la guardia (e neppure le difese immunitarie) e continuare a rispettare le restrizioni che ci accompagnano ormai dal lontano mese di marzo.
E la chiamano estate. Hanno riaperto gli stabilimenti balneari ma è tutto così surreale. La promiscuità, che un tempo era un valore aggiunto di successo (c’è un sacco di gente, quella spiaggia è davvero “in”) ora è diventato motivo di riprovazione e condanna sociale. Lo stesso accade nei concerti e spettacoli dal vivo che stanno lentamente riprendendo ma senza i numeri di una volta. Le arene sono piene per un terzo, adesso più di mille spettatori all’aperto non ci possono stare. Meno ancora al chiuso: duecento. Allineati e coperti, è proprio il caso di dire.
E la chiamano estate. E il turismo ora è diventato di prossimità. Che in buona sostanza significa che devi fare quello che ordinavi a tuo figlio quand’era piccolo: «non allontanarti». Per sicurezza, senz’altro. Ma soprattutto perché non ci sono più i soldi per avventurarsi in lunghi tragitti.
E allora facciamo di necessità virtù e tutti noi italiani riscopriamo e valorizziamo finalmente l’Italia. I luoghi esotici continueremo a guardarceli solo in televisione. Un nuovo modo di viaggiare che richiede itinerari più a portata di mano e una consapevolezza che finora ci è mancata: che prima di conoscere le località estere sarebbe cosa buona e giusta visitare bene le nostre. In questo la Campania è fortemente avvantaggiata: l’offerta è varia ed eterogenea e nell’arco di pochi chilometri i paesaggi possono cambiare notevolmente.
L’idea di questo speciale è proprio quella di fornire una piccola guida, ovviamente non esaustiva, al nostro patrimonio di bellezze. Dalle spiagge libere di Napoli al rilancio di Paestum, il cui parco archeologico è ora tutt’uno nella gestione con quello di Ascea-Velia, dai testimonial d’eccezione, come lo scrittore, Premio Strega 2019, Antonio Scurati, fedelissimo del borgo di Torello, in Costiera amalfitana, ai percorsi più suggestivi per gli amanti del trekking, il racconto si snoda attraverso una serie di punti fermi che, covid o meno, sono incrollabili. Nelle ultime due pagine abbiamo voluto mettere a confronto due immagini diverse ma complementari della Campania: quella che appartiene a coloro che sono convinti che sia il migliore dei mondi possibili e l’altra che invece si riduce a immancabile cahiers de doléance di tutto ciò che non funziona. Una dicotomia che è anche antinomia che per restare in tema ricorda i virologi di cui sopra. Buona estate. Compatibilmente.
Nuovi comportamenti Il rischio contagio impone di non allontanarsi troppo: niente mete esotiche, nella nostra regione c’è tutto ciò che cerchiamo