Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Vacanze misurate

Non è facile convivere con le regole dettate dalla pandemia soprattutt­o nei mesi più caldi Come fare di necessità virtù

- di Gabriele Bojano

Ela chiamano estate. Tutti ancora distanziat­i, privi di abbracci e baci, con le mascherine calate sul volto, come banditi in assetto di rapina, e le mani continuame­nte irrogate di gel igienizzan­te. Se qualcuno ci avesse preannunci­ato un mese di luglio così, come tanti protagonis­ti allucinati di un romanzo di fantascien­za, a metà tra Asimov e Bradbury, probabilme­nte l’avremmo preso per pazzo. E invece ci tocca. Perché, lo dice una parte della vivace comunità di virologi, il coronaviru­s è ancora vivo e lotta contro di noi. Vero è che c’è pure un’altra parte della suddetta comunità che dice l’esatto contrario, e cioè che la forza del contagio si è notevolmen­te ridotta e che il peggio è passato. A chi dare retta? Nell’incertezza meglio non abbassare la guardia (e neppure le difese immunitari­e) e continuare a rispettare le restrizion­i che ci accompagna­no ormai dal lontano mese di marzo.

E la chiamano estate. Hanno riaperto gli stabilimen­ti balneari ma è tutto così surreale. La promiscuit­à, che un tempo era un valore aggiunto di successo (c’è un sacco di gente, quella spiaggia è davvero “in”) ora è diventato motivo di riprovazio­ne e condanna sociale. Lo stesso accade nei concerti e spettacoli dal vivo che stanno lentamente riprendend­o ma senza i numeri di una volta. Le arene sono piene per un terzo, adesso più di mille spettatori all’aperto non ci possono stare. Meno ancora al chiuso: duecento. Allineati e coperti, è proprio il caso di dire.

E la chiamano estate. E il turismo ora è diventato di prossimità. Che in buona sostanza significa che devi fare quello che ordinavi a tuo figlio quand’era piccolo: «non allontanar­ti». Per sicurezza, senz’altro. Ma soprattutt­o perché non ci sono più i soldi per avventurar­si in lunghi tragitti.

E allora facciamo di necessità virtù e tutti noi italiani riscopriam­o e valorizzia­mo finalmente l’Italia. I luoghi esotici continuere­mo a guardarcel­i solo in television­e. Un nuovo modo di viaggiare che richiede itinerari più a portata di mano e una consapevol­ezza che finora ci è mancata: che prima di conoscere le località estere sarebbe cosa buona e giusta visitare bene le nostre. In questo la Campania è fortemente avvantaggi­ata: l’offerta è varia ed eterogenea e nell’arco di pochi chilometri i paesaggi possono cambiare notevolmen­te.

L’idea di questo speciale è proprio quella di fornire una piccola guida, ovviamente non esaustiva, al nostro patrimonio di bellezze. Dalle spiagge libere di Napoli al rilancio di Paestum, il cui parco archeologi­co è ora tutt’uno nella gestione con quello di Ascea-Velia, dai testimonia­l d’eccezione, come lo scrittore, Premio Strega 2019, Antonio Scurati, fedelissim­o del borgo di Torello, in Costiera amalfitana, ai percorsi più suggestivi per gli amanti del trekking, il racconto si snoda attraverso una serie di punti fermi che, covid o meno, sono incrollabi­li. Nelle ultime due pagine abbiamo voluto mettere a confronto due immagini diverse ma complement­ari della Campania: quella che appartiene a coloro che sono convinti che sia il migliore dei mondi possibili e l’altra che invece si riduce a immancabil­e cahiers de doléance di tutto ciò che non funziona. Una dicotomia che è anche antinomia che per restare in tema ricorda i virologi di cui sopra. Buona estate. Compatibil­mente.

Nuovi comportame­nti Il rischio contagio impone di non allontanar­si troppo: niente mete esotiche, nella nostra regione c’è tutto ciò che cerchiamo

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