Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Spiagge libere Non c’è più solo Mappatella beach
Rispetto agli anni ‘70 e ‘80 la qualità del mare lungo tutto il litorale napoletano è migliorata A piazza Nazario Sauro fanno il bagno gli anziani mentre gli adolescenti si tuffano a Borgo Marinaro
Il tempo delle vacanze si accorcia e chi non vuol rinunciare al mare, ma trascorre a Napoli gran parte dell’estate, si attrezza per una nuotata in città. Al netto dei lidi privati, la costa partenopea offre spazi piuttosto limitati. Almeno, però, la qualità del mare è migliorata rispetto agli anni ‘70 ed ‘80, come certificano i dati dell’Arpac, che monitora la qualità delle acque marine. Il divieto di balneazione permane sul litorale di San Giovanni, fortemente inquinato anche a causa dell’apporto degli alvei Volla e Sannicandro, ed a Bagnoli. Il resto del litorale napoletano, esclusi naturalmente porti e porticcioli, è balneabile.
Mare non inquinato, peraltro, non necessariamente significa mare pulito e cristallino. Rifiuti galleggianti portati dalle correnti o abbandonati da terra, mucillagini, fioriture algali possono rendere poco piacevole nuotare anche laddove il mare sia sicuro dal punto di vista sanitario. Il mare che bagna piazza Nazario Sauro è tradizionalmente quello dei “luciani”, gli abitanti del Pallonetto Santa Lucia e dintorni che si sistemano sugli scogli artificiali. L’età media è piuttosto alta. Anziani con il corpo abbrustolito dal sole, matrone, raccoglitori di cozze. La qualità dell’acqua è classificata dall’Arpac come “buona”. Tra gli scogli artificiali, però, si sono accumulati negli anni “reperti” di varia natura: bottiglie di birra, carte, involucri di alluminio, residui di cibo, contenitori di plastica. Pochi metri più avanti, nella zona del Borgo Marinaro e di Castel dell’Ovo, i massi artificiali sono il regno degli adolescenti. Si stendono al sole, si tuffano – anche pericolosamente – nuotano. Si prosegue ed ecco via Caracciolo con la celebre Mappatella Beach, il simbolo del bagno popolare. Negli ultimi anni è in parte cambiata. Migranti ucraini, filippini , africani o sudamericani si godono un tuffo al fianco dei napoletani. Capita di vedere anche turisti del nord Europa, biondissime famiglie con pargoli al seguito. Il mare è accettabile – “eccellente” secondo la classificazione dell’Arpac che tiene conto dei parametri batteriologici – ed i famigerati baffi della scogliera, che avrebbero dovuto essere rimossi dopo l’America’s Cup ma sono rimasti al loro posto, monumento all’eterno provvisorio, smorzano le correnti. C’è piede per almeno una decina di metri dalla battigia. La costa posillipina è quasi interamente occupata dai lidi privati. C’è, però, nella parte bassa di Posillipo un piccolo spazio di arenile libero proprio ai piedi del seicentesco Palazzo Donn’Anna. Si accede in maniera quasi carbonara. Si percorrono in discesa le scale di via Sermoneta, si gira a destra e ci si imbatte in un cancello chiuso. È l’ingresso secondario del Bagno Elena. Si bussa ad un campanello, compare il bagnino, apre il catenaccio e si entra. Tocca accovacciarsi sotto un pontile del lido e percorrere un centinaio di metri, oltrepassando il Bagno Elena ed il lido Ideal, poi finalmente la spiaggia libera. Quest’anno, complice l’emergenza Covid, è riservato alla presenza in contemporanea di dieci persone. Controlla il bagnino del Bagno Elena
Accessi gratuiti
Nella parte bassa di Posillipo c’è un piccolo spazio di arenile gratis proprio ai piedi del seicentesco Palazzo Donn’Anna