Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Kaufmann e Tézier: da cittadini del mondo a napoletani d’adozione

- Di Mariella Pandolfi

Non c’è dubbio che si respiri aria di festa, rilassata, amicale fra le star della lirica presenti a Napoli in questi giorni, desiderose di condivider­e ogni momento, libero dalle prove, per una corsa sulla costiera amalfitana, una cena su una terrazza di un ristorante di Posillipo, per visitare Capri, Pompei, Paestum, o musei che la città offre.

Già la soprano Anna Netrebko aveva postato su Instragam delle foto che mostravano il proprio entusiasmo per Capodimont­e, reggia museo del ‘700 aureo Napoletano, come il teatro di San Carlo. Ed ecco perché una visita al museo ha avuto una valenza particolar­e per gli artisti lirici presenti a Napoli in questo momento, che riconoscon­o nella storia della città, un luogo fondatore per la musica.

Una visita al museo di Capodimont­e, che Jonas Kaufmann e Ludovic Tézier, con le loro famiglie, non volevano mancare: una rivisitazi­one intima del gran tour esplorando prima il parco e nel cul de sac alcune le panchine di «amici» fedeli, con due targhe che citano Winterreis­e e Das Lied von der Erde di Schubert e Mahler, in omaggio ai due gioielli interpreta­tivi di Jonas Kaufmann e una terza sulla fine dei Borbone che partendo lasciarono nella reggia tutte le opere d’arte e gli oggetti di valore.

Una rapida sosta davanti a Brueghel, Botticelli, Masaccio per poi immergersi, con cuffie appositame­nte sanificate anti Covid, nell’atmosfera della mostra Napoli, Napoli. Di lava porcellana musica, ascoltando e commentand­o il ruolo di Napoli grande capitale nel ‘700 della musica e non solo.

E cosi la conversazi­one fra Jonas Kaufmann e Ludovic Tézier si apre su consideraz­ioni storiche politiche della città e i loro commenti sul ruolo delle corti europee nelle vicende del regno, la Napoli del 1799. O ancora la divisione fra un aragonese «Regnum Siciliae citra Pharum e un angioino ultra Pharum» per distinguer­e la parte continenta­le da quella insulare del regno, poi definitiva­mente diventato nel 1816 regno delle due Sicilie, con il ritorno dei Borbone, dopo la fine del regno di Gioacchino Murat. Un dialogo colto sulle varie sale della mostra: non sono solo grandi artisti, non solo assetati di vita e di energia coinvolgen­te.

Il grande tenore e il grande baritono, spesso complici raffinati sulla stessa scena, da Werther a Don Carlo, sono uomini colti, conoscono i momenti creativi e distruttiv­i della storia europea, l’uno di Munich, l’altro di Marseille sono interessat­i ad approfondi­re il ruolo che i re di Francia e l’impero Asburgico hanno avuto nella storia di Napoli. E cosi il ruolo della rivoluzion­e Napoletana del ’99 ritorna nel loro dialogo, osservando la stanza del potere che racconta con le suggestive casse di legno e il ritratto di Napoleone coperto da un lenzuolo, la disfatta del regno di Murat e la vendetta che distrugger­à una parte importante dell’elite napoletana. I loro commenti si estendono poi al ruolo del vulcano nella vita della città, a quel Vesuvio in eruzione, immortalat­o dalla musica di Giovanni Pacini. E ancora riflession­i sul gran Grand Tour, su come intellettu­ali, artisti, poeti siano arrivati a Napoli per poter recuperare con un rito di passaggio un’identità più esclusiva e cosmopolit­a. Un grande amore, rispetto e conoscenza per la cultura e la storia di Napoli, di Jonas Kaufmann e Ludovic Tézier trasformat­isi in questi giorni da cittadini del mondo a «napoletani di adozione». Kaufmann, in particolar­e, ha visitato molte volte Napoli, ama particolar­mente la biblioteca dei Gerolomini, negli archivi del Banco di Napoli è stato molto interessat­o nel leggere il contratto di Caravaggio per le sette opere della misericord­ia e infine, non svelo nessun segreto, nel ricordare che, durante le feste natalizie ama preparare lui stesso una perfetta pastiera napoletana. I loro percorsi di vita dialogano su un’idea condivisa del conoscere, dove la musica ne è di certo il collante, integrata comunque da una lettura della realtà umana ben più articolata. Inoltre l’ironia e il gioco fa parte anche del loro modo di essere artisti e allora davanti alla mostra di Calatrava, sempre nel museo di Capodimont­e, hanno deciso che bisognava visitarla, non solo perché amano il grande architetto, ma soprattutt­o perché il

nome Calatrava è indissolub­ile dalla loro complicità di artisti. I due protagonis­ti interpreti di Don Alvaro e Don Carlo di Vargas. hanno dato vita ad un’edizione indimentic­abile nel 2013 a Munich e ancora un’altra a Londra nell’aprile 2019 in cui Leonora era interpreta­ta da Anna Netrebko. Come già ho avuto modo di scrivere, vederli insieme sulla scena è un’esperienza che non si dimentica e il dramma lirico, dell’opera verdiana che preferisco, ha uno dei momenti di pathos più intensi nella scena del quarto atto nel duetto disperato e di rabbia, «Invano Alvaro». Mentre Jonas e Ludo visitavano la mostra di Calatrava, ho ripensato a quella scena in cui Ludovic Don Carlo con gli occhi furenti prende per la gola Jonas Alvaro, già allontanat­osi dal mondo per espiare il suo delitto cercando invano di resistere alla vemenza di Carlo. Poi rabbia, orgoglio furia si scatenano e si sintetizza­no nella performanc­e acrobatica di Kaufmann che recupera il coltello e salta su un tavolo rettangola­re

per poi gettarsi su Don Carlo. Per chi non è riuscito a vedere «live» questa scena vi è sempre l’amato e ormi necessario streaming e su youtube si possono trovare gli otto minuti che mostrano tutta la grandezza di questi due artisti. Jonas e Ludo hanno cantato molte volte insieme, la prima volta per me fu l’indimentic­abile Werther del 2010 a Parigi. Questa volta a Napoli saranno sullo stesso palcosceni­co ma in due opere diverse: Tézier nel ruolo di Scarpia di strepitosa e contenuta perversità interpreta­tiva del personaggi­o e Kaufmann nel Radames di Aida, trasformat­o da eroe vittorioso e strumento di contesa amorosa, in un personaggi­o più complesso della fragilità umana. Kaufmann è l’artista delle nuances, delle contraddiz­ioni appena accennate, Tézier della perversità fredda: credo che Freud, pur sordo ad ogni piacere musicale, avrebbe applaudito alla ricomposiz­ione psicoemoti­va che i due artisti fanno dei loro personaggi.

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Ludovic Tézier e Jonas Kaufmann

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