Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Ivan Cotroneo, parole d’amore in quarantena
Due ex vivono il lockdown insieme Sembra una condanna ma è un dono
Le buone notizie sono due: la prima è che la pandemia non ha fermato la scrittura in forma di «frammenti di un discorso amoroso» di Ivan Cotroneo: esce oggi per La nave di Teseo «14 giorni. Una storia d’amore» scritto con la sodale Monica Rametta. L’altra è che lo scrittore e regista napoletano risponde a questa intervista da un set, il che vuol dire che ci stiamo riprendendo.
Quando e come con Monica Rametta avete scritto questo romanzo dell’era pandemica?
«È stato proprio durante il lockdown. Siamo abituati a una vicinanza continua, normalmente ci vediamo quasi tutti i giorni per scrivere e conversare. Così abbiamo iniziato a telefonarci a lungo e a parlare di quello che stavamo vivendo, di quello che succedeva alle nostre vite, alle vite degli altri, degli spaventi, della vita di coppia. Abbiamo parlato anche con altre persone di, se e come fosse possibile costruire su questo tempo speciale che stavamo vivendo una storia. Nel corso di queste telefonate sono venuti fuori Marta e Lorenzo, una coppia sposata che si sta lasciando e che è costretta a passare 14 giorni insieme, 14 giorni che nessuno dei due vorrebbe. Ma questo tempo indesiderato offre a entrambi la possibilità di andare a fondo su quello che è successo a loro in 15 anni di amore, una possibilità speciale che di solito alle coppie che si lasciano non viene data».
L’amore è per così dire lo specifico di successo della vostra coppia autorale da «Tutti pazzi per amore» a «È arrivata la felicità». Ma stavolta abbiamo tra le mani un romanzo. È stato un salto naturale?
«Sì, e si tratta di un romanzo molto dialogato, con una costruzione speciale, nel senso che è diviso in 14 capitoli, uno per ogni giorno. Di quelle 24 ore di convivenza fra Marta e
Lorenzo leggiamo solo una parte, consecutiva, come una sequenza cinematografica di otto o dieci minuti. Questo ci ha permesso di raccontare i giorni non come una serie di aneddoti, ma come una storia unica, di cui però il lettore deve riempire i buchi tra i capitoli per comprendere cosa stia succedendo tra i due. Questo tipo di costruzione ci ha convinto che potevamo farlo: abbiamo iniziato a parlare di cosa sarebbe successo tra i due e a recitarci i dialoghi al telefono».
Scrivere di una fase di un’emergenza ancora in pieno svolgimento suggerisce un’idea di letteratura che è necessità per stare pienamente al mondo. O no?
«Sì, per noi è stata la necessità come sempre di dialogare con i lettori sul periodo che stavamo e stiamo vivendo. Sia io che Monica crediamo nel potere delle storie e scriviamo per parlare con gli altri, per cui la letteratura, o comunque il raccontare storie, è per noi una necessità di comunicazione».
Di voi in casa editrice, La nave di Teseo, si dice che siete due persone distinte che scrivono come fossero una sola, ma bipolare. Possibile? Il segreto di questa alchimia?
«Come in tutte le storie d’amore, parte è attrazione misteriosa e parte costruzione: ci siamo conosciuti e incontrati per scrivere Tutti pazzi per amore e ci siamo capiti subito, ci sembrava di ‘vedere’ le stesse cose e di avere lo stesso senso dell’umorismo: ridevamo delle stesse situazioni. Poi in oltre dieci anni abbiamo affinato le nostre conoscenze, ci siamo conosciuti più profondamente, abbiamo imparato a volerci bene, sopportarci e sostenerci. Insomma siamo una coppia di fatto».
Marta e Lorenzo che volti immagina che avranno quando saranno una nuova serie di successo. Perché lo saranno vero?
«Dall’inizio abbiamo pensato che questa storia potesse avere una trasposizione: teatro, cinema, tv. Stiamo lavorando a un adattamento. Immaginiamo già gli attori che potrebbero interpretare Marta e Lorenzo, ma per scaramanzia preferiamo non dirlo».
Domanda libera: dica quello che ritiene importante e che non le ho chiesto.
«Risposta libera: Quattordici giorni, come dice il sottotitolo, è soprattutto una storia d’amore, in cui la pandemia è l’elemento esterno che costringe una coppia a rivedere tutto quello che ha passato. Ma questo tempo di discussioni, battute feroci, risate e pianti, ha un termine: alla fine quella porta si aprirà, saranno liberi. A noi che, credo come tutti, quando è finito un amore siamo andati via pieni di domande e frastornati, questa possibilità straordinaria di conoscere quando una storia dovrà finire, quale sarà precisamente l’ultima volta che fai l’amore con quella persona, e soprattutto avere la possibilità di parlare con l’altro è sembrata un’occasione speciale, una storia da raccontare».
Su quale set si trova?
«Sto girando la seconda stagione de La compagnia del Cigno che ho scritto sempre insieme con Monica. Siamo a Roma per gli interni del teatro in cui si svolgono i concerti dei ragazzi protagonisti, poi ci sposteremo a Milano. E devo dire che riprendere è bellissimo. È una grande responsabilità: sono circondato da una troupe che vuole ripartire, ricominciare a lavorare, tornare alla normalità. Seguire i protocolli di sicurezza è faticoso, ma necessario. E tutti lo facciamo con la speranza che la situazione dentro e fuori dal set migliori. Lo facciamo con tenacia, passione e speranza, per noi e per tutti i lavoratori dello spettacolo che questo periodo di fermo lo hanno duramente patito».
Set Anche questa storia avrà una trasposizione ma per scaramanzia sto zitto Ora giro La compagnia
del Cigno, seconda serie