Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Oggi il ministro De Micheli a CasaCorriere
Dalle 18 web talk sul «Cemento buono». Matacena: Recovery fund, prova del nove
«Oggi al ministro De Micheli chiederò una sola cosa: rivedere al più presto la normativa sugli appalti pubblici. Eliminando il massimo ribasso, che genera solo lavori di pessima qualità e numerosi contenziosi. Serve uno strumento efficace». L’architetto Gennaro Matacena, presidente della società Caronte, è uno dei protagonisti di CasaCorriere oggi alle 18. Il web talk si svolge on line su CorrieredelMezzogiorno.it facebook.com/corrieredellasera e facebook.com/corrieredelmezzogiorno.
Il tema è «Cemento buono: infrastrutture, riqualificazione, idee, visioni», e, oltre a Matacena, ci sono Paola De Micheli, ministro delle Infrastrutture; Claudio De Vincenti, editorialista del Corriere del Mezzogiorno-Corriere della Sera; Federica Brancaccio, presidente Acen; Maurizio de Giovanni, scrittore, editorialista del Corriere del Mezzogiorno-Corriere della Sera, e il direttore del Corriere del Mezzogiorno Enzo d’Errico. Si comincia con un video documentario sulla storia di Bagnoli con voce narrante di Rossana Di Poce, poi d’Errico coordina il confronto, e la chiusura in musica con Marco Zurzolo.
Architetto Matacena, secondo lei che l’ha sperimentata e realizzata in un borgo abbandonato dell’Umbria, Postignano, trasformato in una culla dell’arte e della qualità della vita, come dovrebbe avvenire la rigenerazione urbana nelle grandi città del Sud?
«Bisogna partire dalle periferie, il cui squallore è sotto gli occhi di tutti. E genera catastrofi, sociali, economiche, culturali, con effetti anche sul proliferare della malavita. Poi va preso di petto il nodo dei Centri storici, che debbono essere valorizzati, eliminando gli abusi. Non servono grandi idee, basta buonsenso, senza abbandonarsi per forza di cose a voli pindarici».
In questi giorni il Governo ha ottenuto una pioggia di miliardi col Recovery fund, ora servono i progetti attuativi e questi soldi vanno spesi presto e in modo efficace. Ci riuscirà l’Italia?
«E’ la vera prova del nove della classe dirigente del nostro Paese. Con onestà non so se sia pronta a fare questo salto di qualità. Agendo sulla base degli interessi generali e non per soddisfare il consenso a fini elettoralistici. Quello che so per certo è che rappresenta l’ultimo treno, se perderemo quest’opportunità in Europa non ne avremo certo un’altra. E col debito pubblico spaventoso che abbiamo accumulato rischiamo molto».
Forse è giunto il momento di trasformarci da cicale in formiche...
«Infatti. Se guardiamo al nostro Sud, vediamo che in larga misura, soprattutto nelle zone interne, il territorio è stato abbandonato, ha perso valore e appeal, non lo coltiva più nessuno, c’è un evidente depauperamento paesaggistico».
Per lavori pubblici e infrastrutture, come bisogna agire per utilizzare presto e bene le risorse di Bruxelles?
«Credo sia davvero arduo riuscire a spendere se le norme sugli appalti restano quelle che sono: ridicole, che fanno perdere mesi se non anni. Lei pensi che non c’è una normativa che valga per l’intero territorio nazionale. In Francia c’è un regolamento che ha valore perfino nelle colonie d’Oltremare. Se qualcuno si illude che per utilizzare tutti i finanziamenti basti far ricorso a Invitalia, voglio proprio vedere come va a finire».
Architetto, è sempre stato così in Italia?
«No, affatto. Negli anni 50 e 60 vi erano ancora pubbliche amministrazioni che funzionavano bene. Oggi purtroppo l’apparato statuale non esiste più. E il problema non riguarda solo il Sud. Ho vinto una gara a Trieste, sono finora trascorsi inutilmente sei anni. Anzi le dirò che in qualche caso nel Mezzogiorno va meglio: l’ufficio tecnico del Comune di Palermo è il migliore tra quelli con cui abbia avuto a che fare».
Il tema del confronto di oggi parte da un assunto che merita un approfondimento: «Cemento buono». Cosa significa per lei?
«In Italia oggi di cemento ce ne abbiamo fin troppo. Dal ’45 a oggi abbiamo costruito tre volte di più del necessario, cementificando mezza Italia, soprattutto le zone costiere. Queste cubature sono rimaste in gran parte inutilizzate. Mentre, e faccio riferimento all’iniziativa che ho realizzato a Postignano, ci sono ben 6 mila borghi abbandonati. In una parola, il territorio italiano è stato distrutto dalle cicale degli anni del boom economico».
È fin troppo ovvio che nel web talk di oggi il cemento rappresenta una metafora.
«È un argomento quanto mai pertinente. Secondo me il cemento buono agisce un po’ come specchietto per le allodole».
In qualche caso, però, architetto, di cemento per grandi infrastrutture nel Mezzogiorno ne serve, eccome.
«Se lei sta pensando, tanto per fare un esempio, agli appena 60 chilometri di rotaie a doppio binario in Sicilia, sono perfettamente d’accordo. Così come mi chiedo perché i Governi che si sono succeduti abbiano ignorato la centralità del Mar Mediterraneo, che invece, dopo il raddoppio del Canale di Suez, è diventato un crocevia dei traffici mondiali, anche di Paesi lontani. E noi restiamo sordi e ciechi alla finestra, senza far nulla».