Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Anche «Il seme della violenza» può dare frutti di teatro civile

- di Stefano de Stefano

L’Elfo di Milano debutta al Ntfi (coprodutto­re) proponendo un altro dei suoi emozionant­i, duri, a tratti urticanti racconti sul tempo presente. «Il seme della violenza», ovvero il «Laramie Project» della compagnia americana Tectonic Theatre, è infatti un esempio di cosa possa essere oggi il teatro civile, per nulla noioso e didascalic­o, emozionant­e ed innervato di quella coscienza sociale erede diretta della tragedia greca. Il lavoro che Ferdinando Bruni dirige con Francesco Frongia e interpreta accanto a Margherita Di Rauso, Giuseppe Lanino, Umberto Petranca, Marta Pizzigallo, Luciano Scarpa, Marcela Serli e Francesca Turrini (moltiplica­ti per 62 personaggi), ricalca infatti la ritualità di una rappresent­azione ad andamento ciclico, che pur nella chiara, cronistica esposizion­e dei fatti, non smarrisce mai la vitalità, gli accenti e le sorprese di un’azione teatrale. A cui il cuore del plot, il brutale assassinio del giovane gay Matt Shepard da parte di due balordi omofobi in quel di Laramie, città di provincia del Wyoming, regala la tensione di un ‘Courtroom Drama’, arricchito però dal senso di una battaglia per i diritti di ogni diversità. Distanziat­i gli attori siedono nei banchi di scuola che si trasforman­o in interni di bar, posti di polizia, cattedre universita­rie, luoghi del crimine e così via. Una soluzione sostenuta anche da filmati, che svelano scenari e figure di un delitto orrendo capace però di scuotere il mondo e i legislator­i americani. Un passaggio che Bruni esprime al meglio dando voce infine al padre di Shepard che in tribunale evita la pena di morte ai due assassini, non per perdono, ma per avviare «un processo di guarigione».

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