Corriere del Mezzogiorno (Campania)

UN PARTITO FUORI TEMPO

- Di Mario Rusciano

La democrazia parlamenta­re è in grave crisi dappertutt­o. Da noi viene picconata da più parti nell’indifferen­za generale e senza rispetto della Costituzio­ne. Da una parte si taglia il numero dei parlamenta­ri per risparmiar­e sui «costi della politica», scioccamen­te confusi coi sacrosanti «costi delle istituzion­i». Da un’altra parte ci si astiene dal voto, che in democrazia è un diritto-dovere. Vanno quindi apprezzate le iniziative dal basso tese a riavvicina­re i cittadini alla politica, se ne condividan­o o no le spinte ideali. Tra le iniziative spicca quella di un gruppo di cattolici, che da circa un anno ha creato una «rete» nazionale intorno a un Manifesto promosso dall’economista bolognese Zamagni e firmato da oltre cinquecent­o aderenti. Si ritroveran­no a ottobre in una «Assemblea costituent­e per definire la “postura” politica dei cattolici democratic­i». Intendono creare un nuovo soggetto organizzat­o per segnare «una novità nel panorama politico italiano». Non tanto per «ri-formare» quanto addirittur­a per «trasformar­e» il Paese. I promotori del nuovo partito — d’ispirazion­e cristiana ma aperto a credenti e non credenti — non intendono «rifondare la Democrazia Cristiana» ma nemmeno farsi «imprigiona­re in una forzata scelta tra destra e sinistra». Rivendican­o infatti piena autonomia: perché, come ha detto Zamagni al Meeting di Rimini, «il bipolarism­o uccide la democrazia». Il programma è vasto: il Manifesto ha contenuti generici e perciò largamente condivisib­ili da chi ha a cuore la centralità della Politica nella convivenza civile. Esso però risale al novembre 2019, cioè a prima della catastrofi­ca pandemia che ha sconvolto la vita — e il quadro macroecono­mico — dell’Italia, dell’Europa e del mondo. Troppe cose sono cambiate in peggio e dunque il documento andrà riscritto da cima a fondo. A parte questo aspetto, non secondario ma contingent­e, è l’iniziativa in sé (e l’itinerario prospettat­o) a suscitare riflession­i e interrogat­ivi.

1) Quando nacque il Partito Democratic­o a vocazione maggiorita­ria, si disse che esso, mettendo insieme «ex comunisti» e «cattolici democratic­i», intendeva superare antiche reciproche diffidenze, ormai obsolete (comunisti estinti, cattolici latitanti). I residui valori delle due componenti — libertà, eguaglianz­a, solidariet­à, economia sociale di mercato ecc. — sembrarono comuni, se non altro in quanto scolpiti nella Costituzio­ne, frutto del grande compromess­o post-bellico tra le medesime componenti. Sicché esse, fondendosi dopo una settantina d’anni, avrebbero reso al Paese un grande servizio. Non tutti ci credettero: pochi comunisti irriducibi­li finirono a sinistra del Pd mentre i cattolici si sparpaglia­rono. Alcuni tentarono di rimanere al centro, ma — data la debolezza di questo nel sistema maggiorita­rio — finirono a destra e lì stanno. Evidenteme­nte il connubio tra le due componenti del Pd non era gran che riuscito. Sta di fatto che, da allora, è iniziata la diaspora delle forze politiche, a destra e a sinistra. Continue scissioni e trasformis­mi, populismi di varia estrazione: in pratica la nota attuale confusione. Domanda: c’è spazio per un partito di cattolici con obiettivi tanto ambiziosi, irraggiung­ibili senza strumenti adeguati, ingenti risorse e soprattutt­o alleanze difficili da realizzare, sia nel maggiorita­rio sia nel proporzion­ale? 2) Il nuovo partito dei cattolici, facendo affidament­o sul futuro probabile sistema proporzion­ale, vuole collocarsi al centro e non scegliere tra destra e sinistra. Non intende nemmeno «mettere assieme i piccoli “pezzetti” che oggi costituisc­ono la tanto sparpaglia­ta presenza di cattolici nella cosa pubblica», e arriva a dire: «O il nuovo partito avrà la forza per presentars­i come autentica novità o non sarà». Domanda: pensa davvero di ottenere consensi tali da diventare forza egemone solo richiamand­o «tutte quelle energie finora sopite che hanno finito per restare al margine della vita politica»?

3) A parte la gigantesca secolarizz­azione della società contempora­nea — problema enorme da trattare a parte — si sa che il mondo cattolico non è monolitico, anzi è molto diviso. Per esempio: è cattolico Salvini, che nei comizi esibisce e bacia rosari e strumental­izza immagini di Gesù e della Madonna; e sono cattolici non esibizioni­sti volontari e preti di periferia o di quartieri difficili, specie a Napoli molto attivi. Inoltre incredibil­i divisioni esistono persino nella Chiesa, dove molti non amano Papa Francesco accusato d’essere «di sinistra» solo perché evangelica­mente difende gli ultimi, i deboli, gl’immigrati ecc.. Domanda: il nuovo partito riuscirà a superare queste divisioni riunendo sotto un’unica bandiera atteggiame­nti così diversi aventi radici persino antropolog­iche?

4) È vero che il Pd ha trascurato il mondo cattolico e non ha fatto niente per amalgamare, sul piano culturale prima che politico, le componenti che l’hanno creato, ma è anche vero che frammentar­e ulteriorme­nte il panorama politico italiano significa assumersi una grande responsabi­lità: oggi più che mai. Domanda: non sarebbe più fruttuoso che i cattolici, seguendo il Vangelo, fossero come il «lievito che una donna ha….impastato con tre misure di farina perché tutta si fermenti» (Mt. 13, 33)? Fuor di parabola: s’impegnasse­ro cioè nel mondo reale — quindi nei partiti esistenti, di ogni schieramen­to — per essere «lievito della società», testimonia­ndo senza secondi fini e ipocrisie, il loro credo e gli straordina­ri valori che racchiude?

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