Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Meridione federato In campo la politica
L’intervento Le regioni del Sud si mettano insieme scegliendo di puntare su grandi progetti strategici
Le Regioni meridionali consapevoli della loro collocazione strategica e della centralità di un mediterraneo sempre più «mare europeo».
Decidono di federarsi per fare massa critica nei confronti del Governo e dell’Ue e ottenere fondi per la propria modernizzazione su grandi progetti strategici, è il bellissimo sogno di questa terribile fine estate. E, scacciando con la scopa della fiducia lo scetticismo di ogni meridionale consapevole, merita attenzione. Molta attenzione. E bisogna dare atto a Claudio Signorile di lucidità e generosità politica per aver deciso di tentare una campagna di sensibilizzazione su temi (mezzogiorno e dintorni) di cui non parla seriamente più nessuno. Sul merito c’è poco da aggiungere alle cose scritte da Signorile condivisibili dalla prima all’ultima parola. Il nodo da sciogliere, però sta nel come avvicinarsi all’obiettivo di un federalismo meridionale che giocherebbe la sua partita sul fronte opposto a quello bossiano, ormai, peraltro, accantonato. Si tratterebbe di un federalismo per unire piuttosto che per separarsi. Una gran bella cosa. In questi ultimi trent’anni il mezzogiorno per la comunità nazionale è diventato sempre più un’area infetta, sottosviluppata, anarcoide da alimentare con l’assistenza più spudorata e coccolare con il clientelismo più sfacciato. Naturalmente, per molti versi un clichè, alimentato da media e fiction e difficile da rovesciare.
Difficile ma non impossibile. Il Mezzogiorno è ricco di individualità ma non è un sistema. Anzi si muove in direzione opposta. Se riuscisse a farsi sistema le cose cambierebbero. Per questo l’idea di federarlo non solo è giusta ma senza alternative. Inoltre oggi alcune condizioni potrebbero spingere la prua della ricostruzione post covid proprio verso il mezzogiorno italiano e ciò perché c’è un interesse della Ue a rafforzare in termini di «competitività» il suo confine mediterraneo meridionale. Per recuperare competitività, per attrarre investimenti, puntando su logistica, servizi, innovazione, anche per arginare e gestire gli espansionismi turco, cinese, russo, compensare disinteresse e disimpegno Usa e per molte altre ragioni. Dunque l’idea di un mezzogiorno produttivo non è una chiacchiera elettorale, ha una sua nuova e più concreta attualità. Il ministro Provenzano dice che il Governo concentrerà investimenti infrastrutturali nel Mezzogiorno, a questo punto le condizioni ci sarebbero e se anche le regioni meridionali convergessero nella direzione di mettersi insieme e scegliere grandi progetti strategici, pensiamo solo al valore economico della tutela del mare e delle acque (rifiuti, scarichi, depuratori, sistema fognario) di cui su queste colonne ha egregiamente scritto il professore Ettore Iorio, il 2021 potrebbe essere l’anno del cambiamento. Ultima annotazione, le Regioni. Ce la faranno da sole a federarsi su obiettivi comuni? Fino ad oggi sono andate in ordine sparso e spesso hanno litigato come i capponi di Renzo su miserabilia clientelari complessivamente riuscendo a non spendere i fondi Ue loro assegnati, senza contare le diversità politiche, con una destra in ascesa ed una sinistra in affanno. Ci sarebbe bisogno di una iniziativa politica centrale per indurre le regioni meridionali a federarsi ed a concentrarsi su progetti strategici e strumenti di «persuasione democratica» come il rischio di perdere opere e finanziamenti, ci sarebbe bisogno di un Governo con una visione delle prospettive del Paese, che assuma la centralità del Sud. Di un governo pronto per il 15 ottobre a proporre progetti cantierabili nei settori indicati dalla Ue per aprire i cantieri dei 209 miliardi del Recovering fund. Ecco, a questo punto l’ottimismo vacilla. Ma il Mezzogiorno federato è l’unica opzione di metodo che ci può tirar fuori dalle secche di assistenza e sottosviluppo. Non perdiamo l’occasione.
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Le opportunità
Recuperare competitività attrarre investimenti puntando su logistica, servizi e innovazione