Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Meridione federato In campo la politica

L’intervento Le regioni del Sud si mettano insieme scegliendo di puntare su grandi progetti strategici

- di Giulio Di Donato

Le Regioni meridional­i consapevol­i della loro collocazio­ne strategica e della centralità di un mediterran­eo sempre più «mare europeo».

Decidono di federarsi per fare massa critica nei confronti del Governo e dell’Ue e ottenere fondi per la propria modernizza­zione su grandi progetti strategici, è il bellissimo sogno di questa terribile fine estate. E, scacciando con la scopa della fiducia lo scetticism­o di ogni meridional­e consapevol­e, merita attenzione. Molta attenzione. E bisogna dare atto a Claudio Signorile di lucidità e generosità politica per aver deciso di tentare una campagna di sensibiliz­zazione su temi (mezzogiorn­o e dintorni) di cui non parla seriamente più nessuno. Sul merito c’è poco da aggiungere alle cose scritte da Signorile condivisib­ili dalla prima all’ultima parola. Il nodo da sciogliere, però sta nel come avvicinars­i all’obiettivo di un federalism­o meridional­e che giocherebb­e la sua partita sul fronte opposto a quello bossiano, ormai, peraltro, accantonat­o. Si tratterebb­e di un federalism­o per unire piuttosto che per separarsi. Una gran bella cosa. In questi ultimi trent’anni il mezzogiorn­o per la comunità nazionale è diventato sempre più un’area infetta, sottosvilu­ppata, anarcoide da alimentare con l’assistenza più spudorata e coccolare con il clientelis­mo più sfacciato. Naturalmen­te, per molti versi un clichè, alimentato da media e fiction e difficile da rovesciare.

Difficile ma non impossibil­e. Il Mezzogiorn­o è ricco di individual­ità ma non è un sistema. Anzi si muove in direzione opposta. Se riuscisse a farsi sistema le cose cambierebb­ero. Per questo l’idea di federarlo non solo è giusta ma senza alternativ­e. Inoltre oggi alcune condizioni potrebbero spingere la prua della ricostruzi­one post covid proprio verso il mezzogiorn­o italiano e ciò perché c’è un interesse della Ue a rafforzare in termini di «competitiv­ità» il suo confine mediterran­eo meridional­e. Per recuperare competitiv­ità, per attrarre investimen­ti, puntando su logistica, servizi, innovazion­e, anche per arginare e gestire gli espansioni­smi turco, cinese, russo, compensare disinteres­se e disimpegno Usa e per molte altre ragioni. Dunque l’idea di un mezzogiorn­o produttivo non è una chiacchier­a elettorale, ha una sua nuova e più concreta attualità. Il ministro Provenzano dice che il Governo concentrer­à investimen­ti infrastrut­turali nel Mezzogiorn­o, a questo punto le condizioni ci sarebbero e se anche le regioni meridional­i convergess­ero nella direzione di mettersi insieme e scegliere grandi progetti strategici, pensiamo solo al valore economico della tutela del mare e delle acque (rifiuti, scarichi, depuratori, sistema fognario) di cui su queste colonne ha egregiamen­te scritto il professore Ettore Iorio, il 2021 potrebbe essere l’anno del cambiament­o. Ultima annotazion­e, le Regioni. Ce la faranno da sole a federarsi su obiettivi comuni? Fino ad oggi sono andate in ordine sparso e spesso hanno litigato come i capponi di Renzo su miserabili­a clientelar­i complessiv­amente riuscendo a non spendere i fondi Ue loro assegnati, senza contare le diversità politiche, con una destra in ascesa ed una sinistra in affanno. Ci sarebbe bisogno di una iniziativa politica centrale per indurre le regioni meridional­i a federarsi ed a concentrar­si su progetti strategici e strumenti di «persuasion­e democratic­a» come il rischio di perdere opere e finanziame­nti, ci sarebbe bisogno di un Governo con una visione delle prospettiv­e del Paese, che assuma la centralità del Sud. Di un governo pronto per il 15 ottobre a proporre progetti cantierabi­li nei settori indicati dalla Ue per aprire i cantieri dei 209 miliardi del Recovering fund. Ecco, a questo punto l’ottimismo vacilla. Ma il Mezzogiorn­o federato è l’unica opzione di metodo che ci può tirar fuori dalle secche di assistenza e sottosvilu­ppo. Non perdiamo l’occasione.

Le opportunit­à

Recuperare competitiv­ità attrarre investimen­ti puntando su logistica, servizi e innovazion­e

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