Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Califano-Lorito non è soltanto un duello nelle urne
Nulla è perduto ma tutto è in gioco. Il primo turno di voto per l’elezione del nuovo rettore della Federico II ha restituito l’immagine di un Ateneo diviso a metà. Spaccato in due grandi gruppi, quello che sostiene Luigi Califano e quello che vorrebbe al vertice Matteo Lorito. I quali, meglio dirlo con chiarezza, sono entrambi candidati degni di ricoprire la massima carica accademica, al vertice della più grande università del Mezzogiorno, seconda in Italia per dimensioni soltanto a La Sapienza di Roma. È vero che, appena finito lo spoglio, Califano e Lorito hanno gettato acqua sul fuoco sottolineando che l’attuale spaccatura non deve preoccupare.
Che si tratta di un fenomeno strettamente collegato al clima elettorale, che anzi il dibattito fa bene al corpo docente; ma non è sfuggito a nessuno che più che a un momento di dialogo ieri è parso di assistere alla rappresentazione numerica di una contrapposizione che da mesi sta avvelenando il clima in Ateneo.
Non è privo di significato che, seppure con un’affluenza alle urne plebiscitaria, quasi non ci sia stata dispersione di voti: solo una manciata di schede hanno segnalato qualche dubbio, un briciolo d’incertezza, l’esigenza di capire meglio. Al contrario, la grande maggioranza si è schierata in modo netto. Adesso il compito dei due sfidanti non è semplicemente quello di «convincere gli indecisi», come si dice in occasioni simili. Dovranno invece, mantenendo i consensi finora conquistati, cercare di far cambiare idea a quelli che un’idea ce l’hanno e diversa dalla loro: compito molto più impegnativo. Ancora più arduo sarà farlo senza mai cedere alla tentazione di parlare male dell’avversario, di accusarlo di qualche cosa sebbene magari sia vera, insomma di versare altra benzina sul fuoco.
Non è un’ipotesi così inverosimile. Mezza giornata dopo la fine dello scrutinio, ieri mattina, c’era già chi assegnava vittorie e sconfitte nel pareggio che aveva lasciato tutti a bocca aperta. Peggio ancora, quelle vittorie e quelle sconfitte erano attribuite per interposta persona a qualcuno che non è in gara. Inutile negare, tutti nell’ambiente accademico attribuiscono sponsorizzazioni importanti ad ambedue i candidati. Inutile dire da parte di chi, innanzitutto perché questi «sponsor» — se tali sono — avranno avuto i loro motivi per non pronunciarsi apertamente, ma anche perché tanto in Ateneo (forse anche in città) tutti sanno di chi (non) parliamo.
Comunque qual è il motivo per cui non si potrebbe legittimamente sostenere chi si vuole? Forse il problema non è questo, è che lo scenario attuale non determini un ulteriore inasprimento degli animi. Per i candidati, per i loro sponsor se ci sono, per i loro elettori che sono pur sempre quasi tutti docenti, è ora di dare una lezione a tutta Napoli, di dimostrare che la Federico II merita il prestigio di cui gode. Chiunque sia il rettore.