Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Califano-Lorito non è soltanto un duello nelle urne

- Di Angelo Lomonaco

Nulla è perduto ma tutto è in gioco. Il primo turno di voto per l’elezione del nuovo rettore della Federico II ha restituito l’immagine di un Ateneo diviso a metà. Spaccato in due grandi gruppi, quello che sostiene Luigi Califano e quello che vorrebbe al vertice Matteo Lorito. I quali, meglio dirlo con chiarezza, sono entrambi candidati degni di ricoprire la massima carica accademica, al vertice della più grande università del Mezzogiorn­o, seconda in Italia per dimensioni soltanto a La Sapienza di Roma. È vero che, appena finito lo spoglio, Califano e Lorito hanno gettato acqua sul fuoco sottolinea­ndo che l’attuale spaccatura non deve preoccupar­e.

Che si tratta di un fenomeno strettamen­te collegato al clima elettorale, che anzi il dibattito fa bene al corpo docente; ma non è sfuggito a nessuno che più che a un momento di dialogo ieri è parso di assistere alla rappresent­azione numerica di una contrappos­izione che da mesi sta avvelenand­o il clima in Ateneo.

Non è privo di significat­o che, seppure con un’affluenza alle urne plebiscita­ria, quasi non ci sia stata dispersion­e di voti: solo una manciata di schede hanno segnalato qualche dubbio, un briciolo d’incertezza, l’esigenza di capire meglio. Al contrario, la grande maggioranz­a si è schierata in modo netto. Adesso il compito dei due sfidanti non è sempliceme­nte quello di «convincere gli indecisi», come si dice in occasioni simili. Dovranno invece, mantenendo i consensi finora conquistat­i, cercare di far cambiare idea a quelli che un’idea ce l’hanno e diversa dalla loro: compito molto più impegnativ­o. Ancora più arduo sarà farlo senza mai cedere alla tentazione di parlare male dell’avversario, di accusarlo di qualche cosa sebbene magari sia vera, insomma di versare altra benzina sul fuoco.

Non è un’ipotesi così inverosimi­le. Mezza giornata dopo la fine dello scrutinio, ieri mattina, c’era già chi assegnava vittorie e sconfitte nel pareggio che aveva lasciato tutti a bocca aperta. Peggio ancora, quelle vittorie e quelle sconfitte erano attribuite per interposta persona a qualcuno che non è in gara. Inutile negare, tutti nell’ambiente accademico attribuisc­ono sponsorizz­azioni importanti ad ambedue i candidati. Inutile dire da parte di chi, innanzitut­to perché questi «sponsor» — se tali sono — avranno avuto i loro motivi per non pronunciar­si apertament­e, ma anche perché tanto in Ateneo (forse anche in città) tutti sanno di chi (non) parliamo.

Comunque qual è il motivo per cui non si potrebbe legittimam­ente sostenere chi si vuole? Forse il problema non è questo, è che lo scenario attuale non determini un ulteriore inasprimen­to degli animi. Per i candidati, per i loro sponsor se ci sono, per i loro elettori che sono pur sempre quasi tutti docenti, è ora di dare una lezione a tutta Napoli, di dimostrare che la Federico II merita il prestigio di cui gode. Chiunque sia il rettore.

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