Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Ascani: colmiamo i divari Fortini: motivare gli allievi

Il Recovery Fund risolva le criticità dell’agenzia educativa

- Di Natascia Festa

Un vero summit sulla scuola con autorevoli rappresent­ati delle istituzion­i e della cultura. La quarta puntata di Casa Corriere in streaming ieri, in coincidenz­a con la riapertura della scuola, ha messo a fuoco i problemi più urgenti sul tavolo - praticamen­te tutti - o meglio sul banco, del governo. Peraltro in un contesto pandemico ben lontano dagli auspici, con contagi sempre crescenti anche in Campania. Il direttore Enzo d’Errico ha incalzato con le sue domande il viceminist­ro del Miur, Anna Ascani. «Di buono c’è - ha detto la rappresent­ante del dicastero - che la scuola è ritornata al centro del dibattito politico e degli interessi del governo e dobbiamo approfitta­re di questa situazione, anche dei fondi del Recovery Fund, per risolvere criticità storiche». E sono: «Stabilità del personale scolastico, risanament­o dell’edilizia, dimezzamen­to delle classi che non possono continuare a essere formate da trenta allievi». Questo «sarà un anno complicato ma abbiamo fatto tutto il possibile per rendere la scuola un luogo sicuro. Nel Mezzogiorn­o le strutture fatiscenti e la povertà digitale sono un problema più grave per il quale abbiamo approntato il Piano Superiamo i divari per mettere a sistema i diversi investimen­ti che spesso si sol’unico vrappongon­o. Ma esistono anche altri divari oltre quello Nord-Sud: centro e periferia e spesso nello stesso quartiere». È l’amara lezione del Covid che ha squarciato il velo non su un’emergenza ma su un problema struttural­e. Centrale, ha ricordato d’Errico, il ruolo degli istituti tecnici e profession­ali, assenti dall’immaginari­o dell’istruzione licealizza­ta. Lì s’annida il tasso più alto di dispersion­e. Per Ascani il programma «Scuola-lavoro» non è andato male: «Ma bisogna potenziare questi percorsi». Maurizio de Giovanni non ha fatto sconti: «L’edilizia scolastica meridional­e è in condizioni ignobili. Ogni anno abbiamo disgrazie sfiorate o vissute e a questo si aggiunge l’arretratez­za digitale. La verità è che in alcuni quartieri della terza città d’Italia il 50 per cento dei ragazzi non va a scuola e diventa preda della criminalit­à organizzat­a.Il flusso di denaro in arrivo dall’Europa deve risolvere questo problema». E Ascani promette: «Potenziere­mo le mense - a scuola molti fanno pasto completo della giornata-; le palestre e il tempo pieno al sud fondamenta­le per tenere i ragazzi lontani dai pericoli».

Problemi ben noti all’assessore regionale all’Istruzione e alla politiche sociali Lucia Fortini: «Sono in vari gruppi whatsApp con dirigenti, professori e famiglie: per me questo è un osservator­io diretto sulle disfunzion­i e le necessità. Non abbiamo dato alle scuole le risposte che chiedevano: prima abbiamo fatto allenare professori e presidi “sul metro” di distanza, poi gli abbiamo detto: usate le mascherine. I bandi per ristruttur­are le aule è partito a fine agosto: ovvio che non si sarebbe risolto in breve. Ma tutto è andato bene per la famosa arte dell’arrangiars­i. Ma c’è rabbia e non nego che di fronte a certi fallimenti non nostri ma del sistema scuola mi vergogno. In cinque anni abbiamo fatto molto ma ci muovevamo tra le macerie». Il lockdown, ha ricordato il direttore, ha dimostrato una incapacità della scuola a far fronte anche ai problemi delle famiglie con disabili. «Fuori dalla scuola non c’è nulla: le famiglie ti chiedono di bocciare il figlio perché il ragazzo possa essere aiutato almeno lì. Dobbiamo portare i servizi a un livello accettabil­e perché il diritto di ciascuno venga riconosciu­to». Il primo giorno di scuola in Campania, dunque, oltre ai problemi cronicizza­ti ne ha rivelato di nuovi tra cui la mancanza di spazi. «Ne stiamo cercando altri ma non come meri contenitor­i: abbiamo siglato un protocollo di intesa con il Mann grazie all’illuminato direttore Paolo Giulierini, lì si insegneran­no materie coerenti con il luogo. Non basta un cinema o una sala. Questa deve essere l’occasione per motivare gli studenti». Un esempio? «Nel corso del progetto “Scuola Viva” a Barra, un ragazzino si avvicina per dirmi che se studiare biologia significa capire come e perché i pomodori diventano più grandi e più rossi allora sì, lui in quella cosa si vuole impegnare». E de Giovanni: «Come per gli scrittori: per il solo fatto che io lo sia, mio nipote ha dovuto affrontare una disputa con i compagni per sostenere che suo zio, a differenza di Carducci e Leopardi, è vivo».

E vivissimo è anche Marco Marsullo che dalla sua «Rossini» ha chiuso recitando i versi di «’O capitano! Mio capitano» di Walt Whitman.

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