Corriere del Mezzogiorno (Campania)
La scuola tra finlandesi e l’idea di don Milani
Caro direttore, continuiamo a parlare dei necessari investimenti nella scuola, deponendo i toni celebrativi e autoreferenziali con i quali, nell’ambito dell’interessante dibattito promosso da CasaCorriere, il viceministro Ascani ha affrontato la questione. Utilizziamo, invece, la lucida analisi che Ernesto Galli della Loggia ha esposto nell’editoriale di ieri.
Galli della Loggia ha evidenziato nella crisi della funzione docente e, nello specifico, nella irrilevanza del merito e della disciplina -«le dimensioni cruciali in cui s’incardina il ruolo dell’insegnante e per riflesso anche la sua autorevolezza sociale» - una della cause principali della crisi della scuola italiana.
Analisi, ironia della sorte, rafforzata dal paragone con il sistema scolastico finlandese, illustrato nelle sue tre fasi fondamentali di investimento sulla formazione della classe docente, rigore nella selezione, successo formativo degli studenti, apparso nello stesso giorno sulle pagine di questo giornale («Insegnanti alla finlandese» di Amedeo Feniello). Fortunatamente la situazione non è ancora precipitata ma, come denunciano le rilevazioni Invalsi e Ocse-Pisa, bisogna correre ai ripari con un reale accertamento del merito ed una valida formazione. L’esempio, l’impegno ed il tempo sono tra i principali strumenti didattici nella nostra cassetta degli attrezzi e per comprenderne il valore c’è bisogno di formazione. Certamente è necessaria anche la conoscenza delle singole discipline ma, come è stato confermato dalla ricerca dello scorso 14 settembre sui ritardi della scuola italiana ( Serve un salto di qualità), gli insegnanti delle scuole medie e superiori hanno fortissime competenze disciplinari maturate durante i percorsi universitari seri, ma difettano in quelle psicopedagogiche e didattiche che sono fondamentali per affascinare gli studenti, catturarne l’attenzione e tenerla imprigionata il tempo necessario per trasmettere la conoscenza.
L’apprendimento è questo: il momento magico in cui si è «più» di quello che si era prima e la consapevolezza di questo progredire gratifica in modo straordinario lo studente e fa guadagnare all’insegnante un posto d’onore nel suo cuore e nella sua mente. Per stare su questo podio c’è bisogno di passione per il proprio mestiere e competenza nell’uso degli strumenti adeguati. Dunque principalmente di formazione. Vorrei infine ricordare al viceministro, che ha affermato che per combattere la dispersione scolastica sono necessari essenzialmente spazi, mense e palestre che don Milani, che come ogni educatore che si rispetti non ha dimenticato di citare, diceva: «Agli svogliati, dategli uno scopo».