Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Per niente Candida
Gentile Candida, sono una vedova settantenne, giovanile e in salute, con quattro figli e svariati nipoti. Ho avuto una vita ordinaria. Mi sono sposata giovane con un marito che piaceva molto ai miei e che pensavo piacesse abbastanza anche a me per crearci una famiglia. Ho fatto quello che tutte le ragazze dei miei tempi facevano: si sposavano giovani, avevano figli, badavano a loro, ai mariti e alla casa, ingoiavano qualche rospo, si facevano andare bene qualcosa che perfetto non era, si lamentavano il meno possibile. Non sono stata infelice e nemmeno felice. Era la mia vita, era già scritta, si trattava solo di renderla sopportabile, di non complicarla creando problemi inutili. Mio marito è stato un brav’uomo. Siamo andati abbastanza d’accordo, c’è sempre stato rispetto. Io non ho mai provato la passione con lui e l’amore che ho provato è stato tiepido, anche se riesco a dirlo solo adesso che è passato del tempo. È stato il mio primo e unico uomo, non avevo molti termini di paragone. Mi mancava qualcosa, non mi piaceva l’intimità, ma non mi sono fatta troppe domande. Avevo avuto pensieri, da ragazzina, pensieri così strani che mi aveva fatto paura approfondire e di cui non avevo mai sentito parlare. Quei pensieri mi sono diventati più chiari anni dopo, quando si è cominciato a parlare di donne che amavano donne e, allora, ho capito che forse non ero io l’unica ad aver avuto slanci, fantasie. Ma la mia vita era scritta e io l’ho onorata con diligenza, cercando di scacciare i dubbi. Poi, mio marito è mancato molto presto. Da oltre un decennio sono vedova. Ho trovato un mio equilibrio, una mia serenità e, a un certo punto, ho trovato un affetto in una donna più giovane di una quindicina d’anni. Più giovane e più libera. Lei era più consapevole di me, aveva vissuto anni diversi dai miei e mi ha spinta a osare, capire, sentirmi finalmente felice e me stessa. Questa storia, sorprendente per me, va avanti da più di cinque anni e posso dire che è un amore stabile e grande. Resta il problema che siamo nascoste, perché mi preoccupa la reazione di figli e nipoti, mentre lei è sola e ha sempre vissuto la sua vita alla luce del sole e soffre di questa clandestinità. Mi spinge a uscire allo scoperto, ma io sono terrorizzata. Desideriamo vivere insieme. Questa pandemia sta rendendo la distanza un problema. La mia grande casa sembra ancora più vuota e mi spaventa un altro lockdown. Devo parlare ai miei figli, che ne saranno oltraggiati, non so da quale iniziare, se da quello che temo più ostico, se da quella più sensibile… Insomma, rimando. Mi macero. È così difficile per una donna della mia generazione svelare la propria intimità ai figli, figuriamoci un segreto come questo.
Donna Pia
Cara Donna Pia, è sempre raccomandabile cominciare a vivere prima di diventare troppo vecchi. Lei ha assolto con onore e impegno ai suoi doveri di madre e di moglie per svariati decenni e si è guadagnata sul campo il diritto di stupire figli e nipoti senza per questo attentare alla serenità di nessuno di loro. La sua coscienza è immacolata, non ha ingannato suo marito né i suoi ragazzi. Ha fatto la moglie e la madre al suo meglio e neanche male. Ha tutto il diritto, adesso, di curarsi della sua felicità. Quando ci preoccupiamo di quello che pensano gli altri, finiamo per bistrattare quello che fa bene a noi. È vero che le mamme sono tutte madonne vergini agli occhi dei figli, ma i suoi figli sono grandi e sarebbe infantile se la sua sessualità ancora li offendesse. Lei ha tutte le ragioni per esprimere i suoi sentimenti e viverli senza che nessuno se ne senta oltraggiato. Il punto è che ci fa male essere giudicati solo se ci sentiamo giudicabili. Se lei affronta i suoi familiari come salendo al patibolo e sentendosi in colpa, ha perso in partenza. Si tratta, invece, di raccontare la sua storia a figli e nipoti a testa alta, mettendoli davanti al dato di fatto. Se lei, dentro di sé, è sicura delle sue ragioni, riuscirà a comunicare una fermezza non discutibile e non negoziabile. Le è successa, in fondo, una cosa bella e buffa. Buffa anche nel senso di allegra. Quante vedove invecchiano e muoiono sole e intristite? Lei ha scoperto una nuova sé e, in definitiva, una nuova giovinezza. Presenterei la cosa con ironia. Non lascerei spazio alle critiche, ai drammi, all’ipotesi che sia possibile farle cambiare idea. Fossi in lei, li metterei davanti al fatto compiuto. Farei traslocare la sua compagna e darei una bella cena di famiglia, tutti distanziati, tutti con le mascherine, e farei l’annuncio a tutta i congiunti riuniti. Con gioia, con ironia e senza concedere spazio alle critiche. I tempi sono maturi, se i suoi figli non lo sono, tocca a loro aggiornarsi. In fondo, a loro e, ancora di più, ai nipoti, sta dando un grande esempio di libertà e di amore per se stessa. Come diceva Cesare Pavese, i veri acciacchi dell’età sono i rimorsi.