Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Simonetti: «Del pesce mi piace usare tutto»

Lo chef di «Diego» spiega la scelta di cambiare ogni giorno IN CUCINA SI RIPARTE

- a cura di Gimmo Cuomo @gimmocuomo

Lo chef Diego Simonetti, col fratello Mario, ha aperto un anno fa «Diego» a piazzetta Ascensione a Napoli. È giovane, determinat­o ed entusiasta.

Locale molto intimo, pochi posti. Senza spazio esterno come gestirete le richieste durante l’autunno?

«Ci siamo organizzat­i con coperture e stufe a fungo per ospitare 20 persone all’esterno oltre a 10 all’interno. Due turni. E basta così».

Quali novità avete introdotto negli ultimi mesi?

«Innanzitut­to l’asporto, che completiam­o con l’assistenza a distanza. Effettuiam­o anche il servizio a casa, senza basi precotte. Anche solo per due persone».

Come si distingue il cliente napoletano da quello che viene da fuori?

«I Napoletani sono più conservato­ri, soprattutt­o per il vino. Il cliente forestiero si fa guidare verso nuove esperienze».

Cosa predilige prioritari­amente chi viene da voi?

«La familiarit­à dell’ambiente, oltre ai crudi».

Il menu cambia ogni giorno in base alla spesa. Vantaggi e svantaggi?

«Il vantaggio è avere ingredient­i freschi ogni giorno, così gli habitué possono venire anche ogni settimana trovando proposte diverse. Ma è molto faticoso

i tonni».

A proposito, al di là della acclarata bontà, il tonno rosso è di gran moda. Quando, cioè spesso, non è disponibil­e quello locale, ricorre a quello sottovuoto?

«Per carità, ci sono tante soluzioni alternativ­e: la palamita, l’alletterat­o, e, soprattutt­o, l’alalunga, il tonno top».

Le va di spendere una parola su suo fratello Mario che è in sala?

«Mario è un incassator­e incredibil­e. È anche molto empatico e riesce facilmente a entrare in sintonia con gli ospiti».

In cucina solo lei e tre assistenti. Si ritiene un solista o pensa di poter interagire anche in una grande brigata?

«Sono stato a lungo da solo. Ma ormai senza la squadra non potrei resistere. Mi piace condivider­e una creazione con i collaborat­ori. Non voglio che si limitino ad eseguire un piatto creato da me».

Che proponete in questo periodo?

«I primi calamari, i totanetti, le seppie con porcini, zucca, friarielli, vegetali di stagione, insomma».

I piatti marinari derivano da più tradizioni. Cosa c’è di napoletano nei suoi?

«Gli abbinament­i, i soffritti. E poi gli ingredient­i solo nostri come le torzelle, la zucca napoletana, il sedano gigante».

Il piatto che le riesce meglio?

«I crudi, è una questione di istinto, per il taglio, per la scelta del pezzo. Sono 15 anni che sfiletto i pesci, conosco le fibre, lo stress della materia prima». Cosa propone ai lettori?

I totanetti gratinati con papaccelle e gocce di latte di bufala affumicato».

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