Corriere del Mezzogiorno (Campania)
COVID, LO SPORT DIA L’ESEMPIO E SI MOSTRI UNITO
Del Covid-19 si sa poco, e si immagina troppo. Non se ne conosce con certezza nemmeno l’origine, qualcuno impegnato in una dura campagna elettorale che lo prevede sconfitto lo chiama il virus cinese, ripetendo più volte Wuhan, la città cinese del primo focolaio. Facendo intendere qualche interesse alla sua diffusione, e qualche laboratorio come origine. Potrebbe aver ragione, o anche torto. Ma è comunque un atteggiamento pericoloso, che crea tensioni internazionali. Anche perché si pensa, ragionevolmente, che il Presidente del paese più potente del mondo ne sappia più di noi, informato da chissà quali scienziati agganciati alla CIA. Lo stiamo sopravvalutando. È un politico impegnato per essere rieletto. A livelli diversi, gli stessi comportamenti di un candidato ad una circoscrizione. Lui è il più bravo, l’avversario è scadente. C’è il nemico esterno, prima era la Russia, oggi la Cina. Lo schema è semplice, niente di sofisticato. Poi ci sono i fautori dell’infezione proveniente dal pipistrello, pare normalmente degustato ad altre latitudini. Un bel pollo allo spiedo no? L’unica certezza è che questo virus divide tutti. È invisibile, ma se dovessi dargli un aspetto umano, in un esperimento di antropomorfismo, lo immaginerei come un pazzo, ma con una certa cultura, conoscitore non solo delle cellule umane ma anche dell’animo. Seguace di Filippo il Macedone, fautore del «dividi et impera».
Stiamo assistendo a risse televisive indecorose fra studiosi, politici, opinionisti, presenzialisti, giornalisti. Ci si schiera con l’uno o con l’altro, ormai ci sono i tifosi di Zangrillo o di Galli, di Bassetti o di Burioni. Devono molto a questo virus, in termini di visibilità. E poi, maggioranza contro opposizione, catastrofisti contro complottisti, ipocondriaci contro incoscienti. Divisi su tutto, e lui si replica, dettando i tempi della politica, della economia e della nostra vita quotidiana. E anche dello sport. La finale del Roland Garros senza pubblico, scandita solo dai tic di Nadal e dai suoi suoni gutturali, è da dimenticare. E che dire del calcio...Sta cercando di darsi regole, ma non è facile. Ma ne abbiamo bisogno, tutti. Ricominciare a tifare per la nostra squadra, per i nostri idoli, ferocemente ma gioiosamente faziosi, imprecando sul VAR, dissenzienti sulla tattica. Divisi ma uniti dall’amore per lo sport che ci rende uguali. Lo sport, se ben gestito, potrebbe entrare di diritto nel protocollo terapeutico nella lotta alla viremia, come sostegno psicologico indispensabile. Ma attenzione a non emulare lo scempio che arriva dagli altri settori della società. Mi reputo un uomo di sport, sono più di 30 anni che lo vivo dall’interno. È una occasione unica, che vede coinvolti direttamente o indirettamente tutto il mondo dello sport, in senso lato, dai tifosi ai giornalisti, dai dirigenti ai calciatori. Dimostriamo di essere i migliori, facciamo da traino per la società. Divisi sul campo, ma uniti nella vita. Papa Francesco recentemente ha fatto un discorso nobilissimo sulla fratellanza, è l’unico rimedio contro le divisioni, il vero obiettivo del virus, di chi per esso, o da chi ne sfrutta gli effetti per poter comandare.
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Tennis
La finale del Roland Garros senza pubblico, scandita soltanto dai tic di Nadal e dai suoi suoni gutturali, è da dimenticare