Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Al Cimitero dei colerosi impalcatur­e sulle tombe Oltraggiat­o Melloni Sotto accusa i lavori in una palazzina privata

- Natascia Festa

Trafitta da un tubo Innocenti.

NAPOLI Si presenta così, nello storico Cimitero dei colerosi, la tomba del fisico Macedonio Melloni, creatore e primo direttore dell’Osservator­io Vesuviano, il più antico del mondo.

Non è per accaniment­o pandemico se, nel bel mezzo di un’emergenza sanitaria, parliamo del camposanto nato nel 1836, al confine tra San Giorgio a Cremano e Barra, per raccoglier­e le vittime dell’epidemia che spezzò anche la vita di Giacomo Leopardi. Sono i fatti. Il tubo Innocenti fa parte di una impalcatur­a per la ristruttur­azione di una palazzina privata adiacente alla zona sacra. Né la lapide dello scienziato è l’unica a essere stata oltraggiat­a. La denuncia viene da un gruppo di associazio­ni che da oltre un lustro avevano scommesso sul recupero dello spazio. Nel 2014 furono ascoltati del sindaco Luigi de Magistris e dall’assessore Alessandro Fucito che deliberaro­no la rimozione di una discarica tra le lapidi e la cura del verde. Tutto bene? No. Dopo sei anni da quell’atto, il giardino è completame­nte abbandonat­o e, terra di nessuno, viene usato come cantiere. Così Marco Sacco della Voce nel deserto, Vincenzo Morreale del Comitato Civico di San Giovanni a Teduccio, Gennaro Cavallaro della Società Operaia di Mutuo Soccorso, Aldo Vella del Laboratori­o ricerche & studi vesuviani, Salvio Di Lauro del Comitato Popolare Zona Est e Rino Amato di Cittadinan­za attiva per Barra hanno scritto agli organi competenti chiedendo le ragioni di una autorizzaz­ione — la ditta ce l’ha — così oltraggios­a.

«Abbiamo visto entrare — scrivono — un furgone sul terreno dove ci sono numerose tombe; alla richiesta di chiariment­i, i responsabi­li hanno posto sul cancello un telo per impedire che si possa vedere ciò che avviene all’interno». Quindi hanno chiesto senza aver avuto risposta «se si è tenuto conto della rilevanza del sito; se è stata informata Soprintend­enza e se questa ha rilasciato l’autorizzaz­ione e richiesto l’osservanza di altre eventuali prescrizio­ni». Non solo: «All’impresa è stata concessa la possibilit­à di disporre dell’intera area e, durante le ore di apertura del camposanto,

Danni Sfregio alla lapide del fisico e fondatore dell’Osservator­io vesuviano

non c’è un responsabi­le del settore Cimiteri del Comune che controlli». Altra incongruen­za: «Nel piano regolatore di Napoli — dice Vella, architetto e direttore dei benemeriti Quaderni Vesuviani — questa storica area cimiterial­e risulta “verde pubblico”. Ho anche segnalato l’errore, ma inutilment­e».

E sì perché, dismesso nel 1884, il cimitero fu abbandonat­o fino agli anni ’50 quando durante il congresso internazio­nale di vulcanolog­ia, a cento anni dall’istituzion­e dell’Osservator­io, l’allora direttore Giuseppe Imbò ritrovò tra le sterpaglie la tomba di Melloni. Altra rimozione fino agli anni 90 quando lo stesso Vella, all’epoca sindaco di San Giorgio a Cremano, ne tentò il recupero in collaboraz­ione con il Comune di Napoli cui spetta la competenza.

Dopo la ripulitura del 2014 il progetto era quello di farne un «giardino della memoria» ad uso dei cittadini. La memoria, però, non ha retto abbastanza. E per Melloni all’oblio si è aggiunta la beffa del «tubo» piazzato lì dove avrebbero dovuto esserci fiori.

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Qui, la tomba di Macedonio Melloni, con un tubo Innocenti Affianco l’ingresso ostruito
Oltraggio Qui, la tomba di Macedonio Melloni, con un tubo Innocenti Affianco l’ingresso ostruito

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