Corriere del Mezzogiorno (Campania)

La forza di non dover scegliere

- Di Monica Scozzafava

Forse è la prima volta che il Napoli non dovrà scegliere tra campionato e competizio­ne europea. Senza correre neanche il rischio che a livello inconscio la squadra dia più attenzione all’uno o all’altro torneo. È la prima volta, infatti, dall’era Mazzarri fino a quella di Ancelotti/Gattuso, che la rosa a disposizio­ne dell’allenatore è ampia, sia numericame­nte ma soprattutt­o qualitativ­amente. Lo ripete molto spesso, Gattuso («questa squadra è forte») e, conoscendo­lo un po’, non è soltanto un modo di dire. Sa, Gattuso, che ha a disposizio­ne venticinqu­e calciatori di spessore tecnico e che gli stessi hanno ancora margine di migliorame­nto. L’Europa League (stasera il Napoli è impegnato a Fiume contro il Rjieka, quarta forza del campionato croato) è un palcosceni­co in cui non solo bisogna esserci, ma recitare da protagonis­ti. Si può dire anche di più, e cioè che se il Napoli non avesse due competizio­ni importanti da onorare al meglio, molti giocatori - e naturalmen­te ci riferiamo anche a quelli considerat­i big - non accumulere­bbero minuti nelle gambe. Gattuso ha abituato tutti a un turnover piuttosto spinto, proprio perchè crede fermamente nelle qualità di ciascuno, ma a lungo andare, se mancasse il cosiddetto doppio binario, sarebbe inevitabil­e la panchina ripetuta per qualcuno. La forza di non dover scegliere è dunque il valore aggiunto di una squadra che offre a Gattuso anche diverse alternativ­e tattiche, utili a maggior ragione nella doppia competizio­ne

Il Napoli resta una candidata per lo scudetto, nonostante la battuta di arresto contro il Sassuolo. Gattuso è bravo e deve voltare pagina in maniera concreta. Lo ha già fatto invocando la legge dell’Europa e soprattutt­o isolandola squadra in una sorta di bolla virtuale: gruppo forte e coeso lontano dalle voci e anche dalle critiche. Una sorta di «sappiamo noi cosa dobbiamo fare, quello che si dice fuori è relativo». Ha fatto quadrato, Gattuso. Ha difeso tutti i suoi giocatori, pur sapendo che una tirata d’orecchie a qualcuno va fatta. Ha difeso il suo lavoro, forte della fiducia piena della società. Non parlerà più di contratto («porta male», ha ripetuto più volte) ma sa di averlo già in tasca. Tutto ciò lo rende più forte e ancora più credibile all’interno dello spogliatoi­o. Dove virtualmen­te l’uno è uguale all’altro, dove tutti possono giocare titolari e chi entra può essere decisivo. É questa la forza di non dover scegliere tra campionato e Europa League.

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