Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Nove indagati e raffica di perquisizioni per gli scontri davanti alla Regione Ipotesi di reato: saccheggio e devastazione aggravati dalla matrice camorristica
NAPOLI Uno ha lanciato una grossa lastra di vetro contro la polizia, un altro ha usato i cassonetti dei rifiuti per fare una barricata, altri ancora hanno scagliato sampietrini, scardinato cestini dei rifiuti, preso a pugni gli scudi dei carabinieri: sono nove le persone indagate per gli scontri avvenuti tra il 23 e il 24 ottobre scorsi in centro, in particolare sul lungomare, nel corso di quella che doveva essere una protesta pacifica contro il coprifuoco. Devastazione e saccheggio, aggravati dalla matrice camorristica e dalla finalità terroristica-eversiva sono i reati ipotizzati dalla Procura.
Dieci in tutto i decreti di perquisizione eseguiti da polizia e carabinieri: uno riguarda una persona non indagata che durante gli scontri era tuttavia in strada assieme ad uno dei facinorosi. Tra gli indagati figura Armando Viglietti, di 26 anni, che fa parte del gruppo ultrà della curva A «Brigata Carolina» nonché dell’associazione di disoccupati «7 novembre». Oltre a lui ci sono, tra gli altri, Marco Ferrante, di 43 anni, ritenuto legato al clan Misso; Paolo
Ciancio, di 48 anni, titolare di un bar in corso Umberto, e Daniele Esposito, di 36 anni, titolare di un bar in largo San Giovanni Maggiore Pignatelli.
Gli investigatori hanno sequestrato, tra l’altro, indumenti, telefoni cellulari e supporti per la memorizzazione di dati alla ricerca di informazioni utili a ricostruire la genesi di quanto accaduto la sera dell’entrata in vigore del coprifuoco indetto dal governatore. Originariamente, quella manifestazione, organizzata da un centinaio di commercianti, aveva solo l’obiettivo di esprimere pacificamente il dissenso rispetto a quella difficile decisione. Il corteo, dopo essere partito dal centro storico alla volta di Santa Lucia, si era man mano infoltito a causa dell’arrivo di centinaia di facinorosi in scooter. Per indagare sulla vicenda il procuratore, Giovanni Melillo, ha istituito un pool composto dai sostituti Antonello Ardituro, Celeste Carrano, Luciano D’Angelo e Danilo De Simone.