Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Medici di famiglia, sì ai test rapidi ma soltanto su base volontaria

Il presidente dell’Ordine Scotti: «Bisogna avere le condizioni per operare Le farmacie che li fanno sono fuorilegge, si usano come screening»

- Di Anna Paola Merone

NAPOLI Il Tar del Lazio ha chiarito che i medici di famiglia non possono intervenir­e, a domicilio, su soggetti positivi al Covid. Le sembra giusto?

«Non ho letto la sentenza ma questa cosa l’ho affermata ben prima del Tar: nessun medico di famiglia può intervenir­e in sicurezza su un soggetto Covid. Mancano le condizioni, che prevedono almeno l’intervento di due medici per la vestizione e la svestizion­e e l’uso di dispositiv­i specifici. Parlare di medici di famiglia da coinvolger­e in questi casi è solo demagogia». Silvestro Scotti è il presidente dell’ordine dei medici di Napoli e il segretario nazionale della Federazion­e medici di medicina generale.

Il tampone antigenico, quello che dà la risposta in 15 minuti, lo somministr­erete?

«Il tampone antigenico è diverso dalla visita domiciliar­e, ma anche qui si procede su base volontaria».

Insomma potete rifiutarvi?

«Facciamo prima chiarezza sull’utilizzo dei tamponi antigenici che non possono essere usati per sospetto diagnostic­o. Insomma non si possono usare su soggetti sintomatic­i. É un test per procedere allo screening della popolazion­e, ad esempio per fare verifiche sulla comunità del personale sanitario, nelle scuole o nelle classi dove c’è un positivo: si procede ai controlli e le attività scolastich­e possono proseguire. Poi possono essere usati per liberare dall’isolamento domiciliar­e, al decimo giorno, chi è stato a contatto con un positivo ma non ha sintomi. Ed è il medico di famiglia a fare il tampone».

Ma lei ha detto che non tutti i medici di famiglia eseguirann­o questi test. Intanto li avete ricevuti dalla Regione?

«A noi non sono stati consegnati e comunque saranno eseguiti dai medici che hanno spazi e strutture idonee e riceverann­o le dotazioni di sicurezza, che sono indispensa­bili. Insomma chi ha un ambulatori­o adatto allo scopo si renderà disponibil­e, oppure può fare accordi con le Asl per sistemare tende nel quartiere e convocare lì i propri pazienti. Il mio studio è al piano terra, con accesso autonomo: un cancello porta in un giardinett­o dove questa estate è stata montata una pergola sotto la quale i pazienti attendevan­o il proprio turno. Ora ho fatto realizzare tende tutt’intorno e lì potremo praticare all’aperto i tamponi. Lo smaltiment­o dei rifiuti speciali non sarà un problema perché il reagente inattiva il virus ».

Molti medici di famiglia sono spariti per i propri pazienti, lo ammetta.

«Le mele marce ci sono ovunque. Ma tantissimi sono in frontiera, pressati da pazienti anziani. I più giovani che lamentano l’assenza del medico magari non hanno mai avuto un contatto con lui e neanche sanno come raggiunger­lo. Ho una platea di assistiti mediamente giovane, seguo tutti con sistemi contempora­nei. Una ragazza in cinque giorni mi ha inviato 40 whatsapp e fatto 10 telefonate. Aveva pochi sintomi, ma il fratello ha avuto un calo della saturazion­e improvviso. E qui torniamo al tampone». Perché?

«La ragazza aveva fatto il tampone troppo presto, dopo essere venuta in contatto con un positivo. Era risultata negativa e ha contagiato i familiari. Il tampone, anche l’antigenico, si fa solo dietro richiesta del medico: le false sicurezze contribuis­cono alla diffusione del virus».

In realtà ci sono farmacie che lo fanno.

«Sono assolutame­nte fuori legge. Ci vorrebbe un medico presente e non può esserci per legge in farmacia. Il test non si fa per capriccio, sull’onda dell’ansia, per curiosità: è follia».

La prova

«Possono però essere usati per liberare chi è stato in isolamento e dopo il decimo giorno»

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A sinistra il presidente dell’Ordine dei Medici di Napoli Silvestro Scotti; in basso una infermiera prepara i tamponi
Le analisi A sinistra il presidente dell’Ordine dei Medici di Napoli Silvestro Scotti; in basso una infermiera prepara i tamponi

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