Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Medici di famiglia, sì ai test rapidi ma soltanto su base volontaria
Il presidente dell’Ordine Scotti: «Bisogna avere le condizioni per operare Le farmacie che li fanno sono fuorilegge, si usano come screening»
NAPOLI Il Tar del Lazio ha chiarito che i medici di famiglia non possono intervenire, a domicilio, su soggetti positivi al Covid. Le sembra giusto?
«Non ho letto la sentenza ma questa cosa l’ho affermata ben prima del Tar: nessun medico di famiglia può intervenire in sicurezza su un soggetto Covid. Mancano le condizioni, che prevedono almeno l’intervento di due medici per la vestizione e la svestizione e l’uso di dispositivi specifici. Parlare di medici di famiglia da coinvolgere in questi casi è solo demagogia». Silvestro Scotti è il presidente dell’ordine dei medici di Napoli e il segretario nazionale della Federazione medici di medicina generale.
Il tampone antigenico, quello che dà la risposta in 15 minuti, lo somministrerete?
«Il tampone antigenico è diverso dalla visita domiciliare, ma anche qui si procede su base volontaria».
Insomma potete rifiutarvi?
«Facciamo prima chiarezza sull’utilizzo dei tamponi antigenici che non possono essere usati per sospetto diagnostico. Insomma non si possono usare su soggetti sintomatici. É un test per procedere allo screening della popolazione, ad esempio per fare verifiche sulla comunità del personale sanitario, nelle scuole o nelle classi dove c’è un positivo: si procede ai controlli e le attività scolastiche possono proseguire. Poi possono essere usati per liberare dall’isolamento domiciliare, al decimo giorno, chi è stato a contatto con un positivo ma non ha sintomi. Ed è il medico di famiglia a fare il tampone».
Ma lei ha detto che non tutti i medici di famiglia eseguiranno questi test. Intanto li avete ricevuti dalla Regione?
«A noi non sono stati consegnati e comunque saranno eseguiti dai medici che hanno spazi e strutture idonee e riceveranno le dotazioni di sicurezza, che sono indispensabili. Insomma chi ha un ambulatorio adatto allo scopo si renderà disponibile, oppure può fare accordi con le Asl per sistemare tende nel quartiere e convocare lì i propri pazienti. Il mio studio è al piano terra, con accesso autonomo: un cancello porta in un giardinetto dove questa estate è stata montata una pergola sotto la quale i pazienti attendevano il proprio turno. Ora ho fatto realizzare tende tutt’intorno e lì potremo praticare all’aperto i tamponi. Lo smaltimento dei rifiuti speciali non sarà un problema perché il reagente inattiva il virus ».
Molti medici di famiglia sono spariti per i propri pazienti, lo ammetta.
«Le mele marce ci sono ovunque. Ma tantissimi sono in frontiera, pressati da pazienti anziani. I più giovani che lamentano l’assenza del medico magari non hanno mai avuto un contatto con lui e neanche sanno come raggiungerlo. Ho una platea di assistiti mediamente giovane, seguo tutti con sistemi contemporanei. Una ragazza in cinque giorni mi ha inviato 40 whatsapp e fatto 10 telefonate. Aveva pochi sintomi, ma il fratello ha avuto un calo della saturazione improvviso. E qui torniamo al tampone». Perché?
«La ragazza aveva fatto il tampone troppo presto, dopo essere venuta in contatto con un positivo. Era risultata negativa e ha contagiato i familiari. Il tampone, anche l’antigenico, si fa solo dietro richiesta del medico: le false sicurezze contribuiscono alla diffusione del virus».
In realtà ci sono farmacie che lo fanno.
«Sono assolutamente fuori legge. Ci vorrebbe un medico presente e non può esserci per legge in farmacia. Il test non si fa per capriccio, sull’onda dell’ansia, per curiosità: è follia».
La prova
«Possono però essere usati per liberare chi è stato in isolamento e dopo il decimo giorno»