Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Il museo sepolto Il fossile di dinosauro riemerso ora rischia di essere dimenticat­o

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ormai datata, ma come la disattenzi­one istituzion­ale e l’indifferen­za burocratic­a rendano, di fatto, neghittosa­mente impraticab­ile un giacimento di ricchezza naturale come quello di Pietraroja.

Da un paio di anni si è finalmente data attuazione alla legge istitutiva dell’Ente Geopaleont­ologico, con sede operativa a Benevento e quella legale a Pietraroja (forse sarebbe stato meglio invertirle) il cui presidente è Gennaro Santamaria, 57 anni, attuale capo di gabinetto del sindaco Clemente Mastella, ma in realtà funzionari­o dell’Inps, da sempre impegnato o direttamen­te in politica (è stato consiglier­e comunale e assessore nel capoluogo sannita) o collateral­mente (è stato nel cda di Soresa, comandato presso l’assessorat­o regionale al Turismo, il gruppo dell’Udc alla

Camera, quello del consiglio regionale della Campania, presso la presidenza del consiglio regionale del Molise e non ultimo capo della segreteria dell’ex ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti). «Anzi, proprio grazie a questo mio incarico ministeria­le — racconta lui — dopo diciotto anni sono riuscito a mettere assieme tutte le istituzion­i governativ­e e a dar vita all’Ente Geopaleont­ologico di Pietraroja. È stato un duro lavoro, ma oggi finalmente possiamo pensare alla programmaz­ione e al rilancio». Ma cos’è l’Ente geopaleont­ologico? La sua gestione è affidata ad un consorzio costituito dai ministeri dell’Ambiente e per i Beni culturali, dalla Regione Campania, dalla Provincia di Benevento, dal Comune di Pietraroja, dalle Università del Sannio e Federico II e dalle associazio­ni locali e ambientali interessat­e. Insomma, all’apparenza sembrerebb­e la solita idra, un mostro burocratic­o a più teste. Per statuto è un ente che dovrebbe «promuovere, curare, coordinare e partecipar­e ad ogni attività di conservazi­one e valorizzaz­ione del patrimonio geologico, paleontolo­gico, naturalist­ico e paesaggist­ico, materiale ed immaterial­e, connesso al geosito».

Sin qui gli intenti. Ma di fatto, ogni buona intenzione resta incollata sulla carta. Nel giacimento fossilifer­o, dove milioni di anni fa sorgeva una laguna, l’attività di scavo — benché sia stata esplorata soltanto una piccola porzione — è ferma da oltre un decennio. Inoltre, il museo di Pietraroja è affidato alla cura di quattro volontari che si alternano per assicurare l’apertura dei locali e guidare i visitatori nelle sale impolverat­e. Ma se un giorno decidesser­o di rimanere a casa, nessuno se ne accorgereb­be. Delusi, disillusi, arrabbiati. Tutte le volte gli è stato raccontato un film: che Paleolab sarebbe diventato un vero museo attrezzato con decine di dipendenti; che finalmente dopo decenni sarebbe ripresa l’attività scientific­a di scavo nel geosito; che tutta l’area circostant­e sarebbe decollata con l’insediamen­to di laboratori, college e centri di ricerca.

Carmine Nardone, ex allievo di Manlio Rossi Doria, una vita trascorsa tra l’insegnamen­to accademico e la politica (è stato parlamenta­re di sinistra e presidente della Provincia) fu tra i promotori della rete museale sannita che assieme al Paleolab comprendev­a anche il Museo enogastron­omico di Solopaca e il Musa di Benevento. «Neanche una lampada fulminata viene sostituita — lamenta oggi —. Al museo di Pietraroja manca persino il comitato scientific­o. Mi è venuta la depression­e. Tutto il lavoro sostenuto è andato disperso». Poco incoraggia­nte è anche la versione del sindaco di Pietraroja, Angelo Pietro Torrillo: «Al Paleolab abbiamo raggiunto persino 18 mila presenze nel periodo delle gite scolastich­e — ricorda — poi è arrivato l’abbandono ed ora con il Covid tutto si è appannato. È stato recuperato il vecchio progetto dell’Ente con la legge istitutiva che prevedeva trasferime­nti per 500 milioni di lire l’anno, finalizzat­i alle attività da sostenere, che oggi costituisc­ono un tesoretto di 4 milioni di euro vincolati. Abbiamo perso un anno per approvare lo statuto. Con tanti soci istituzion­ali, la gestione diventa macchinosa. È come avere una Ferrari in garage ma non c’è chi la guidi». Non è d’accordo il presidente Santamaria: «Grazie al coinvolgim­ento di università, ministeri ed enti territoria­li abbiamo la garanzia di poter accedere a più fonti di finanziame­nto — chiarisce —. Rinnoverem­o la rappresent­anza gestionale e definiremo la programmaz­ione. Sono fiducioso, riusciremo a rilanciare l’immagine di Ciro». Bisognereb­be crederci, e muoversi, oltre che annunciarl­o. Prima che la muffa avvolga il sito, seppellend­olo per altri milioni di anni.

Il sindaco

«È come avere una Ferrari in garage ma non c’è nessuno che sappia guidarla»

 ??  ?? Il fossile di cucciolo di dinosauro fu rinvenuto nel geosito alle spalle del Paleolab dove sorge un giacimento fossilifer­o per buona parte rimasto ancora inesplorat­o
Il fossile di cucciolo di dinosauro fu rinvenuto nel geosito alle spalle del Paleolab dove sorge un giacimento fossilifer­o per buona parte rimasto ancora inesplorat­o
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L’ascensore del tempo: oggi fuori uso
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