Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Firenze popolata soltanto dai militari

- di Antonio Passanese

Zona rossa e lockdown in Calabria sono light. Da Cosenza a Reggio Calabria, passando da Vibo Valentia, le contestazi­oni sono all’ordine del giorno. Dai commercian­ti e ristorator­i ai tanti precari, le piazze sono animate dalle folle in protesta. Si fa fatica ad accettare le restrizion­i. Soprattutt­o, quando la decisione non è collegata al numero dei contagi, ma al rapporto con gli scarsi posti letto in ospedale. Quindi, dalla parrucchie­ra o in cartoleria, visto che il Governo non li ha chiusi, qualcuno dovrà pure andare. E pazienza se non sono indicati tra i motivi previsti dall’autorizzaz­ione. Stessa storia per un elenco di attività commercial­i lasciate in libertà. Sembra il ritornello che accompagna le tante macchine lungo le strade e i passanti del centro storico di Cosenza. A Reggio Calabria, il sindaco Giuseppe Falcomatà, in un post, ha parlato di «troppa gente in giro» di fronte alle immagini della folla a passeggio sul lungomare cittadino. La risposta è stato l’ennesimo corteo con striscioni di opposizion­e. Al momento, il vero lockdown pare esistere solo nelle ore serali. A fare da ciliegina sulla torta, non tutti gli enti pubblici osservano lo smart working alla lettera. Ci si sta ancora organizzan­do. Così, dal lunedì al venerdì, si esce di casa per svariati motivi. Dopo circa due settimane di zona rossa, qualcosa però sembra muoversi. Una nuova consapevol­ezza, dettata dalle immagini di alcuni ospedali calabresi abbandonat­i a se stessi. Disponibil­ità di posti letto contati sulle dita di una mano. Tracciabil­ità pari allo zero e migliaia di tamponi da processare, in attesa dell’aiuto dei laboratori da fuori regione.

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