Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Reggio Calabria «vive» sul lungomare
AMilano il lockdown «leggero» sembra fin troppo «leggero». Tutti in fila sì. Tutti a distanza di sicurezza. Tutti con la mascherina. Diligenti e ordinati? Sì, ma troppi. In strada ci sono tantissime persone e passeggiano ben oltre l’orario di chiusura di bar e negozi autorizzati fissata alle 18. Ben oltre tutte le scuse possibili: lavoro, visita a familiare disabile, passeggio del cane, attività visita, spesa al supermercato. Nel capoluogo lombardo i controlli delle forze dell’ordine non sono asfissianti, a tratti assolutamente inesistenti. Tutto differente rispetto al primo lockdown. Da quando è scattata la chiusura (il 5 novembre) in giro è cambiato poco: hanno chiuso i luoghi della movida, i ristoranti e i bar, negozi di abbigliamento, ma in molti si riversano comunque per le strade del centro, tutti con autocertificazione. Lontani dal centro le cose vanno anche peggio: a
Gorla, Precotto, Bicocca nei parchi urbani ragazzi continuano a giocare a calcio e basket e in alcuni casi addirittura con il pubblico. In tutti i parchi della città ci sono persone in giro chi in tuta, chi con il cane, chi con un bimbo e chi tranquillamente mano nella mano con il partner. Controlli severi ai supermercati, alle stazioni e nelle metropolitane che restano semideserte. Ai bar si consuma all’esterno ma non lontano dall’ingresso (cosa vietata) e i veri affari li stanno facendo i negozi gestiti da cinesi (quelli fuori dal centro) che continuano a vendere indisturbati tutto: ci sono nastri rossi davanti agli scaffali dove non si potrebbe accedere ma i carrelli si riempiono e gli incassi aumentano: alla faccia di chi resta chiuso e patisce la crisi.