Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Maggioranza cercasi in piena pandemia
Processo a Bassolino, parlano gli avvocati della difesa
La sua onesta analisi gli fa onore ma avvilisce chi quelle accuse le ha subite
” Botti L’aggressione investigativa fu avviata da Cordova ma il lavoro non fu poi bloccato
” Fusco
Ho sempre ammirato e stimato Lepore per aver sanato la gestione di chi l’ha preceduto
«Il lucido ed onesto riconoscimento
NAPOLI dei suoi errori da parte dell’ex procuratore Lepore — un uomo perbene, un magistrato dal tratto cordiale, con la porta dell’ufficio sempre aperta — gli fa onore, ma è un ravvedimento postumo, tristemente tardivo, che amareggia, anzi avvilisce, profondamente chi quelle accuse le ha subite e sofferte per oltre 10 anni. Perché non hanno segnato soltanto il percorso politico di Bassolino, ma hanno travolto famiglie, stroncato carriere, distrutto la vita di decine di imputati, messi alla gogna come gli artefici di un disastro, che aveva ben altri responsabili».
Commenta così l’intervista di Lepore al Corriere del Mezzogiorno l’avvocato Luigi Tuccillo, che faceva parte del collegio difensivo al processo per le presunte irregolarità nella gestione del ciclo dei rifiuti: un processo lungo ed estenuante che si concluse nel 2013 con l’assoluzione di tutti gli imputati. Tuccillo assisteva l’ex manager del gruppo Impregilo Armando Cattaneo, «un manager di un rigore e di una correttezza assoluti, anche lui assolto in tutti i processi istruiti per quelle vicende, inevitabilmente anche a suo carico. Per questi processi — che hanno richiesto dibattimenti durati decenni ed ai quali apprendiamo che non credeva neppure lo stesso procuratore, perché taluni solo funzionali a servire “da sprone” per i sindaci — fu messo alla porta dalla sua azienda ; oggi è un pensionato a cui nessuno ha mai chiesto scusa».
L’avvocato Claudio Botti è invece il penalista che ha difeso Antonio Bassolino nei primi procedimenti a suo carico, avviati da Agostino Cordova, predecessore di Lepore, quando il politico era ancora sindaco di Napoli. Alcuni episodi controversi della gestione Lepore, ritiene, si spiegano proprio con il comportamento del precedente procuratore. «L’aggressione investigativa nei confronti di Bassolino fu avviata da Cordova, con indagini poi finite nel nulla: penso al peculato per l’uso dei telefoni cellulari e all’abuso di ufficio per l’emissione dei Boc (Buoni ordinari comunali)». All’epoca Botti era anche il presidente della Camera penale e, quando alcuni politici del centro destra insinuarono che dietro il «libro bianco» degli avvocati contro Cordova ci fosse proprio Bassolino, decise di rinunciare alla sua difesa per non lasciarsi strumentalizzare. «Cordova — ricorda Botti — aveva una gestione verticistica dell’Ufficio e attuava un controllo rigoroso sull’attività dei sostituti. Lepore fu scelto proprio perché aveva un approccio profondamente diverso: era duttile, di mentalità più aperta e stava meno col fiato sul collo dei sostituti. Questo spiega l’avvio di indagini che il procuratore magari non condivideva, ma che non ha voluto bloccare per non creare altre tensioni all’interno dell’Ufficio». Quanto all’ipotesi di epidemia colposa formulata dalla Procura per spingere i sindaci a rimuovere i cumuli di rifiuti dalle strade, per Botti si spiega con l’entrata in vigore del nuovo codice di procedura penale, che «ha creato dei super pm i quali spesso ritengono di dover supplire alle inefficienze della pubblica amministrazione».
L’avvocato Peppino Fusco, che assieme a Massimo Krogh ha difeso Bassolino, sottolinea di essere « un ammiratore ed estimatore di Lepore, anche per il merito di aver sanato la devastante gestione del suo predecessore». Tuttavia, precisa, «non credo rientri nelle funzioni delle Procure “spingere i sindaci ad intervenire” attraverso indagini e richieste di processo». Nel caso dell’epidemia, la prova era fondata soltanto su una costosa consulenza che si era limitata a verificare la maggiore o minore vendita di alcuni presidi medicali presso le farmacie. Bassolino fu assolto dal gup, ma ben 20 sindaci, compresa la Iervolino, dovettero affrontare il dibattimento».