Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Quando la solidarietà è davvero tardiva
«L’inchiesta sulla gestione
NAPOLI dei rifiuti in cui fu imputato Antonio Bassolino non fu coordinata da me, come dice Lepore, ma da un altro aggiunto. Quando arrivai alla Procura di Napoli l’indagine era già conclusa e non svolsi alcun ruolo in merito. Mi piace tuttavia sottolineare che Bassolino nella complessa vicenda giudiziaria ha sempre rispettato il lavoro dell’autorità giudiziaria e ha ritenuto, correttamente, di difendersi esclusivamente nei processi». Aldo De Chiara, per anni procuratore aggiunto della sezione Urbanistica e Reati ambientali, interviene nel dibattito aperto dall’intervista rilasciata da Giovandomenico Lepore al
Corriere all’indomani della diciannovesima assoluzione dell’ex governatore.
«In dibattimento — ricorda De Chiara — l’Ufficio fu rappresentato da due sostituti che conclusero secondo il loro libero convincimento, come previsto dal codice di rito. Nel corso del processo vistai una contestazione suppletiva, mi pare, relativa ad una ipotesi di abuso in atti di ufficio. Il Tribunale deliberò assoluzioni e qualche prescrizione. Se non ricordo male (nelle more andai a Salerno come avvocato generale) vi fu appello anche avverso le prescrizioni che, però, non fu condiviso dalla Corte».
Molti anni dopo quelle vicende, Lepore ha ammesso nell’intervista che probabilmente la Procura sbagliò strategia: anziché aprire tanti fascicoli, avrebbe dovuto concentrarsi su meno elementi, ma più sicuri e più facili da dimostrare in Tribunale.
«È facile ex post esprimere valutazioni critiche — commenta De Chiara —; il pubblico ministero si muove sulla base di elementi che possono essere confermati o sviliti dai successivi sviluppi investigativi. Riguardo agli stralci (relativi ad altre inchieste sempre in materia di rifiuti) approdati alla Procura di Roma si prende atto che ci sono stati sviluppi positivi. Osservo, però, che se i procedimenti fossero rimasti presso la Procura partenopea, si sarebbe giunti verosimilmente alle medesime conclusioni».
Come Lepore, De Chiara ammette che quella stagione fu difficile anche nelle stanze della Procura: «Non nego che su alcune indagini a carico di personaggi publici inquisiti per reati ambientali ci siano state divergenze, peraltro fisiologiche, con il procuratore: ma Lepore ebbe, in base alla legge vigente, la possibilità di imporre il proprio punto di vista».
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È facile ex post esprimere valutazioni critiche, il lavoro del pm cambia
Lepore ebbe la possibilità di imporre il proprio punto di vista