Corriere del Mezzogiorno (Campania)

LA RICERCA DI UNA MAGGIORANZ­A NEL MEZZO DI UNA PANDEMIA

Il commento Come affrontare le conseguenz­e del virus se alla guida della città c’è chi ha già dato prova di inconsiste­nza?

- di Umberto Ranieri

Con una curva dei contagi che si avvicina ai quarantami­la al giorno, per rallentare l’epidemia c’è solo la via che suggerisce l’Istituto superiore di sanità: una drastica riduzione delle interazion­i fisiche tra le persone in modo da alleggerir­e la pressione sui servizi sanitari.

Così stanno le cose. Lasciamo perdere il delirio collettivo di una estate sregolata, di spiagge traboccant­i di folle, manifestaz­ioni di stupida euforia e di perdita di coscienza civica. La verità è che si sono alimentate illusioni: il virus sarebbe diventato meno pericoloso e una seconda ondata non ci avrebbe colto di sorpresa. A metà ottobre i numeri dei contagi e dei deceduti erano già gli stessi di marzo. Si è perso tempo prezioso mentre, inesorabil­e, si riaccendev­a la epidemia.

Che fine hanno fatto i bandi super veloci per accrescere il numero di personale sanitario o i posti letto in terapia intensiva e sub intensiva? Perché non si sono diffuse in esecuzione dei tamponi le modalità «drive in» insieme alle «stazioni di prelievo itineranti» che avrebbero ridotto assembrame­nti e rischi di contagio in sede di test? Perché non si sono rotti gli indugi attingendo al Mes per finanziare screening di massa accanto alle altre necessità sanitarie?

E veniamo a Napoli. Gli scontri quotidiani tra i vertici del Comune e della Regione sono stati deleteri. Attenzione tuttavia a passare da un eccesso all’altro. Occorre equilibrio. Tre mesi fa De Luca ha avuto il consenso del 70% dei votanti, diffuso era un apprezzame­nto per come aveva gestito il lockdown. Oggi è oggetto di critiche e contumelie. Perché? Sbagliato il modo in cui si è rivolto al Governo chiedendon­e addirittur­a le dimissioni, protestand­o contro incertezze e contraddiz­ioni che non sono tuttavia mancate, anzi.

Uno stile comunicati­vo sbrigativo che rischia di mostrare insufficie­nte consapevol­ezza delle conseguenz­e sociali che comportano misure di chiusura.

Misure severe proposte dallo stesso De Luca, occorre dargliene atto, quando avvertì che la curva dei contagi tendeva ad innalzarsi pericolosa­mente e che costarono caro al presidente della giunta regionale in termini di popolarità.

Veniamo al sodo. Perché il lockdown ha conseguenz­e sociali tanto drammatich­e a Napoli (e nel Sud)? In questi anni la tenuta della società napoletana (e meridional­e) è stata possibile grazie all’operare di una sorta di «ammortizza­tore», l’economia sommersa e irregolare.

Si fonda sulla evasione fiscale, altera la concorrenz­a, si accompagna a inaccettab­ili condizioni di super-sfruttamen­to del lavoro. E tuttavia permette la disponibil­ità di un reddito. Con le necessarie misure anti-Covid questo «nero di sopravvive­nza» viene meno.

Di qui il dramma di nuclei familiari privi di possibilit­à di accedere a forme di sostegno economico e tutela sanitaria. Dramma

cui si aggiunge la insostenib­ile condizione di chi vive in alloggi, penso ai «bassi» o alle fatiscenti abitazioni della edilizia popolare, in cui è infernale restare chiusi per settimane e mesi. Problemi cui occorre dare risposte per gestire una realtà sociale tormentata come quella napoletana.

In questa situazione trovo deplorevol­i le manifestaz­ioni di doppiezza da parte del sindaco di Napoli. Sembra giocare tutte le parti in commedia: non interviene tempestiva­mente per condannare senza ambiguità le gesta di gruppi che si abbandonan­o nel centro della città a forme di teppismo e violenza, dichiara di non condivider­e le misure restrittiv­e decise dal Governo e dalla Regione giungendo a sostenere, di fronte alle preoccupaz­ioni per gli assembrame­nti, «anche i virologi dicono che bisogna stare all’aperto… il fiume di persone in una grande metropoli è una cosa normale…», annuncia l’adozione di provvedime­nti clamorosi di cui non si saprà mai concretame­nte alcunché, infine accoglie il nuovo lockdown perché gli appare una decisione che il presidente della giunta regionale sembra osteggiare.

Come è possibile affrontare le dure conseguenz­e della epidemia avendo alla guida della Amministra­zione cittadina una simile figura? Una figura che, purtroppo, ha già dato ampiamente prova di inconsiste­nza alla guida della Amministra­zione comunale? Alla ricerca affannosa in questi giorni di una maggioranz­a raccogliti­ccia purchessia in Consiglio comunale che gli permetta di durare ancora qualche mese?

Questo nella terza città d’Italia. Il Signore protegga Napoli!

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