Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Istituzioni messe alla prova dallo stato di eccezione
Studi storici, si inaugura domani il nuovo anno accademico con una riflessione molto attuale
L’Istituto italiano per gli studi storici inaugura domani alle 16.30 il nuovo anno accademico; introduzione di Natalino Irti, prolusione di Carlo Galli. Sabato alle 10 tavola rotonda. Diretta streaming sul canale YouTube dell’Istituto.
Nel discorso inaugurale di questo Istituto, pronunciato il 16 febbraio 1947, Benedetto Croce precisò e definì «Il concetto moderno della storia». Non ancora rimarginate erano le ferite della guerra; non ancora rimosse le rovine delle nostre città; non ancora asciugato il pianto per gli innumerevoli lutti. Eppure la parola del filosofo suonò energica e incitatrice: ascoltiamola: «… e così il lavoro deve proseguire, nonostante le aspre difficoltà dei tempi, superando lo scoraggiamento che talora minaccia, fidando che, quali che siano per essere le traversie che possono frapporsi, il lavoro che si esegue, perché è un buon lavoro, non perirà e porgerà sempre un precedente, un punto d’appoggio e un aiuto agli spiriti ben disposti, che lo ripiglieranno anche dopo un’eventuale interruzione».
Questo è l’insegnamento, a cui ci ispiriamo nell’inaugurare domani l’anno accademico 2020 – 2021. Alle «aspre difficoltà» degli ultimi mesi abbiamo risposto con ferma e fiduciosa volontà: osservando le prescrizioni sanitarie, tutelando l’integrità fisica di tutti i collaboratori, introducendo opportune misure economiche.
Un pensiero ci ha dominato e orientato: proseguire nell’opera di scelta e accoglienza dei giovani talenti e nell’attuazione dei programmi di studî. Il nostro animo si è sempre volto ai «borsisti», ai quali è stata offerta, in vario modo, la garanzia della continuità e la fruizione delle nostre strutture.
Concorde ed unanime è stato questo impegno: forse mai, nei venti anni o poco meno di presidenza, ho avvertito il partecipe consenso di tutti gli organi e collaboratori dell’Istituto. Dal Consiglio di amministrazione, che può giovarsi del prezioso contributo di Roberto Giordano, custode di stabilità e rigore finanziario, alla segretaria generale Marta Herling, la quale, con scrupolo quotidiano, ha assicurato la continuità funzionale dell’Istituto. Taccio altri nomi, che sono tutti presenti nella profonda memoria e gratitudine del mio animo.
E poiché i tempi, anche i nostri ardui e difficili tempi, vanno compresi nella lor propria fisionomia e caratteristica, e, per dir così, tradotti nelle forme del pensiero, tema della prolusione, affidata a uno studioso illustre come Carlo Galli, è lo «stato d’eccezione», cioè il momento in cui la normalità si interrompe e i problemi della convivenza chiedono immediata risposta. Allora è messa alla prova l’energia delle istituzioni vigenti, si aprono periodi di sospensione, crollano ordini di competenze, si creano nuovi organi che provvedono ai casi inattesi, si divisano riforme costituzionali. Da quando, nell’ormai lontano 1922, il grande giurista tedesco Carl Schmitt ha aperto una sua pagina con la tagliente definizione «Sovrano è chi decide sullo stato di eccezione», il tema ci accompagna in ogni svolta storica e in quella situazione estrema, dove sembra che il diritto vigente resti silenzioso o ambiguo e tuttavia occorre una decisione. All’approfondimento del medesimo tema è destinata la tavola rotonda di dopodomani, che vedrà dialoganti i professori Cesare Mirabelli, Massimo Luciani, Mauro Orlandi.
Vorrei concludere, con un’ombra di sorriso, dicendo che l’odierno stato d’eccezione viene attraversato dal nostro Istituto senza rotture o nomine di commissarî, ma nella piena continuità dei proprî organi statutarî. È sempre il modo per «proseguire» sulla strada aperta da Benedetto Croce nel 1947.