Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Ilaria Capua: l’era post Covid comincerà in primavera Ma serve un cambiamento
Parla la scienziata di origini napoletane: stiamo vivendo un’esperienza che nessuno avrebbe mai potuto creare in laboratorio: fermare il mondo
L’epoca post Covid inizierà nella primavera del 2021, con il vaccino e con il calo del picco epidemico». É il parere autorevole di Ilaria Capua. «La sensazione di pericolo — ha aggiunto — ci abbandonerà ma bisogna cercare la quadra per un nuovo stile di vita. Dovremo pensare a città più resilienti, le persone devono sentirsi protagoniste del cambiamento».
«La pandemia è un fenomeno trasformazionale ovvero sta trasformando le nostre vite e continuerà a farlo. Se saltano gli equilibri e sistemi finora esistenti questo vuol dire che poi non potranno più funzionare in maniera analoga al passato. In pratica, siamo a un punto zero».
Il monito è di Ilaria Capua, uno dei volti noti, tra gli scienziati, che in questi mesi siamo abituati ad ascoltare in tv. Autorevole e rigorosa, ma anche abile nella divulgazione, la scienziata di origini napoletane sarà tra gli ospiti di «Futuro remoto» per parlare di «salute circolare», un concetto che le è caro e sul quale ha scritto lo scorso anno un libro, in epoca pre-pandemica, anticipando temi oggi di stretta attualità.
Professoressa Capua, cosa dobbiamo imparare da questa tragedia?
«Stiamo vivendo un’esperienza che nessuno scienziato avrebbe mai potuto creare in laboratorio: ovvero fermare il mondo. Ne possiamo dedurre che la nostra mobilità va ripensata e che la salute è interconnessa allo stile di vita. Così come il nostro paese è interconnesso agli altri paesi e al regno animale e così come quello che mangiamo, quello che facciamo è connesso a quello che siamo, alla materia di cui siamo fatti.
Ora bisogna aprire a un nuovo capitolo di pensiero. L’economia circolare è una progettualità importante, è il caso quindi di guardare anche alla salute come sistema integrato, circolare. Vanno ripensati i meccanismi per migliorarla».
Il suo libro «Salute circolare. Una rivoluzione necessaria» è del 2019. Ma appare quanto mai attuale.
«È evidente che il modello preesistente non ha funzionato. Adesso è chiaro che non ci sono soluzioni facili, ma abbiamo il dovere di cercarle. Su questo piano ho molta fiducia nei napoletani, sono pieni di iniziative, tra gli italiani sono quelli che dovrebbero mettersi maggiormente in gioco».
Ma quando potremo guardare al futuro lasciandoci alle spalle la pandemia?
«L’epoca post Covid inizierà nella primavera del 2021, con il vaccino e con il calo del picco epidemico. Verso l’estate avremo una nuova normalità. La sensazione di pericolo ci abbandonerà ma non possiamo pensare, ad esempio, di tornare a viaggiare come prima, inquinando l’ambiente magari per un week end in un parco giochi dall’altra parte del mondo. Si dovrebbe invece iniziare a riflettere sul concetto di salute circolare. La salute non la fanno solo i medici. Noi abbiamo un paese pieno di talento, di risorse agroalimentari, di scuole: bisogna cercare la quadra per un nuovo modello, un nuovo stile di vita. Il Covid ci sta mostrando che la salute va gestita anche fuori dagli ospedali. Quindi dovremo pensare a città più resilienti, a modi per coinvolgere le persone e farle sentire protagoniste del cambiamento».
Eppure quest’estate tutti siamo tornati in gran fretta alla vita di prima...
«Molti vogliono tornare a dove eravamo prima. Ma noi siamo granellini in un ecosistema planetario che sta cambiando, il singolo non si può di certo opporre. La pandemia ci dà la direzione, ci indica le cose da abbandonare, i percorsi su cui investire. Bisogna usare questo periodo di buio, per esempio Napoli potrebbe diventare la città più bella del mondo e attirare turisti da ogni dove, ma in modo differente dal passato. Dipende da tutti noi».
Davvero i cittadini possono influire sul cambiamento?
«Ciascuno può fare il suo passetto. A fronte di così tanto dolore e di così tanta tristezza i singoli devono metterci il proprio impegno. L’umanità ce l’ha sempre fatta a uscire dalle pandemie. Ora però è il momento di cambiare, affinché non si ripresentino gli stessi problemi a breve. Ad esempio, usiamo in maniera intelligente i fondi che arriveranno».
Napoli in una prima fase si è sentita immune...
«Pandemia significa che tutta la popolazione è implicata. Chi gliel’ha detto ai napoletani che sarebbero stati immuni? Il punto è che la pandemia porta con sé energia distruttiva e generativa al tempo stesso. Se non ci mettiamo a lavorare ora sul futuro quando lo faremo? E dobbiamo farlo tutti insieme. Deve essere un momento di forte unità nazionale: veneti, piemontesi, campani... tutti diversi ma tutti insieme. Non servono campanilismi. E di certo non ci possiamo permettere un’altra pandemia. La natura è il nostro sacco amniotico e l’abbiamo preso a calci. È il momento di smettere».
Infine, c’è un lavoro al quale tiene in particolare?
«Sì, un libro per bambini in età prescolare, vittime silenziose di questa emergenza. Si intitola “Ti conosco, mascherina” ed è un libro gioco per spiegare che dalla crisi si esce insieme. Spero che le poche parole di questo libro possano avere un impatto sulla salute pubblica maggiore di tutti i miei studi».
Stili di vita La sensazione di pericolo ci lascerà ma non possiamo pensare di tornare a viaggiare come prima
La salute circolare Il Covid ci sta mostrando che la salute va gestita anche fuori dagli ospedali E dipende da noi
Gli effetti
La pandemia porta con sé energia distruttiva e generativa. Tutti insieme dobbiamo lavorare sul futuro