Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Pochi alla Sanità, in fila al Vomero La campanella non suona per tutti
Un solo bambino tra i banchi di prima al 17esimo circolo Angiulli mentre alla Vanvitelli le lezioni sono riprese quasi normalmente
NAPOLI Riaprono le scuole, almeno per i bimbi dell’infanzia e del primo anno di primaria, ma come spesso accade la città è divisa a metà. Esistono due Napoli.
Scarsa, per non dire quasi nulla, la presenza dei piccoli alunni nella zona del centro antico, con numeri pari allo zero in alcuni istituti; afflussi normali, invece, nella parte collinare con dati e statistiche quasi da pre Covid. «All’appello — spiega Vincenzo Varriale, dirigente scolastico del 17 circolo Andrea Angiulli del Rione Sanità — hanno risposto 5 alunni dell’infanzia su 165 iscritti e 1 della primaria su un totale di circa 70. Avevamo avuto già il sentore che ci sarebbero stati pochi bambini questa mattina (ieri, ndr), alcune mamme ci avevano chiesto di proseguire con la didattica a distanza, ma non ci sono motivi per non tornare in presenza, il corpo docenti e il personale tutto è al completo, adottiamo tutte le precauzioni dettate dai protocolli e i bambini sono al sicuro».
Percentuali di presenza vicino allo zero, dunque, il ritorno in classe nella zona del centro città non è stato un gran successo. A prevalere è stata la paura di un possibile contagio «anche se qui c’è da fare un’analisi anche più approfondita — prosegue Vincenzo Varriale — legata a situazioni familiari sulla gestione dei figli. Un rientro scaglionato e incerto nella tempistica verosimilmente non aiuta l’utenza , chiamata a dividersi tra bambini da accompagnare a scuola ed altri da gestire a casa per consentire la partecipazione alla didattica a distanza, visto che le porte della scuola si aprivano oggi solo per gli alunni delle classi prime della scuola primaria e non per tutte le altre. Discorso a parte merita l’infanzia, la cui presenza , si sa, non è obbligatoria. Non ne farei solo una questione di paura, anche se non ci dimentichiamo che fino a qualche settimana fa il quartiere Stella era considerato zona rossa per l’elevato numero di contagi». Ad ogni modo c’è stata anche un po’ di confusione sulla riapertura o meno delle scuole dettata dal rimpallo di responsabilità sulla decisione finale. «Nei fatti — prosegue Varriale — l’ordinanza regionale 92 ha generato poca chiarezza soprattutto per i non addetti ai lavori , lasciando in qualche modo intendere che il dirigente scolastico possa in qualche modo autonomamente decidere della non apertura della scuola e del proseguimento della didattica a distanza. Prerogativa quest’ultima propria dei decisori politici. Solo nei prossimi giorni si capirà dunque se il provvedimento di riapertura delle scuole in Campania, sia stato un successo o un’opportunità mancata».
E se al centro città c’è già nostalgia per la Dad, tanto che alcuni genitori stanno lanciando una petizione online per chiedere il ritorno alle lezioni solo ed esclusivamente da remoto, nella parte alta, quella collinare, poche defezioni e tanti bimbi tra i banchi. «È stato come un giorno normale di scuola — spiega Ida Franciosi, dirigente scolastico del 36esimo circolo didattico Luigi Vanvitelli, del quartiere Vomero —. Nello stesso periodo dello scorso anno avevamo più o meno lo stesso numero di assenze». Qui, su 165 iscritti alla prima classe delle elementari, ne erano presenti 140, mentre su 220 dell’infanzia, il vecchio asilo, ce ne erano 150. «C’era grande voglia di tornare tra i banchi — prosegue Ida Franciosi — sia da parte del personale docente che dei bambini e delle loro famiglie. È una situazione particolare che mai avremmo immaginato di affrontare. C’è da chiarire che per i bambini delle classi prime che non vengono a scuola sarà segnata l’assenza, che poi dovrà essere giustificata. Se la scuola è aperta, si viene a scuola. Ecco, su questo è importante fare chiarezza. Non è possibile un tipo di didattica mista, la scuola o si fa a distanza o in presenza». Differenze evidenti spiegate dai numeri della Napoli a due facce, dove da una parte si fanno ricorsi al Tar per riaprire le scuole e dall’altra si raccolgono firme per chiedere il prosieguo della didattica a distanza. A essere d’accordo sono solo i piccoli alunni, tutti desiderosi di tornare a scuola per imparare, conoscere e confrontarsi.