Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Nel Fiano «Elle» le anime di Lapio
Un progetto dedicato in via esclusiva al fiano, il secondo più importante vitigno autoctono a bacca bianca italiano. Il primo? Resta il verdicchio. Più indietro, vermentino, friulano, carricante. Ha, naturalmente, il suo epicentro nel comune di Lapio, la culla della vitis apiana. E si articola in tre cru, elaborati da uve di tre siti diversi (le contrade Verzare,
Saudoni, Arianiello) e da un blend che riunisce le tre anime. Quest’ultimo vino si chama Elle, da Lapio, ed è figlio, come gli altri tre in commercio, del millesimo d’esordio, cioè il 2018. Non è stata un’annata facile, non sarà probabilmente ricordata negli annali. Ma proprio per questo va attribuito merito al lavoro del winemaker Vincenzo Mercurio, incaricato dalla produttrice Laura De Vito e dal marito Carmine De Maria della supervisione degli aspetti tecnici. Il suo colore è paglierino carico ed accenna la virata verso nuances dorate. Limpido, di media consistenza. Il naso è pieno, ricco di dettagli. Prevalenti i sentori floreali (tiglio), le note tostate, gli agrumi. La frutta (mela golden e pera) restano per il momento un passo indietro. Comunque un bell’impasto aromatico. Di medio corpo, in bocca non riesce istantaneamente a distendersi. Freschezza e mineralità sembrano prevalere sulla morbidezza. Ma alla fine si riveleranno alleate preziose nel tempo. Il sorso acquista progressivamente piacevolezza e si prolunga in un finale abbastanza lungo, caratterizzato da rinfrescanti ricordi di agrumi. Un bianco di territorio, che si colloca senza dubbio alcuno nella fascia alta dei Fiano di Avellino, popolata da nomi già affermati da decenni. Sono curioso di assaggiarlo di nuovo tra qualche anno, così come sono impaziente di provare il successore, della più generosa vendemmia del 2019. Ma, a quanto pare, non se ne parlerà prima di marzo. Alzo il calice al nuovo anno, consigliando l’abbinamento con l’insalata di pesce bianco e agrumi. Buon 2021, amici lettori.