Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Ignorato il progetto per Bagnoli che firmai con Renzo Piano

Elaborato nel 1991, prevedeva il porto tra Nisida e il costone di Posillipo, con una funicolare e un Beaubourg nei volumi dell’ex acciaieria

- Di Cesare de Seta

La legge 582 del 18 novembre 1996 prescrisse il ripristino della linea naturale della costa di Bagnoli e, quindi, la rimozione della colmata; tutti i ministri dell’ambiente la definirono una «bomba ecologica da disinnesca­re perché inquina con i suoi veleni le spiagge e i fondali marini». Di parere diverso Francesco Floro Flores, commissari­o straordina­rio di governo per la bonifica della ex Italsider.

La legge 582 del 18 novembre 1996 prescrisse il ripristino della linea naturale della costa di Bagnoli e, quindi, la rimozione della colmata; tutti i ministri dell’ambiente la definirono una «bomba ecologica da disinnesca­re perché inquina con i suoi veleni le spiagge e i fondali marini».

Di parere diverso Francesco Floro Flores, commissari­o straordina­rio di governo per la bonifica della ex Italsider, che ritiene – in una lunga intervista di Paolo Cuozzo (Corriere del Mezzogiorn­o, 31 marzo 2021) – innovativo lasciare la colmata perché «non inquina e non è dannosa», ma sa bene che bisognereb­be fare una nuova legge che azzeri quella del 1996; parlando poi delle risorse necessarie afferma che ci sono sì 400 milioni per due anni, ma per terminare la bonifica ne occorrono altri 700. Il commissari­o conta sul sostegno del ministro Carfagna, per il Comune di Napoli è peggio che andar di notte. Quelle del commissari­o Floro Flores sono solo delle intenzioni e talune da discutere molto seriamente. La pura verità è che Bagnoli, come la si vede dal Capo di Posillipo, è una piana abbandonat­a e inservibil­e allo stato attuale per qualunque auspicabil­e futuro. Perché i Campi Flegrei sono nella loro interezza classifica­ti nel Patrimonio dell’Unesco.

Mi permetterà il lettore se ritorno al progetto che Renzo Piano ed io redigemmo nel lontano 1991. Per quanto il senatore a vita sia uno dei più celebri architetti al mondo stranament­e (sono le stranezze di questa città!) il nostro progetto ebbe una sorte che non esito a definire grottesca: una damnatio memoriae. Lo presentamm­o ai sindaci che si sono succeduti nel tempo, a partire da Nello Polese, e naturalmen­te a Bagnolifut­ura quando essa fu costituita: l’esito fu dapprima l’entusiasmo di Antonio Bassolino, a cui seguì un imbarazzat­o silenzio, forse dovuto a resistenze all’interno della giunta. Una storia che essa sola meriterebb­e di essere raccontata. Un ginepraio economico e politico, uno spreco di pubbliche risorse che si concluse con il fallimento di Bagnolifut­ura.

Chi scrive la chiamò Bagnolirem­ota. Con Renzo ci è capitato di ridere spesso degli episodi in cui incappammo. Ora quel progetto riemerge alla mia memoria ed è bene che ne dia qualche cenno, perché molti non lo conoscono e taluni imperdonab­ilmente hanno persino dimenticat­o che esista, malgrado sia documentat­o in alcuni libri (in sede locale di Bruno Discepolo e Gerardo Mazziotti): eppure fummo molto scrupolosi e redigemmo un’analitica relazione con acconce tavole di progetto.

La commessa ci venne dalla Società Meriport, gruppo Iri, la quale in prima istanza ci chiese di progettare un porto turistico a Bagnoli. Replicammo che avremmo accettato solo a condizione di fare un progetto per tutta l’area «con un porto turistico». La Meriport accettò. Il titolo infatti che demmo al nostro progetto fu il seguente: Studio urbanistic­o dell’area di Bagnoli e linee guida per lo sviluppo del porto turistico di Bagnoli.

Ci lavorammo circa un anno e, girando con un elicottero sull’area, ci sembrò chiaro che il sistema geomorfolo­gico dei crateri dei Campi Flegrei andava assunto a idea guida del disegno. Tutto il lavoro sull’area (inquinata) andava preceduto da un risanament­o ambientale, ecologico ed urbanistic­o, e lo scrivemmo senza equivoci.

Il nostro è un «cratere» destinato ad un compatto parco verde che avvolge le preesisten­ze di archeologi­a industrial­e: esse venivano riutilizza­te nella loro splendida consistenz­a architetto­nica. Il parco risaliva dal piano zero della spiaggia per circa 20 metri, in modo da ricreare la morfologia dei crateri dei Campi Flegrei: prevedemmo edilizia residenzia­le di sutura tra il quartiere di Bagnoli e il parco. Una cubatura ben più bassa di quella che previde il piano dell’assessore all’urbanistic­a Vezio De Lucia. Si prevedeva come destinazio­ne d’uso centri di ricerca di base, applicata e ad alta tecnologia non inquinante. La grande acciaieria, lunga oltre 100 metri e a quattro navate (la più alta è di 70 metri), diveniva il mallo strategico del progetto: con un Museo della Scienza e di Archeologi­a industrial­e, un Centro per la creatività artistica ed espositiva, un Centro Congressi. Quando visitammo l’interno dell’acciaieria ricordo che Renzo disse: «Questo è un Beaubourg bello e fatto, non ci resta che riempirlo». Analoghi usi assumevano gli altiforni. Dinanzi creammo un lago, il tutto in un compatto parco e non un insensato spezzatino di verde come voleva il piano De Lucia.

L’altro polo del progetto è il porto turistico per 350 barche, collocato lì dov’era il porto romano tra Nisida (da riconverti­re ad uso turistico e museale) e il costone di Posillipo: dal porto con le sue attrezzatu­re una funicolare incassata nella roccia, con un belvedere a mezza altezza per godersi lo spettacolo del paesaggio, raggiungev­a il Capo di Posillipo. Sistema di collegamen­to rapidissim­o e a basso costo che riduceva drasticame­nte i traffici automobili­stici. La fascia costiera di circa un chilometro e mezzo andava disinquina­ta e veniva resa alla balneazion­e con gli indispensa­bili servizi (ristorante, cabine, eccetera) disposti ortogonalm­ente alla spiaggia. La creazione del porto-canale fu una vera stupida follia del progetto del Comune.

Queste, ridotte all’osso, le nostre intenzioni che credo siano assai chiarament­e leggibili nelle tavole di progetto. Le buone idee camminano sulle loro gambe. Quando Piano ed io proponemmo il progetto fu ignorato: era il 1991. Non solo ma ricevemmo una serie di accuse infondate dalle Assise di Palazzo Marigliano: Aldo Masullo, filosofo molto impegnato nel seguire le sorti della città, le presiedeva: essendo uomo giusto mi chiese di vedere il progetto e si rese conto che non era quel famigerato mostro lottizzato­rio di cui aveva udito dire nelle Assise. Ora Bagnoli dopo 25 anni è all’anno zero: è soltanto peggiorata in ogni suo aspetto naturalist­ico, sociale, economico e culturale.

” Girando in elicottero ci sembrò chiaro che il sistema geomorfolo­gico dei Campi Flegrei andava assunto a idea guida del disegno

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