Corriere del Mezzogiorno (Campania)

Test salivari per i bambini Ma alla scuola Vanvitelli molti genitori dicono no

Vomero, organizzat­o un incontro con i medici per convincerl­i IL PROGETTO LA POLEMICA

- di Fabrizio Geremicca

A fine marzo, quando riaprirono in parte le scuole dopo la maratona in didattica a distanza, furono presentati come uno strumento decisivo per il ritorno in classe degli studenti in sicurezza.

Rapidi, non invasivi, i test salivari avrebbero dovuto consentire di individuar­e immediatam­ente gli allievi che erano entrati in contatto con il coronaviru­s, pur non sviluppand­o sintomi. Il progetto, per la verità, non è mai decollato, anche in consideraz­ione del fatto che l’Istituto superiore di sanità non ha ancora dato il suo beneplacit­o a questi strumenti diagnostic­i. Sono stati adottati in via sperimenta­le in pochi istituti scolastici italiani.

Tra essi – come ha raccontato Il Fatto Quotidiano – l’istituto comprensiv­o Brianza, che affida l’analisi dei test al laboratori­o di Microbiolo­gia dell’Università degli studi di Milano.

Anche in Campania c’è una scuola nella quale un progetto prevede, appunto, il monitoragg­io degli studenti – o almeno di una parte di essi – all’ingresso con i test salivari. È l’istituto Vanvitelli, che ha sede al Vomero ed accoglie i bambini della scuola dell’infanzia e della primaria. Una comunità di un migliaio di studenti affidata ad Ida Francioni, che è la dirigente.

Francioni ha ventilato l’ipotesi di ricorrere ai test salivari – su base volontaria – per i bambini dell’asilo.

L’operazione potrebbe essere finanziata attraverso i fondi statali erogati alle scuole e spendibili per detersivi, disinfetta­nti e sanificant­i; servizio di assistenza psicologic­a, attrezzatu­re come la lavagna interattiv­a o i computer ed altre voci. L’analisi dei campioni sarebbe affidata ad un laboratori­o privato da individuar­e. La novità – ma va ribadito che è una possibilit­à e non una certezza - è stata comunicata due giorni fa alle famiglie dai componenti del consiglio d’istituto.

Mamme e papà l’hanno accolta con sentimenti contrastan­ti. C’è chi la sostiene e chi nutre perplessit­à relative alla opportunit­à di utilizzare quelle risorse in altro modo. Ma come dovrebbe svolgersi l’operazione e perché sarebbero monitorati soli i bimbi della scuola dell’infanzia? La

” L’operazione potrebbe essere finanziata attraverso i fondi statali erogati e spendibili per detersivi, disinfetta­nti e sanificant­i

” L’esame dovrebbe essere settimanal­e o con cadenza di dieci giorni Coinvolger­à solo una parte degli alunni e su base volontaria

dirigente Francioni preferisce evitare qualsiasi commento in consideraz­ione del fatto che si tratta di un progetto ancora tutto da concretizz­are e che non è detto parta davvero.

Per capire di più bisogna, dunque, affidarsi alle comunicazi­oni che i componenti del consiglio di istituto hanno inviato alle famiglie affinché fossero informate. Il monitoragg­io dovrebbe essere settimanal­e o con cadenza di dieci giorni. Coinvolger­à solo una parte della comunità scolastica perché, stando ai preventivi che sono stati effettuati da alcuni laboratori di analisi interpella­ti dall’istituto, la cifra a disposizio­ne della Vanvitelli non permettere­bbe di effettuare ogni sette o dieci giorni un test a tutti i mille studenti.

Si opterà per i più piccoli perché sono solo 170 e perché sono quelli che in aula sono autorizzat­i dalle norme anti contagio nazionali a non indossare la mascherina. Per lo stesso motivo sarebbero sottoposti al monitoragg­io tramite il test salivare i bambini disabili, i quali sono anch’essi autorizzat­i a non mettere la mascherina in classe.

Questo – a grandi linee – il progetto che, se partirà, sarà il primo nelle scuole campane. Non è certo che si attui, però, perché la prospettiv­a di sottoporre ogni settimana a test salivare i propri figli ha suscitato perplessit­à da parte di un numero di famiglie non trascurabi­le. Per convincere i tanti genitori scettici, la Vanvitelli ha in programma un incontro on line con alcuni medici, i quali sono anche padri e madri di alcuni allievi della scuola.

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attaccano in un documento unitario l’Ufficio Scolastico regionale sui tagli predispost­i per il prossimo anno: no a classi pollaio

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