Corriere del Mezzogiorno (Campania)
Test salivari per i bambini Ma alla scuola Vanvitelli molti genitori dicono no
Vomero, organizzato un incontro con i medici per convincerli IL PROGETTO LA POLEMICA
A fine marzo, quando riaprirono in parte le scuole dopo la maratona in didattica a distanza, furono presentati come uno strumento decisivo per il ritorno in classe degli studenti in sicurezza.
Rapidi, non invasivi, i test salivari avrebbero dovuto consentire di individuare immediatamente gli allievi che erano entrati in contatto con il coronavirus, pur non sviluppando sintomi. Il progetto, per la verità, non è mai decollato, anche in considerazione del fatto che l’Istituto superiore di sanità non ha ancora dato il suo beneplacito a questi strumenti diagnostici. Sono stati adottati in via sperimentale in pochi istituti scolastici italiani.
Tra essi – come ha raccontato Il Fatto Quotidiano – l’istituto comprensivo Brianza, che affida l’analisi dei test al laboratorio di Microbiologia dell’Università degli studi di Milano.
Anche in Campania c’è una scuola nella quale un progetto prevede, appunto, il monitoraggio degli studenti – o almeno di una parte di essi – all’ingresso con i test salivari. È l’istituto Vanvitelli, che ha sede al Vomero ed accoglie i bambini della scuola dell’infanzia e della primaria. Una comunità di un migliaio di studenti affidata ad Ida Francioni, che è la dirigente.
Francioni ha ventilato l’ipotesi di ricorrere ai test salivari – su base volontaria – per i bambini dell’asilo.
L’operazione potrebbe essere finanziata attraverso i fondi statali erogati alle scuole e spendibili per detersivi, disinfettanti e sanificanti; servizio di assistenza psicologica, attrezzature come la lavagna interattiva o i computer ed altre voci. L’analisi dei campioni sarebbe affidata ad un laboratorio privato da individuare. La novità – ma va ribadito che è una possibilità e non una certezza - è stata comunicata due giorni fa alle famiglie dai componenti del consiglio d’istituto.
Mamme e papà l’hanno accolta con sentimenti contrastanti. C’è chi la sostiene e chi nutre perplessità relative alla opportunità di utilizzare quelle risorse in altro modo. Ma come dovrebbe svolgersi l’operazione e perché sarebbero monitorati soli i bimbi della scuola dell’infanzia? La
” L’operazione potrebbe essere finanziata attraverso i fondi statali erogati e spendibili per detersivi, disinfettanti e sanificanti
” L’esame dovrebbe essere settimanale o con cadenza di dieci giorni Coinvolgerà solo una parte degli alunni e su base volontaria
dirigente Francioni preferisce evitare qualsiasi commento in considerazione del fatto che si tratta di un progetto ancora tutto da concretizzare e che non è detto parta davvero.
Per capire di più bisogna, dunque, affidarsi alle comunicazioni che i componenti del consiglio di istituto hanno inviato alle famiglie affinché fossero informate. Il monitoraggio dovrebbe essere settimanale o con cadenza di dieci giorni. Coinvolgerà solo una parte della comunità scolastica perché, stando ai preventivi che sono stati effettuati da alcuni laboratori di analisi interpellati dall’istituto, la cifra a disposizione della Vanvitelli non permetterebbe di effettuare ogni sette o dieci giorni un test a tutti i mille studenti.
Si opterà per i più piccoli perché sono solo 170 e perché sono quelli che in aula sono autorizzati dalle norme anti contagio nazionali a non indossare la mascherina. Per lo stesso motivo sarebbero sottoposti al monitoraggio tramite il test salivare i bambini disabili, i quali sono anch’essi autorizzati a non mettere la mascherina in classe.
Questo – a grandi linee – il progetto che, se partirà, sarà il primo nelle scuole campane. Non è certo che si attui, però, perché la prospettiva di sottoporre ogni settimana a test salivare i propri figli ha suscitato perplessità da parte di un numero di famiglie non trascurabile. Per convincere i tanti genitori scettici, la Vanvitelli ha in programma un incontro on line con alcuni medici, i quali sono anche padri e madri di alcuni allievi della scuola.