Corriere del Mezzogiorno (Campania)
«Non sono alternativo a Maresca»
N on mi ritengo alternativo a Maresca o un suo competitor». Così Sergio Rastrelli, indicato Meloni come candidato sindaco.
Con Antonio Bassolino e Alessandra Clemente, il terzo candidato in campo per la corsa a sindaco di Napoli è senza dubbio Sergio Rastrelli. L’indicazione del suo nome, infatti, è stata fatta direttamente dal segretario nazionale di FdI, Giorgia Meloni. Quindi dubbi non ce ne sono. Anche se tanto nel centrosinistra quanto nel centrodestra, il tempo che passa da quando è partita questa insolita campagna elettorale — fatta a distanza per via della pandemia — non contribuisce a fare chiarezza sui nomi in campo. A sinistra aleggiano le primarie, a destra il nome di Catello Maresca, che però non ha mai detto se effettivamente accetterà di essere in campo o meno, lasciando però intendere che non vorrebbe simboli di partito. Mentre Sergio Rastrelli — figlio di Antonio Rastrelli, ex presidente di destra della Regione Campania — rivendica «con forza» le sue origini politiche e «la disponibilità perenne» per chi lo ha indicato, «che mi permette — spiega — di non darmi un termine per aspettare gli eventi».
Senza porre condizioni?
«Assolutamente. E sono onorato del fatto di essere oggetto di attenzione da parte di leader nazionali del centrodestra. L’unica condizione che ho posto è che il mio nome non sia in alcun modo divisivo, ma espressione di tutto il centrodestra».
Quindi, i simboli di partito, lei li vuole a sostegno?
«Certo, ovvio. Non dimentico la mia storia personale e familiare. La mia estrazione è chiarissima. Come non dimentico che alle scorse regionali ho avuto la richiesta di candidarmi capolista, tanto dalla Lega che da Forza Italia».
Finora lei è l’unico a rivendicare un’appartenenza e a chiedere un sostegno ben preciso di una parte politica, mentre la corsa di tutti sembra essere quella ad accattivarsi il mondo civico e a scrollarsi casacche dei partiti di dosso.
«Anch’io, formalmente, non sono un politico di professione. Ma da avvocato sono stato scelto anche come modo per guardare al mondo delle professioni. La mia è però senza dubbio una forma di civismo identitario, dove il primato della politica va riconosciuto sempre e comunque e non come si fa a sinistra».
In che senso?
«Mi amareggia osservare questa corsa alla spoliazione dell’identità politica, è stucchevole e mortificante».
A chi si riferisce?
«Vedo che Bassolino, sicuramente un nome importante che eleva il livello della campagna elettorale, si propone come candidato malgrado il partito del quale è espressione storica che ha contribuito a fondare. E dice: “spero che il Pd mi appoggi”. Ma come è possibile? Eppoi c’è la Clemente che è senza partito, espressione della scelta autonoma fatta dal sindaco. Infine ci sono altre autocandidature che si definiscono civiche».
Loro però non sono candidature del centrosinistra, anche se da li provengono, quindi non devono dar conto a nessuno se e quando decidono di scendere in campo?
«Però la stessa cosa vale per gli altri. Si parla ad esempio di
Manfredi per Pd-M5s e De Luca. Per carità, figura autorevolissima ma comunque espressione di partiti confliggenti che hanno come comune denominatore quello di apparire neutri rispetto alla rivendicazione della propria storia e della propria appartenenza».
Ma se il centrodestra puntasse su Maresca lei farebbe un passo indietro?
«Io non dovrei fare alcun passi indietro perché non ho mai fatto un passo avanti, cioè il mio nome è stato indicato da Giorgia Meloni. La garanzia che si arrivi alla decisione migliore è data comunque dal fatto che al candidatura a Napoli passa dai leader nazionali. E se alla fine si valuta che Maresca sia la persona più idonea a rappresentare un certo mondo o una certa identità, ne prenderei atto».
Non pensa però che stia passando troppo tempo prima che Maresca sciolga la riserva?
«Il problema non me lo pongo. Io non mi ritengo alternativo a Maresca o un suo competitor. Ritengo che qualunque energia nuova sia un potenziale valore aggiunto, non mi curo dei tempi e delle scelte altrui. Ricordo però a me stesso che la politica è anche espressione di coraggio. E il coraggio si dimostra anche con la scelte».
Però il tempo passa e il centrodestra, che a Napoli non governa dai tempi di Lauro, deve recuperare.
«È un rischio oggettivo. Ogni giorno che passa è potenzialmente un giorno perduto. Anche perché l’occasione di rivincita è troppo ghiotta, tanto per il centrodestra che per la città. E prima si arriva al candidato della nostra coalizione, meglio sarà per Napoli. Quando il centrodestra è stato unito, a Napoli è arrivato a 19 consiglieri con Almirante candidato e con Mussolini al ballottaggio».
Non dimentico le mie origini e la mia collocazione politica che rivendico
L’unica condizione è che il mio nome non sia divisivo ma espressione unitaria
È meglio decidere senza attendere altro tempo, insieme possiamo farcela